
Sembra allontanarsi il progetto della ciclopista dell’Arno, almeno nel tratto che dovrebbe attraversare il comprensorio. Sono meno del previsto, infatti, le risorse messe sul piatto dalla Regione, che ha deciso quindi di dare la precedenza ai Comuni che avevano già nei cassetti i progetti esecutivi, tagliando fuori per adesso i 6 comuni del Valdarno. Una doccia fredda, anche se al momento non c’è niente di scritto che confermi lo slittamento dei tempi. Un problema, comunque, che si accompagna alle difficoltà emerse nella progettazione, con la difficoltà a trovare spazi e itinerari adeguati, tanto che la Regione avrebbe consigliato di tagliare la testa al toro “disegnando” la ciclopista solo sulla sponda sinistra: di fatto, escludendo Santa Croce e Castelfranco che portebbero comunque puntare ai bandi destinati ai cosiddetti percorsi urbani.
“Per il momento comunque non c’è niente di deciso”, come sottolinea l’assessore ai lavori pubblici di San Miniato Marzia Fattori, anche se la questione appare più complicata di come era stata presentata. Il progetto, voluto e finanziato dalla Regione, prevede la creazione di un grande itinerario ciclabile lungo le sponde dell’Arno, dal Casentino fino alla foce di Marina di Pisa. Per la sua realizzazione, il territorio interessato è stato suddiviso in una serie di aree geografiche, individuando per ciascuna un ente capofila incaricato della progettazione e della successiva assegnazione dei lavori. Per il Valdarno Inferiore, la scelta è caduta sul comune di San Miniato, incaricato di coordinare la realizzazione dell’opera anche nei comuni di Fucecchio, Cerreto Guidi, Santa Croce, Castelfranco e Montopoli. Come ente capofila, il comune di San Miniato aveva ricevuto dalla Regione 170mila euro per l’affidamento della progettazione, in attesa di un finanziamento da 1,7 milioni, già previsto nel 2017, che avrebbe permesso di far partire i primi cantieri.
I finanziamenti non ci sono più
La doccia fredda, invece, è arrivata nell’incontro che i comuni hanno avuto con Riccardo Buffoni, dirigente alla mobilità e ai trasporti della Regione. Nell’incontro, in pratica, è stato spiegato che i finanziamenti, quasi sicuramente, andranno per adesso solo ai Comuni che hanno già a disposizione i progetti esecutivi, congelando il tratto del Valdarno Inferiore ad una seconda tranche di finanziamento che potrebbe arrivare tra 2019 e 2020. La ciclopista, in pratica, rischia di diventare un’opera che interesserà le prossime amministrazioni.
“Per accelerare i tempi – spiega l’assessore Fattori – la Regione ci ha proposto di appoggiarci a loro per partecipare ad un bando della Comunità europea. Il problema dei bandi europei, però, è che comunque devono essere in parte cofinanziati dalle amministrazioni”.
I problemi della progettazione
Lo slittamento delle risorse, però, sembra non essere l’unico nodo da scigliere per la costruzione della ciclopista. Il contesto urbano che caratterizza i comuni del Cuoio, unito alle necessità della difesa idraulica, ha creanto qualche grattacapo allo studio vincitore della progettazione. “L’idea originaria – spiega l’assessore ai lavori pubblici di San Miniato Marzia Fattori – era quella di arrivare da Empoli e Marcignana in sponda sinistra, attraversare l’Arno a San Pierino (con la creazione di un senso unico alternato sul ponte), proseguire poi attraverso Santa Croce fino al ponte di Castelfranco, e da qui attraversare nel comune di Montopoli per poi raggiungere il territorio di Pontedera”. Il tutto creando un percorso a doppio senso con una larghezza minima, prevista per legge, di 1 metro e mezzo per senso di marcia.
Ad ostacolare il piano, però, sono stati innanzitutto i vincoli strettissimi che impediscono di posizionare almeno uno dei due sensi di marcia sopra l’argine: “Perché servirebbe un parapetto di protezione – dice Fattori – ma il Genio ci impedisce di piantare anche uno spillo. Quindi dobbiamo passare ai piedi dell’argine e ad una distanza minima di 4 metri”. Una condizione che ha creato qualche difficoltà, costringendo alla progettazione di percorsi che attraversano i centri abitati, specialmente a Santa Croce.
Il problema dei ponti e i tracciati urbani
A questo si aggiunge il problema dei ponti, quello di San Pierino e quello di Castelfranco, dove ovviamente mancherebbe lo spazio per creare due corsie ad hoc per le bibiclette. “Nell’ultimo incontro, quindi – riprende Fattori – la Regione ci ha fatto sapere che preferirebbe un tracciato tutto in sponda sinistra, evitando in questo modo di dover attraversare per due volte l’Arno”.
Un’indicazione che certo non ha fatto felici le amministrazioni di Santa Croce e Castelfranco, che in quel caso si ritroverebbero del tutto escluse dalla ciclopista, anche se ciò non significa che i due comuni dovranno fare a meno delle piste ciclabili. Al progetto della ciclopista, infatti, si affiancano i percorsi dei cosiddetti tracciati urbani, che possono aspirare ad ottenere finanziamenti attraverso un altro bando.
“La questione non è ancora chiusa – precisa infatti l’assessore di Santa Croce Marco Baldacci – i progettisti stanno valutando la situazione in questi giorni. E’ vero che non possiamo passare sulla sommità dell’argine, ma stiamo valutando di creare un percorso all’interno della golena: è un’ipotesi realistica. Il problema è che la Regione sconsiglia di attraversare due ponti. In quel caso, però, se si deciderà di far passare la ciclopista in sponda sinistra, Santa Croce punterà ai finanziamenti per i percorsi l’ambito urbano. Si tratta comunque di questioni che saranno sciole la prossima settimana”.
“La Regione ha assunto degli impegni”
“Fino a quando non ci sarà niente di scritto, gli impegni sui tempi e sulle modalità del progetto restano quelli che la Regione in primis ha sottoscritto”, sottolinea l’assessore ai lavori pubblici di Montopoli Alessandro Varallo, per il quale il progetto della ciclopista non può prescidere da una ‘dorsale’ che tocchi tutti i comuni. “Ci sono dei decreti scritti della Regione – dice – e fino a prova contraria vorrei che venissero rispettati. Anche in merito al progetto, la Regione sapeva fin dall’inizio che esistevano delle problematiche legate alla difesa del suolo, così come sapeva che la nostra idea era quella di toccare tutti i Comuni, rimanendo compatti anche per un’idea di distretto, perché la ciclopista doveva essere per tutti il punto di partenza dei percorsi urbani. Altrimenti avremmo semplicemente fatto il progetto fra noi e San Miniato”.
Giacomo Pelfer