Il Nido a San Miniato, Per un curriculum aperto al possibile

21 novembre 2016 | 11:16
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Il Nido a San Miniato, Per un curriculum aperto al possibile

E’ uno strumento di lavoro per gli educatori. Utile, però, anche alle famiglie dei bambini più piccoli e agli amministratori che devono governare le politiche educative. Perché quando si parla di bambini, non se ne sa mai abbastanza, specie sulla fascia d’età tra 0 e 3 anni, quella che viene ancora prima della pre scolare. Mentre la legge sulla Buona scuola, per la prima volta, si concentra anche sull’educazione prima dei 3 anni, il direttore del Centro di ricerca e documentazione sull’infanzia Bottega di Geppetto Aldo Fortunati a San Miniato, in occasione della mostra mercato del tartufo bianco, negli Assaggi letterari del Salotto del tartufo, presenta un nuovo volume: Per un curriculum aperto al possibile. Protagonismo dei bambini e educazione.

A San Miniato, il primo nido d’infanzia ha compiuto 40 anni: quella raccontata dall’assessore alla scuola di San Miniato Chiara Rossi e dal direttore del Centro di ricerca e documentazione sull’infanzia Bottega di Geppetto Aldo Fortunati è la storia di un’avanguardia, un’esperienza poco meno che unica nel panorama dei nidi d’infanzia. Frutto di un lavoro che non si ferma mai e che ha portato alla nascita de La chiocciola, una struttura, ha spiegato Fortunati, “che è più facile da guardare che da spiegare”, dove è lo spazio che si adatta ai bambini ed è modellato sulle loro esigenze. E da guardare è un po’ tutto il lavoro dell’equipe samminiatese: non a caso i libri vengono tradotti in più lingue e da molti Paesi del mondo, arrivano educatrici per conoscere questo tipo d’esperienza. Che i libri non bastano a raccontare, anche se sono un buon punto di partenza. 
Tanti gli argomenti toccati ed esemplificati nel volume, che è uno strumento di lavoro, certo, ma anche una “rivoluzione copernicana”, come l’ha definita Fortunati, che sposta l’idea del bambino da oggetto di cure a soggetto che scopre e fa diventare le educatrici da insegnati a osservatrici pronte a imparare. In ogni momento: dalle sensazioni dell’ingresso a quelle dell’uscita, dal momento del cibo a quello del riposino fino alla gestione del tempo e dello spazio proprio e altrui. Un occhio diverso con il quale guardare i bambini, quello offerto anche alle famiglie, con le quali il rapporto è inevitabilmente stretto, tanto che inizia spesso ai corsi preparto. Indagata, nella presentazione, anche la funzione sociale dei nidi: in un Paese che sempre meno fa giocare i suoi figli in strada ed è in grado di garantire una rete familiare allargata che consenta alle donne, alle quali in via prioritaria è affidata la cura dei piccoli nei primi mesi almeno, di conciliare i tempi di vita e lavoro. 

Elisa Venturi