“Il mio terremoto”, geologa di San Miniato ad Amatrice

4 ottobre 2016 | 13:17
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“Il mio terremoto”, geologa di San Miniato ad Amatrice
“Il mio terremoto”, geologa di San Miniato ad Amatrice
“Il mio terremoto”, geologa di San Miniato ad Amatrice

“Hanno ancora un mese al massimo per continuare a dormire in tenda, poi il freddo costringerà a soluzioni alternative. Alcuni di loro hanno case agibili, ma la paura di tornare a dormire in quelle abitazioni è talmente tanta che si preferisce stare in tenda o essere ricollocati in alberghi o a casa di parenti, per chi ne ha la possibilità mentre altri addirittura non hanno un posto dove andare”. Monica Salvadori, 46 anni, geologa del comune di San Miniato, è stata selezionata dalla Regione Toscana per partire alla volta del comune di Amatrice, dal 25 al 29 settembre, con la Colonna Mobile Regionale della Toscana.

“Non è stato facile dormire in tenda a 4 o 5 gradi, girare per le strade di paesi fantasma dove gli unici a camminare nella ‘zona rossa’ sono militari, squadre di volontari e gruppi di tecnici rilevatori. Ma non dimenticherò mai i racconti delle persone che ho incontrato, le loro storie, mi hanno regalato un’esperienza incredibile”.  “La mia destinazione è stata Il Poggio in località Cornillo Nuovo, una frazione a 1.140 metri, in uno dei due campi di accoglienza nel comune di Amatrice, a circa 4 chilometri dal capoluogo. Il compito della mia squadra di Protezione civile (composta da tre funzionari regionali e quattro degli enti pubblici locali) era quello di gestire la dismissione dei due campi dove attualmente si trovano 21 e 14 ospiti, alloggiati insieme ai volontari”.
Le rigide temperature invernali impongono di accelerare i tempi per la liberazione dei campi sui quali, in circa sei mesi, molto probabilmente verranno allestite le case in legno. “Camminando per le strade lo scenario è apocalittico: case crollate su se stesse, sassi, pezzi di legno, mobilia, indumenti, tutto mischiato. Gli unici a passare in mezzo a queste macerie gli sono uomini delle forze dell’ordine e i volontari, sembra che ci sia stata una guerra”, commenta la geologa.
Grazie all’impegno di queste persone, però, molto è già stato fatto. “E’ sbalorditivo vedere come, in appena un mese, siano state ripristinate le strade di collegamento alle varie frazioni sparse per queste montagne, grazie all’opera della Protezione Civile Nazionale e all’impegno dell’Esercito. La parte più consistente dell’intervento riguarda essenzialmente la ricostruzione delle abitazioni: squadre di tecnici sono al lavoro per verificare casa per casa lo stato di salute degli edifici”.
Oltre alla parte operativa, l’esperienza umana di questi giorni è quella che ha veramente fatto la differenza. “Mi ha colpito la riconoscenza con la quale queste persone affrontano la situazione – spiega ancora la Salvadori -. Un giorno ci siamo accorti che alcuni contadini di Amatrice dovevano fare la raccolta delle patate ma avevano timore a chiederci un aiuto, così le squadre di volontari hanno deciso di dargli una mano: non solo abbiamo raccolto tutte le patate dei campi, ma addirittura ce ne hanno donate un po’ perché potessimo mangiarle tutti insieme al campo. Più di tutto, porterò con me da questa esperienza l’esempio di straordinaria dignità dei circa trenta residenti della piccola frazione di Cornicchia: hanno perso tutto e per andare avanti hanno capito che l’unica soluzione è quella di collaborare. Così hanno costruito una specie di baita in legno, grazie alle offerte e hanno deciso di sistemarsi tutti lì dentro: mangiano insieme, dormono in roulotte e camper donati e condividono le loro giornate ricostruendo pezzo a pezzo la loro vita. Tra qualche mese ho promesso di tornare a trovarli, con alcuni di loro siamo diventati amici e non dimenticherò tutto quello che ho imparato in questi giorni insieme: stavolta non era un’esercitazione, qui s’impara veramente che cosa vuol dire perdere tutto e ricostruire da capo”.