Liceo impossibile a San Miniato: la provincia spiega perché foto

“Si può fare tutto però bisogno decidere. O si sceglie di fare una scuola da 300, 400 studenti al massimo, oppure lì il liceo non ci può stare: se vogliamo una scuola che non sia la succursale del Cattaneo deve esserci lo spazio per almeno 600 ragazzi”. L’ingegnere Genoveffa Carluccio, dirigente all’edilizia scolastica della provincia di Pisa, va dritta al cuore del problema invitando San Miniato e i sanminiatesi, senza giri di parole, a fare i conti con le norme e con la realtà.

Il tema, infatti, è stato al centro della seconda consulta monotematica convocata questo pomeriggio (28 febbraio) nell’Aula Pacis del complesso di San Domenico. Un’occasione per trattare la questione del liceo e del polo scolastico sanminiatese con i dirigenti della provincia Giovanni Viale e Genoveffa Carluccio, insieme ai tecnici dello studio Archea e agli amministratori comunali. Numerose le domande che hanno aperto l’incontro, attraverso l’intervento della presidente del Comitato polo scolastico, Raffaelle Mallamaci, che ha chiesto conto di tutte le scelte fatte dalla Provincia dal 2007 in poi: a partire dallo studio che ha dato il via al primo trasferimento a San Donato fino al crollo della facciata al Cattaneo, passando per la scelta di acquistare la sede dell’interporto, nel 2009, per oltre 7 milioni di euro. Sotto accusa anche la necessità di spazio stimata per il nuovo liceo, pari a 25mila metri quadri, che di fatto basta da sola a togliere dal gioco ogni ipotesi di un ritorno del liceo nel capoluogo. “Questi 25mila metri valgono solo per il nuovo – ha detto un cittadino -. Ma se si ristruttura l’esistente questo parametro non regge”.

Nell’ex Marconi solo una succursale del Cattaneo
“Non funziona così – ha replicato l’ingegnere Carluccio – Che siano scuole nuove o ristrutturate bisogna adeguarsi alle norme che ci sono in questo momento. Noi pensiamo di fare una scuola nuova con un numero di studenti adeguati. Non dimentichiamo che il vecchio Marconi in via Catena aveva 400 studenti perché era diverso su tre plessi: c’erano anche le due sedi distaccate del Carducci e del Falchi a Montopoli. Adesso, quindi, possiamo decidere di fare una scuola che sarà una succursale del Cattaneo, ma se invece vogliamo un liceo Marconi che non sia succursale deve avere almeno 600 studenti, anche se le nuove normative potrebbero alzare il limite a 800. Quando si progetta una scuola nuova, poi, dobbiamo anche preoccuparci di avere un’area a disposizione per un’eventuale espansione. Non è che se demoliamo e ricostruiamo il Marconi possiamo metterci 600 studenti, al massimo possiamo arrivare a 300-400”.

Il vecchio edificio è destinato in ogni caso alla demolizione
Per la provincia, comunque, ogni ipotesi che preveda di mettere mano all’area dell’ex Marconi partirà sempre dalla demolizione del vecchio edificio. “Che il liceo Marconi vada demolito deve essere verificato da parte di altri consulenti – ha detto il consigliere Alessandro Niccoli -. La perizia Aice del 2007 dice che la struttura è pericolante ma non dice che va demolito. Senza dimenticare che nel 2012 era stata prevista di trovare gli spazi che mancavano al Marconi anche nell’area del parcheggio Benvenuti, che si trova nel raggio di 300 metri dalla vecchia sede”.
“Chiariamo due aspetti – ha replicato Carluccio -. Se anche supponessimo di adeguarlo, la struttura conterrà un numero minore di studenti di quello che serve, ma dovremmo fare comunque dei lavori importanti. E alla fine, in ogni caso, avremmo un liceo che non contiene il numero di studenti necessario ad avere l’autonomia”.

Perché il vecchio Marconi fu considerato insicuro
In risposta alla presidente del Comitato, poi, Mallamaci ha ripercorso i passaggi che portarono allo sgombero del 2008 e il successivo studio che ipotizzava il ritorno del liceo a San Miniato. “In collaborazione con l’Università di Pisa – ha ricordato l’ingegnere – avevamo chiesto di fare un’indagine a tappeto su tutte le scuole della provincia tra 2002 e 2004. Emersero che c’erano diversi problemi, con 3 situazioni particolarmente difficili che andavano indagate. Questo check-up non è stato fatto con gli occhi ma con tutti gli strunamenti e i campionati necessari. Così abbiamo approfondito: abbiamo un bando pubblico per verificare la situazione sia dal punto di vista strutturale e sia dal punto di vista geologico. Lo studio ha dichiarato che c’erano dei problemi non solo in caso di sisma, ma anche per i carichi verticali. Lì c’è una palestra in muratura con una luce notevole, sopra alla quale è stato costruito un altro piano con un’aula magna. All’epoca passammo i mesi da dicembre a maggio a monitorare la situazione perché non volevano che si creasse il panico.

Il trasferimento e l’acquisto a San Donato
A quel punto, però, dovevamo trovare una sede provvisoria per far passare gli anni che sarebbero stati necessari per i lavori. Abbiamo trovato la sede a San Donato come sede temporanea, inizialmente pagando un affitto”.
Sulla scelta, fatta poi l’anno successivo, nel 2009, di acquistare l’immobile all’interporto, è stata ribadita la spiegazione già fornita anche dall’ex presidente della provincia Andrea Pieroni: anziché continuare a pagare un affitto per diversi anni, fu deciso di acquisire l’immobile per avere poi un bene da valorizzare, attraverso una successiva vendita, in modo da incamerare anche parte delle risorse per la costruzione del nuovo liceo.

