L’Arno a 50 anni dall’alluvione, il punto di un lettore

25 luglio 2016 | 17:22
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L’Arno a 50 anni dall’alluvione, il punto di un lettore
L’Arno a 50 anni dall’alluvione, il punto di un lettore
L’Arno a 50 anni dall’alluvione, il punto di un lettore

Riceviamo e pubblichiamo una lettera aperta, firmata da un cittadino di San Donato, in merito alle condizioni dell’Arno e al rischio idrogeologico del tratto a cavallo dei comuni di San Miniato e Santa Croce, con la frana che ha interessato l’argine sinistro e il celebre isolotto in mezzo al fiume ancora carico di vegetazione.

L’alluvione del 1966, della quale ricorrono i 50 anni proprio quest’anno, sembra non abbia insegnato niente a tutti noi.

Ed è proprio pensando a quella tragedia, che sconvolse la nostra valle e le nostre vite, che sento la necessità di protestare e rendere pubblica una vicenda che forse tutti non conoscono ma che dimostra, in tutta la sua gravità, quanto sia verosimile che un giorno tutto possa ripetersi specialmente per gli abitanti che costeggiano l’Arno nella tratta che va dalla foce dell’Egola a San Romano. Non posso parlare di altri tratti del fiume perché non li conosco così bene come questo, stante che io sono nato qui e qui ho vissuto da sempre, ma se quello che vedo è uno stato di fatto esteso a tutto il corso del fiume, c’è davvero motivo per preoccuparsi seriamente.E’ vero che l’alluvione arrivò nel comune di Santa Croce Sull’Arno perché il fiume “strappò”, come dice la storia, in un altro San Donato nel comune di Santa Maria a Monte e che dalla nostra parte, nel comune di San Miniato, arrivò a causa dell’Egola, dell’ingrossamento dei rii, dei canali di scolo e per l’acqua tracimata oltre gli argini dell’Arno nella zona di San Romano, ma è altrettanto vero che se non si fossero rotti gli argini in quel punto sfortunato, forse la nostra zona sarebbe stata la più probabile destinata a subire la stessa tragica sorte. Da allora tante cose sono cambiate e qualcosa è stato anche fatto per tentare di scongiurare un simile evento, ma l’Arno continua ad essere una seria minaccia specialmente in quei tratti dove il degrado, l’incuria, la mancata manutenzione degli argini e una latitante politica idrica hanno contraddistinto gli anni che ci separano del tragico evento del 66. Sarebbe troppo lungo parlare più dettagliatamente anche delle scelte scellerate che sono state fatte nella nostra zona e che concorrono puntualmente ad aggravare la nostra precarietà idrica, ma è tragicamente chiaro che anche la poca attenzione riservata a quest’aspetto dimostra quanto sia generalmente sottovalutato il pericolo del fiume e su una possibile nuova alluvione. Ma veniamo al fatto più significativo: le denunce fatte dai cittadini a tutte le autorità competenti riguardo a uno smottamento sull’argine d’Arno localizzato in prossimità del terrapieno d’appoggio all’inizio del ponte dalla parte di San Miniato e riguardo alla folta vegetazione cresciuta sull’isolotto al centro del fiume di fronte ai giardini di Santa Croce Sull’Arno e sulla sponda sinistra che concorrono sistematicamente all’aggravarsi dello smottamento ogniqualvolta il fiume aumenta la portata, alza il livello e accelera la corrente. Il Genio Civile, l’autorità di Bacino, la Regione, la Provincia, il Comune di San Miniato, il consorzio di bonifica e quant’altri dovevano prendere visione della situazione sono stati informati da oltre due anni e continuamente sollecitati attraverso la consulta di San Donato, con visite in Regione, con la continua pressione verso un interessamento del Comune e con le assemblee alle quali hanno spesso partecipato personaggi degli enti sopra citati. Ebbene, sono passati già due inverni, lo smottamento si è allargato ulteriormente e i risultati in questo periodo, che io sappia, sono questi: lo stanziamento circa 70mila euro da parte della Regione, passati attraverso il comune di San Miniato, girati o da girare al Genio Civile il quale dovrebbe incaricare un Ingegnere privato per effettuare uno studio tecnico idrico sul tratto interessato. Quindi un’ultima notizia passata attraverso la consulta di San Donato e per bocca dell’attuale assessore ai Lavori Pubblici, che entro luglio del 2016 sarebbero stati almeno fatti i lavori concernenti l’abbattimento degli alberi sull’isolotto incriminato. Manca solo una settimana alla fine di luglio e l’isolotto continua a mostrare orgoglioso il suo bosco rigoglioso. Che sia l’ennesima presa in giro? Certo è che una settimana è un po’ poca per poter mantenere la promessa. Io credo che sia arrivato il momento di smetterla con la solite cose all’italiana, dov’è impossibile trovare un responsabile, dove bisogna aspettare che avvenga una tragedia per trovare i soldi e dove alla voce dei cittadini preoccupati fanno eco solo lungaggini, chiacchiere e distinguo su chi deve prendersi carico del problema. Credo di parlare a nome di tutti i miei concittadini quando dico che ora basta, che siamo stufi di essere presi in giro, che siamo stufi di non sapere chi deve intervenire e che siamo stufi di dover pregare a ogni inverno con la speranza che l’Arno continui a esserci amico nonostante i dispetti, i maltrattamenti e le offese che gli abbiamo riservato in questo cinquantennio.

Lettera firmata