


Ci vuole coraggio. E anche un bel po’ di tempo. Claudio Di Graziano, nuovo presidente del Centro Commerciale naturale di Ponte a Egola e titolare dell’Antica Tabaccheria, insieme alla sorella Valentina, ha deciso di dire addio alle sue 2 slot machine. Oggi 17 novembre, la consigliera regionale del Pd Alessandra Nardini e il segretario regionale dei GiovaniDem Raffaele Marras, gli hanno fatto visita, come in tanti stanno facendo in questi giorni, per manifestargli il proprio appoggio e sostegno.
Loro, in più, gli hanno illustrato sconti e detrazioni applicate alle attività no slot, per provare a recuperare, almeno in parte, la perdita oggettiva che rimuovere le “macchinette” comporta e che, per l’Antica Tabaccheria, era quasi l’equivalente dell’affitto. “Nonostante – precisa – lo Stato si prenda circa l’80 per cento”.
Claudio, le macchinette, le aveva messe prima che una disposizione regionale le vietasse davanti alle scuole e prima che gli arrivassero tutte le autorizzazioni necessarie ad avviare le altre attività tipiche di una tabaccheria. “Poi – raccontano – stavamo dietro al bancone a guardare gente che buttava soldi là dentro. Bambini che alla mamma che gioca chiedevano di andare via. Persone che, buttando giù l’ennesima moneta, si guardavano intorno, come a sentirsi colpevoli, preoccupati di non essere visti, forse con la voglia di smettere, ma senza la forza per farlo. Mogli o mariti che giravano per locali cercando il proprio coniuge”. Il gioco è una malattia. Che fa male alla vittima e anche a chi le sta intorno e la slot è il modo più facile per ammalarsi, perché non servono particolari competenze: è per tutti. “Queste scene non volevamo più vederle – spiegano – quindi abbiamo chiesto di toglierle”. Così hanno scoperto che il contratto sottoscritto li obbligava a tenerle per un anno. Poi, altri 18 mesi ha richiesto la procedura di dismissione a Lottomatica mentre altre scene passavano davanti agli occhi dei due fratelli, sempre più convinti della strada intrapresa. “A volte – ammette ora – ho pensato di staccare la spina”. Lo Stato continua a promuovere il gioco d’azzardo e alla pari lo condanna. Come se fosse possibile davvero “giocare responsabilmente”. Le chiamano macchinette mangiasoldi, ma quello che divorano, in realtà, sono le vite.
“Noi non potevamo più vederle e le abbiamo tolte, ma la gente va dagli altri e quindi le cose non cambiano”. (E.ven)