Marti, il Bastione diventa polo archeologico – Foto

31 luglio 2016 | 15:25
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Marti, il Bastione diventa polo archeologico – Foto
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Marti, il Bastione diventa polo archeologico – Foto
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Marti, il Bastione diventa polo archeologico – Foto

Erano i primi anni del Cinquecento. La repubblica di Firenze aveva appena schiacciato la rivolta di Pisa riconquistando la città della Torre. E fu allora che i fiorentini incaricarono i montopolesi di farla finita, una volta per tutte, con il castello di Marti, rimasto fino all’ultimo fedele ai pisani. Un compito nel quale gli abitanti di Montopoli, legati da tempo alla città del giglio, devono essersi impegnati con particolare dedizione, smantellando pezzo a pezzo il castello degli odiati vicini e le sue tre cerche murarie, aprendo una ferita che tutt’ora sopravvive nella rivalità tra i due borghi. Oggi, dopo 5 secoli, i lavori che sono in corso al cosiddetto Bastione di Marti non restituiranno certo l’antico fortilizio, ma permetteranno ai martigiani e non solo di godere di uno spazio carico di storia, rimettendo in luce i resti di un glorioso passato.

I lavori al Bastione
Siamo entrati in anteprima nel cantiere per la realizzazione del parco archeologico del Bastione, i cui lavori sono iniziati lo scorso febbraio per concludersi entro la fine del 2016. Un intervento da 495mila euro, di cui il 60 per cento stanziato dalla Regione, che l’amministrazione comunale aveva messo in campo già nel 2011, salvo poi fermare tutto per i limiti di spesa del patto di stabilità. “Questo investimento – dice il sindaco Giovanni Capecchi – si inserisce in un percorso teso a sviluppare il nostro territorio dal punto di vista turistico, perché crediamo di averne tutte le carte in regola. L’obiettivo è quello di sistemare l’area, metterla in sicurezza e renderla fruibile”.
Un intervento che in realtà si compone in due parti: da un lato c’è la sistemazione della cosiddetta collina del Bastione, con la creazione di vialetti e palizzate, il restauro estetico della cisterna in sommità e l’installazione dell’illuminazione, insieme ovviamente al restauro delle emergenze archeologiche presenti: un cisterna medievale, un tratto della cinta muraria in laterizi e altri tratti di mura emersi in alcuni punti del poggio, che saranno corredati anche da appositi pannelli informativi. A questo si affianca poi il recupero di un immobile e il restauro della cosiddetta Fonte Vecchia che si trovano alle spalle del circolo Arci, a pochi passi dal parcheggio a servizio del paese. L’immobile oggetto dei lavori, diviso su due piani, sarà utilizzato dall’amministrazione come deposito dei reperti scoperti nelle campagne di scavo effettuate negli scorsi anni al Bastione e nell’area di Marti, mentre al primo piano ospiterà un piccolo antiquarium e una sala riunioni a servizio del paese. L’obiettivo dei lavori, quindi, eseguiti con la supervisione dell’archeologa Francesca Lemmi, è anche quella di restituire al paese spazi e luoghi che ne raccontano la storia, facendone al tempo stesso un elemento di promozione turistica.

