
Contenimento, abbattimento, Centro lavorazioni carni di San Miniato. In una lettera aperta, che riceviamo e pubblichiamo integralmente, ne parla il segretario della Federazione Italiana della Caccia di San Miniato Piero Taddeini.
Quanto fanno discutere questi cinghiali e quanta attenzione catturano.
In molti hanno voluto esprimere pareri, opinioni, soluzioni… e i risultati… a quanto ci risulta, sono insignificanti. Almeno nella provincia di Pisa. Sembra, da un primo impatto, che il fenomeno, anziché essere affrontato energicamente, sia pilotato.
Crediamo che sia una situazione “drammaticamente importante” quale quella in cui versa la Toscana e la provincia di Pisa. Ma se aggiungiamo anche altre specie è diventata ingestibile. Ad esempio le nutrie, operatrici instancabili per la distruzione dei raccolti e soprattutto degli argini… senza dimenticarci anche dei corvidi e delle volpi. Tutti “selvatici” da regimare e contenere a differenza di quanto affermano illustri sostenitori e paladini della difesa ad oltranza.
Situazioni, che se gestite dal buon senso che può avere il padre di famiglia, sarebbero già state “affrontate” e “regimate”, indubbiamente in maniera radicale, senza interporre tempi morti o ripensamenti o peggio compromessi. Ore, giorni, settimane sprecati a discutere. La clessidra conta il tempo che inesorabilmente scorre. E i problemi sedimentano e rimangono irrisolti.
Nel frattempo gli agricoltori piangono il raccolto e il loro reddito. Qualche sfortunato cittadino litiga con il carrozziere. Il mondo venatorio, frastornato da tanto clamore, ha perso il vero senso dell’ars venandi trasformata in una sorta di corsa alla “mattanza” incontrollata. Quante proposte abbiamo ascoltato e letto sui quotidiani nazionali e locali.
Qualcuno propone la cattura, qualcuno la pillola, altri lanciano un vademecum in 5 punti su come intervenire, altri ancora invadono piazza della Signoria a Firenze, altri sciorinano sterili interviste. Suggerimenti e atti nobili, eseguiti, pensiamo, per stimolare il Legislatore a ragionare e fargli capire che questa legge (Toscana) non è stata e non sarà mai determinante per lo scopo per cui è stata varata. La legge c’era già ed era operativa, semplice chiara ed efficace. Pochi ritocchi “concreti” e potevamo farcela.
Ma invece, come sempre accade (in Italia), siamo bravissimi a complicare e ingarbugliare le cose.
Siamo il Paese dove gli “azzeccagarbugli” trovano terreno fertile e sostentamento, siamo il Paese dove la coerenza, la concretezza e i coraggio sono aspetti sconosciuti.
Ci sono le squadre dei cinghialai veri professionisti, ci sono i cacciatori di selezione ben organizzati e di inconfutabile serietà, ci sono i titolari di art.37 e soprattutto ci sono le associazioni venatorie, già operative sul territorio. Forse sarebbe stato sufficiente aumentare le giornate nel calendario venatorio. Forse era meglio chiedere a chi opera sul territorio come gestire ed intervenire e forse, ci duole dirlo, anche i vertici venatori, almeno in Provincia di Pisa, non sono immuni da responsabilità.
Corsi, attestati, scuole e certificati, appostamenti, altane e carte bollate con il risultato di ritrovarsi con centinaia, forse migliaia di cacciatori sparsi per la campagna ad agire come “crociati” per il contenimento di una “razza invasiva” senza una minima tutela ed una organizzazione degna di tali interventi radicali. Ma, noi cacciatori, pur consapevoli della pesante responsabilità demandataci, non ci siamo chiesti, se il legislatore si è fatto scrupoli nello scaricare su di noi e sulla nostra bramosia di portare a casa un trofeo importante, la piena responsabilità operativa e gestionale. Come allocchi abbiamo ceduto a una richiesta e quindi a una operatività che nasconde notevoli pericoli ed insidie.
Le associazioni venatorie di San Miniato già da settembre 2015 e attraverso numerose comunicazioni, avevano sollevato forti perplessità sulla legge e sulla sua applicabilità come ad esempio la gestione delle carni rivenienti dagli interventi di contenimento. Argomento questo che necessita di attenta analisi e profonda riflessione e per il quale le associazioni venatorie di San Miniato hanno sollevato numerosi quesiti ancora privi di esaustive risposte. Argomento non di secondaria importanza in quanto attenzionato dal ministero della Salute e oggetto di precise direttive comunitarie, ma completamente dimenticato e non normato nella nuova Legge Regionale sugli Ungulati.
