





Il movimento Shalom non si ferma mai. Mentre una delegazione è rientrata sabato 18 febbraio dal Burkina Faso, l’associazione prepara una conferenza a Firenze dal titolo AcquAfrica alla quale parteciperanno anche Romano Prodi e la magistrato Silvia della Monica: appuntamento venerdì 24 febbraio dalle 15 nella sala Brunelleschi del Palagio di Parte Guelfa.
La delegazione di Shalom composta da don Andrea Cristiani (fondatore del Movimento), Gabriele Gronchi (presidente) e Luca Gemignani (direttore) non si è limitata ad accompagnare e visionare i tanti progetti realizzati e in corso in quasi 30 anni di presenza del Movimento Shalom in Burkina Faso, ma ha affrontato alcune questioni importanti.
A partire dall’insediamento del nuovo consiglio di Shalom Burkina: nuovo coordinatore è Kobyagda Larba Issa e il consiglio che segue tutti i progetti locali, è formato da Pascaline Oulene (vicecoordinatrice), Sabine Zongo (segretaria generale), Garba Taposoba (consigliere con delega progetti agricoli), Akille Kafando (responsabile dialogo interreligioso), Anna Bruni (responsabile centro accoglienza Laafi roogo), Jean Paul Monè. E’ stato, inoltre, riunito per la prima volta il Comitato scientifico della Università Shalom in Burkina ed è stata consegnata al fondatore, don andrea Cristiani, la medaglia d’onore ai diritti umani delvministero della Giustizia per l’impegno mostrato in favore dell’umanizzazione delle carceri e per aver contribuito a rendere più corrispondente ai diritti delle persone le case circondariali di detenzione del Burkina portando acqua, servizi igienici, pane e vestiario per i detenuti. La medaglia è stata appuntata sul petto del fondatore del Movimento, il quale ha espresso sentimenti di riconoscenza per il grande onore accordato a Shalom che si appresta a vivere il suo trentennale di presenza nel Sahel nell’anno 2018.
“Durante il soggiorno – racconta Luca Gemignani – abbiamo potuto anche visitare la zona rossa nel nord del Burkina ai confini con il Mali, dove non è garantita la sicurezza a causa dei jihadisti”. Di recente attacchi terroristici hanno seminato violenza e panico. “Una scorta di 10 militari addestrati e armati contro eventuali attacchi hanno vigilato su di noi – dichiara don Andrea – garantendo notte e giorno la sicurezza”. I possibili obiettivi sensibili di attacchi terroristici su progetti realizzati da Shalom sono stati visitati. In particolare sono stati visitati: il progetto 7 gennaio, un collegio con scuola liceale per 300 alunne dove è sorto un numeroso gruppo Shalom e a Gorom Gorom dove abbiamo avuto la gioia di incontrare il personale religioso che gestisce Casa Matteo, un orfanotrofio che ha salvato in 12 anni centinaia di bambini orfani, dove è attiva anche una maternità, la farmacia, gli orti e allevamento per il mantenimento. “Oramai – continua don Andrea – questo mondo inquinato dai fondamentalisti è sempre più isolato perché pericoloso e dunque sconsigliato dalle autorità governative ed estere. “Il Movimento Shalom – continua don Andrea – non può abbandonare questi luoghi, ma anzi deve sostenere ancora di più i progetti che sono un’oasi di pace nel deserto della violenza”.