
Un nuovo aperitivo con i giovani (qui Aperitivo, vescovo: “Fate chiasso”. Invito all’ascolto) già calendarizzato e una serie di organi diocesani e consigli parrocchiali da rivedere e riorganizzare. L’anno di osservazione della sua nuova diocesi, per il vescovo di San Miniato Andrea Migliavacca, ormai è un ricordo. Di essere sentinella del territorio, con occhi e orecchie ben aperte, non smetterà di certo, ma adesso è arrivato il momento di rimboccarsi ben bene le maniche e iniziare a cambiare qualcosa. Verso una diocesi che somigli un po’ di più al suo pastore, senza perdere niente di se stessa e, anzi, cambiando un po’ anche lui. Perché non si può essere esempio senza essere testimone e così lui, che da sempre invita all’ascolto, per mesi ha ascoltato con attenzione le sue pecore e ha imparato a conoscerle, da ogni parte di una diocesi che con cura certosina, ha battuto palmo a palmo.
Racconta con il solito sorriso le gioie di questo primo anno, annunciando la sua prima lettera pastorale ai fedeli della diocesi di San Miniato (qui Quattro foto e 2 proposte nella prima lettera del vescovo). Lo fa oggi, nel giorno in cui la Chiesa ricorda sant’Andrea. A pochi giorni da due nuove ordinazioni diaconali, il vescovo mette l’ordinazione sacerdotale di don Marco Billeri (qui “Essere un prete che crede”, l’augurio a don Marco) tra le cose belle di questi mesi. “Mi ricordo quando il mio vescovo ordinò me – ha detto con affetto paterno – ed è stato bello ed emozionante poter fare lo stesso con lui”. Incontrare i giovani resta tra gli obiettivi prioritari, “in occasioni – ha detto – pensate non per loro ma con loro”. Sempre con al centro la Parola. E’ un invito a riscoprire il Vangelo, il filo conduttore della prima lettera del vescovo Andrea. Senza il quale è più facile perdere la strada e perdersi lungo la strada.
Don Andrea, poi, ricorda anche gli anziani e i malati, che ha incontrato spesso e che incontrerà ancora, perché la Parola, narrata con la luce negli occhi e il calore di una stretta di mano, possa essere sollievo a chi porta una croce. La famiglia è l’altra parola chiave per il cammino di una comunità della quale resta il fulcro, attorno al quale tutto si forma, faro per chi si perde e guida necessaria. (E.ven)