Spesso gli “addetti ” ai lavori parlano e sciorinano parole come “filiera corta”, “tracciabilità”, “chilometro zero”, ” controlli sanitari”. Concetti e argomenti che riempiono di suoni “ridondanti” qualunque oratore… ma poi in pratica, ci accorgiamo che sono solo suoni da mera propaganda.
Avevamo invitato le istituzioni locali a un’attenta riflessione, queste presupponendo fosse un attacco personale, non hanno recepito il messaggio di “allert” da noi lanciato. Le nostre previsioni si stanno concretizzando a tal punto che già alcuni sindaci in Italia, hanno emesso ordinanze di abbattimento verso gli ungulati e nutrie a tutela della sicurezza ed a difesa dei raccolti, il tutto per non disperdere le cosiddette risorse pubbliche.
Attualizzando la situazione, soffermiamoci su un nuovo punto, da cui sorge spontanea la domanda: ma tutte queste carni rivenienti dagli interventi di contenimento dove vanno a finire ? Parte sono assorbite dal cosiddetto autoconsumo, parte viene ceduta – solo 1 capo a cacciatore – a ristoratori della zona, parte a parziale indennizzo degli agricoltori. E il resto?
A San Miniato c’è il Centro di Lavorazione Carni riveniente da Selvaggina, il CLS unico in tutta la provincia, costato oltre 100mila euro, finanziato con fondi regionali e comunali. In questo centro dovrebbero confluire, centinaia forse migliaia, di ungulati. Lo scopo è quello di favorire l’immissione di questa “nobile” carne, nella filiera del consumo locale.
Si è sempre parlato di inserire e far conoscere le carni rosse “da selvaggina selvatica” nelle mense scolastiche e non solo. Si è parlato anche di ospedali e di case di riposo,…
La Regione parla di centinaia di migliaia di capi da abbattere quindi si presume un’affluenza che si misura in migliaia di capi nei Centri di Lavorazione e San Miniato dovrebbe raccogliere tutta la provincia di Pisa. Ma nessuno ha pensato alla gestione e soprattutto alla conservazione.
Se le carni non vengono immediatamente lavorate e cedute o vendute è inevitabile la putrefazione e quindi la distruzione.
Quindi inseriamo un nuovo concetto che è la “conservazione” per la cessione e la vendita in tempi lunghi. Il Cls di San Miniato, non è dotato del cosiddetto “Armadio di Abbattimento” e della successiva cella frigo di conservazione a basse temperature, per farla breve per surgelare le carni (costo complessivo circa 200mila euro). Si rischia quindi di convogliare quintali di carni nobili all’inceneritore.
Mentre preferiamo favorire le carni surgelate di importazione, rintracciabili nella cosiddetta Grande Distribuzione Alimentare in contraddizione a quanto viene pubblicizzato in materia alimentare, dove si illude il consumatore a favorire la filiera corta ed i prodotti a chilometro zero. Balle.
Bene se questo deve essere l’intervento del cacciatore, invito il mondo venatorio a riflettere sugli interventi di contenimento. La caccia è una passione e ha delle regole. Il cacciatore ha un “codice d’onore”. Ben vengano gli interventi di contenimento con lo scopo di contenere danni ma allo stesso tempo ci sia la possibilità di sfruttare carni “nobili”. Diversamente è un affronto alla natura a cui mancheremo di rispetto, è un affronto all’intelligenza del cacciatore che non è uno sparatore. E’ un’offesa a chi soffre la fame.
Comunque la mettiamo, anche questa volta, i cosiddetti “esperti”, hanno dimostrato grosse lacune, valutando solo alcuni fattori, tralasciando aspetti fondamentali, di carattere morale, deontologico e soprattutto operativo.
Possiamo affermare che anche questa volta stiamo utilizzato male le risorse che abbiamo a disposizione. Troppe lacune.
Non abbiamo più tempo e il punto di non ritorno, crediamo, è già stato superato, ma non solo nella caccia.
Un forte appello ai cacciatori e non da meno agli agricoltori e anche a coloro che difendono l’ambiente perché si torni ad individuare persone capaci e competenti che operino per spirito di assoluta neutralità, dove l’interesse primario sia soltanto la Res Publica ed il bene dei nostri figli e nipoti, che rischiano concretamente – ormai – di trovarsi nel prossimo futuro, un Paese… a voi l’aggettivo.