Un po’ di storia
L’area del Bastione, infatti, ha mostrato in passato tracce di una probabile frequentazione etrusca, con il ritrovamento di un ipogeo alla base del colle, identificato come una possibile sepoltura, insieme ad alcuni frammenti di ceramica datati al IV secolo avanti Cristo, che sono stati rinvenuti in sommità fra i ruderi del castello. “La frequentazione etrusca in zona è ormai un dato accertato – sottolinea Monica Baldassarri, direttrice del museo civico di Montopoli – soprattutto dopo il ritrovamento, alcuni anni fa, di resti di capanne nella valle del Chiecina datati tra V e IV secolo. È possibile ipotizzare una struttura insediativa sul poggio del Bastione, con alcune sepolture nella parte più bassa. L’area, invece, non sembra essere stata frequentata in epoca romana, per la quale fino ad oggi non abbiamo alcun ritrovamento”. La collina del Bastione sarebbe stata rioccupata quindi in epoca medievale, con la costruzione del castello da parte della famiglia pisana degli Upezzinghi, proprietari di possedimenti in un’area che da Marti arrivava fino a Calcinaia. Entrati in lotta con Pisa, come succedeva all’epoca per le varie famiglie feudali del contado, gli Upezzinghi furono costretti a cedere il castello nel 1280 alla repubblica pisana. Il tutto in un momento in cui Pisa si preoccupava di controllare il Valdarno di fronte alla crescente pressione di Firenze. Ed è per questo che Marti è sempre rimasta fedele a Pisa, mentre nello stesso periodo Montopoli finiva nell’orbita fiorentina: fino alla definitiva sottomissione della città della Torre, infatti, avvenuta ai primi del Cinquecento, fu proprio il corso del torrente Chiecina a segnare il confine tra le due città rivali. Da qui l’ostilità tra Montopoli e Marti, inseriti su fronti opposti in un circuito di fortilizi di frontiera. “Dopo la seconda conquista di Pisa, ai primi del Cinquecento – ricorda Baldassarri – i fiorentini incaricarono i montopolesi di distruggere tutto. All’epoca Marti aveva ancora tre cerchie di mura: quella del castello, in cima alla collina del Bastione, una seconda che circondava la base del poggio e una terza che abbracciava anche la chiesa e le abitazioni del paese”.

Il parco archeologico
Nel futuro parco archeologico, infatti, sarà possibile osservare un tratto della cortina muraria che circondava la sommità della collina, insieme ad una fornace datata al XII secolo che rappresenta una delle pochissime strutture del genere in Toscana. “La fornace fu utilizzata per l’ultima volta nel Trecento – spiega Baldassarri – per cuocere i mattoni con i quali è stata costruita la vicina chiesa di Marti”. A dirigere i lavori c’era all’epoca un architetto di Castelfranco, quel Magister Lippus che compare in un’epigrafe sulla facciata dell’edificio. Sempre sulla collina del Bastione, saranno visibili altri resti di mura in laterizio che sono forse riconducibili alla seconda cerchia. Piccole “emergenze” archeologiche che, in futuro, se ce ne sarà la possibilità, potrebbero rappresentare il punto di partenza di ulteriori scavi. “Per adesso l’obiettivo dei lavori sarà quello di mettere in sicurezza ciò che è stato trovato – ricorda il sindaco di Montopoli Giovanni Capecchi –. Per il futuro vedremo se ci saranno le possibilità di andare oltre. Di certo parliamo di un luogo carico di storia e che può riservare ancora sorprese. Ricordo che mia nonna, originaria di Marti, mi raccontava da piccolo che ad ogni frana che si verificava al Bastione venivano fuori elmi e spade”.

La fonte e l’antiquarium
Nello stesso lotti di lavori si inseriscono anche gli interventi in corso nella valle alle spalle del circolo. Sono già conclusi i lavori di restauro della Fonte Vecchia, mentre prosegue la sistemazione dell’immobile che ospiterà l’antiquarium e la sala riunioni. “Questo edificio – spiega la dottoressa Baldassarri – ci permetterà di trasferire a Marti una parte degli oggetti che attualmente conserviamo nel deposito del museo di Montopoli. In questo modo sarà possibile organizzare laboratori didattici, facendo toccare con mano i reperti di Marti ai ragazzi delle scuole ma anche ai turisti: ne abbiamo già parlato anche con alcuni agriturismi della zona. Su certe cose Marti è rimasta effettivamente un po’ indietro rispetto a Montopoli. La filosofia, quindi, è quella di mettere ordine e rendere fruibile ciò che c’è”.

Giacomo Pelfer