Lo studio del 2011 e le conclusioni di tecnici di Padova: “spazio insufficiente”
A prescindere dall’acquisto, però – ha sottolineato Carluccio – la provincia lavorava all’epoca per riportare il liceo a San Miniato. “Su incarico del presidente Pieroni – ha ricordato – feci un bando di gara nel 2011 proprio per riportare il liceo in via Catena. Lo studio di Padova al quale fu affidato l’incarico ci disse in poche parole che tutta la scuola che noi volevamo lì non c’entrava. Lo sapevano anche da soli, ma scegliemmo di far fare lo studio a soggetti terzi. Io avevo fornito allo studio tutte le nostre richieste: vale a dire due scuole autonome (con almeno 600 studenti) e dotate di palestre. Loro alla fine ci hanno detto di fare una scelta: o solo le palestre o una ‘scuolina’ da 15 classi. Questo sempre valutando in ogni caso la demolizione: perché è vero, come dice Niccoli, che si può recuperare. Oggi con la tecnologia si può far tutto, ma bisogna vedere se ne vale la pena. In ogni caso l’amministrazione provinciale voleva che le scuole fossero lì”.
“Le conclusioni dello studio di Padova ci suggerivano 3 ipotesi – ha aggiunto Giovanni Viale – La prima prevedeva il completamento dell’Itc Cattaneo con le palestre nell’area dell’ex Marconi, per una stima di 6,6 milioni. La seconda prevedeva completamento de Cattaneo e nuova scuola da 15 classi nell’area ex Marconi, per un totale 12 milioni. La terza era l’ampliamento dell’Itc Cattaneo su propria area e ricostruzione di un nuovo Marconi con 35 classi, però andando in deroghe alla dotazione di spazi esterni e per attività motorie interne ed esterne. In pratica, andando fuori da ogni norma, con un edificio su 4 piani e facendo a meno delle palestre. Il tutto per un importo di 17 milioni. Nelle conclusioni, quindi, ci dicevano che nella terza ipotesi l’area sarebbe stata completamente saturata. Ciascuna delle 3 ipotesi prevedeva comunque la demolizione e il consolidamento del versante, tenendo conto però che ci sono anche terreni privati”.

Il ‘progetto Posarelli’ nell’area del parcheggio Benvenuti, Carluccio: “Un suicidio”
In tanti, però, hanno fatto notare che proprio a seguito di quelle conclusioni, il comune di San Miniato aveva portato un proprio progetto, che prevedeva di allargare gli spazi a disposizione del Marconi nell’area del parcheggio Benvenuti. “Quel progetto – ha rivelato Carluccio – mi è stato mostrato in un incontro in comune del 2012, all’interno del tavolo tecnico-politico che la provincia aveva creato proprio per parlare dell’istruzione superiore del Valdarno, prima che tutti si fermasse perché non si decise dove fare il nuovo liceo. “Secondo me, andare a togliere che poco di parcheggio che c’è significa suicidarsi. Per quello che ho potuto capire, io di quello studio ho subito pensato male, anzi malissimo. Al tavolo c’erano anche gli assessori provinciali Miriam Celoni e Graziano Turini: tutti dicemmo che era irrealizzabile, perché significava un investimento notevole solo per la viabilità. I miei colleghi dello studio Archea hanno analizzato l’area dell’ex Marconi aggregata con l’area Benvenuti e hanno evidenziato una serie di difficoltà complesse da superare. Le scelte quando si fanno vanno fatte bene”.

Il futuro: “La scelta del terreno non spetta alla provincia”
Adesso, arrivati a questi punti, Carluccio ha anche sgombrato il campo su chi sarà chiamato a decidere sul terreno del nuovo liceo. “La scelta di dove fare le scuole non spetta a noi ma al comune. Diteci quali sono le aree a disposizione e noi le valutiamo dal punto di vista tecnico. La verità è che in questi anni scuola non si è mai fatta perché San Miniato non si è mai decisa su dove farla. E non si farà neanche adesso se si continuerà a ragionare per partito preso”.

Cattaneo in cerca di spazi: 700mila euro per adeguare l’ex Carducci
La consulta è stata anche l’occasione per fare il punto sul Cattaneo, che da tre anni attende quanto meno l’adeguamento degli spazi dell’ex liceo Carducci. “Dobbiamo essere chiari: finché non si decide che fare dell’area ex Marconi il Cattaneo reta così. Nell’attesa andremo a sistemare l’edificio del Carducci sta finanziasti con un progetto da 700mila euro. Abbiamo un finanziamento che siamo sicuri di ricevere che per il quale, ancora, il governo non ha dato la copertura economica. Rientra nell’annualità 2016 e siamo in attesa. La nostra idea è di completare il Carducci con la scala di emergenza, l’adeguamento antincendio, un impianto di riscaldamento e nuovi infissi. A quel punto il Cattaneo a livello di aule acquisisce alcuni spazi in più. Poi, per il futuro, la nostra proposta era di destinare gli spazi dell’ex Marconi ad attività sportive, con le palestre e spazi all’aperto che potrebbero essere messi a disposizione della città. In questo non appesantiamo l’area con una cubatura eccessiva, e interveniamo anche per consolidare il versante con opere di ingegneria ambientale”.

Giacomo Pelfer

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