Sfruttamento nel Cuoio, i sindaci: ‘Realtà che non esiste’

28 gennaio 2017 | 12:37
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Sfruttamento nel Cuoio, i sindaci: ‘Realtà che non esiste’

“Una realtà che non esiste. Un vero e proprio abbaglio”. Così i sindaci del comprensorio del Cuoio bocciano la ricerca Una dura storia di Cuoio che tanto sta facendo discutere. Una ricerca finita anche al centro di un’interrogazione parlamentare presentata dall’onorevole Marisa Nicchi (Sel), in cui si descrive una realtà di sfruttamento diffusa tra le aziende conciarie e terziste del comprensorio.

“La realtà descritta nella ricerca Una dura storia di cuoio non esiste. E, conseguentemente, anche l’interrogazione parlamentare dell’on. Marisa Nicchi è basata su fatti che non corrispondono alla verità”. A parlare, attraverso una nota congiunta, sono i sindaci di Castelfranco di Sotto, Fucecchio, Montopoli Val d’Arno, San Miniato, Santa Croce sull’Arno e Santa Maria a Monte, che non accettano di veder descritto il comprensorio come un’area di illegalità alla pari con altre zone del paese dove caporalato e abusi sono storicamente radicati.
“Qui – dicono – molte delle 600 aziende presenti nei nostri comuni lavorano per le griffe internazionali e sulla tracciabilità delle pelli, sul rispetto dei contratti di lavoro e dell’ambiente rispettano le leggi e i protocolli che portano ad avere le certificazioni più avanzate. Non accettiamo che la nostra zona venga descritta in maniera così distante dalla realtà da una parlamentare che non si è neppure degnata di venire in visita e a parlare con le istituzioni locali”.
Quello che più colpisce, poi, della ricerca condotta dal Centro Nuovo Modello di Sviluppo di Vecchiano è che si parla di 12.700 addetti impiegati nel comprensorio del cuoio quando i dati forniti dall’Unic (Unione Nazionale Industria Conciaria) dicono che nel distretto industriale ci sono 5.874 addetti che salgono a circa 7 mila considerando anche gli interinali.
“Su quali numeri si basa questa ricerca?” – chiedono i sindaci.
Colpisce quindi che un distretto industriale sempre attento alle tematiche del lavoro e dell’ambiente venga descritto in maniera diametralmente opposta.
“A chi giova – proseguono – una ricostruzione dei fatti che non corrisponde alla realtà e che mette in cattiva luce un intero settore e un’area che è tra le più importanti, a livello produttivo, della Toscana? Anche durante il convegno che si è svolto questa mattina a Firenze promosso da SI Toscana a Sinistra, abbiamo sentito un generico attacco al mondo delle imprese che non è accettabile. Un conto è vigilare sulla situazione occupazione e dei contratti di lavoro, cosa dovuta e importantissima, altra cosa è attaccare genericamente un distretto industriale che ha un forte legame col territorio anche da un punto di vista sociale. Qui le imprese creano posti di lavoro, investono risorse per migliorare gli standard di sicurezza sul lavoro e la qualità dell’ambiente. C’è una lunga tradizione nel nostro distretto in questo senso. Basti pensare che il sistema della depurazione del comprensorio del cuoio è quanto di più avanzato esista a livello europeo tanto da aver ottenuto la certificazione Emas, il più importante riconoscimento internazionale in materia ambientale”.
Sul tema del lavoro ricordiamo poi che è del 2014 l’accordo firmato da Regione, Cna, Confindustria e sindacati per rendere «sempre più tracciabile, trasparente e sostenibile la filiera della lavorazione» attraverso controlli incrociati sia da parte dei privati che delle istituzioni e la definizione di standard che impediscano la concorrenza sleale nelle subforniture. All’intesa hanno aderito anche alcune delle più importanti griffe nazionale che realizzano i molti dei loro prodotti proprio grazie alle aziende del distretto industriale di Santa Croce sull’Arno.
“In un contesto – dicono i sindaci – nel quale si sta creando un’alleanza tra istituzioni, imprenditori e organizzazioni sindacali per puntare ad una ulteriore valorizzazione di un settore di punta dell’economia toscana, per volume di esportazioni e qualità delle lavorazioni, arriva questo attacco assolutamente fuori dai tempi. Bene ha fatto la Cgil della nostra zona a prendere immediatamente le distanze da questa iniziativa parlamentare”.
Ci sono prestigiosi marchi del made in Italy che producono nel distretto del cuoio e che da tempo hanno ottenuto la certificazione Sa8000 per la responsabilità sociale d’impresa. Una certificazione che tiene in considerazione il rispetto dei diritti umani, dei diritti dei lavoratori, la tutela contro lo sfruttamento dei minori, le garanzie di sicurezza e la salubrità sul posto di lavoro e che impone di chiedere l’impegno dei propri fornitori a conformarsi ai principi della responsabilità sociale, di effettuare attività di monitoraggio e di ottenere dai propri fornitori una mappatura aggiornata delle proprie filiere.
“Non si può gettare discredito – concludono i primi cittadini – su chi si impegna su questi temi. Allo stesso tempo noi sindaci vogliamo che si combatta lo sfruttamento della manodopera e che si mantenga alta l’attenzione su questi temi, impostando l’azione politica del tavolo di distretto nell’ottica del rispetto dei diritti dei lavoratori. L’impegno che noi rinnoviamo è quello di lavorare sul regolamento di attuazione del codice etico, documento sottoscritto da tutte le parti economiche e sociali alcuni anni fa. Allo stesso tempo vogliamo che si combatta la concorrenza sleale e le contraffazioni, per difendere le imprese sane del nostro distretto che generano occupazione e continuano a garantire ai nostri cittadini e alla nostra zona standard occupazionali e di qualità della vita ben superiori alla media. Ci dispiace che l’on. Nicchi si sia lanciata in un’iniziativa parlamentare senza conoscere il nostro territorio e prendendo un evidente abbaglio”.