
E’ giunta alle battute finali la trattativa che vedrà nascere il Pac, Piano di Azione Comunale, l’insieme di misure concordate fra i vari comuni che fanno capo alla centralina di rilevamento di Santa Croce per intervenire ogni qualvolta gli sforamenti del livello di Pm10 nell’aria si avvicinano al livello di guardia.
Una misura prevista dalle nuove norme in materia della Regione Toscana, e che nel Comprensorio del Cuoio è particolarmente sentita in quanto area che, per le sue caratteristiche, si è distinta in passato per l’elevato numero di sforamenti annui (leggi anche: Pm10, Regione: dati di S.Croce validi per tutto il Cuoio). Misure di prevenzione, volte alla sensibilizzazione ambientale, ma anche di intervento nel caso che si arrivino a registrare 15 sforamenti (primo confine di allertamento dell’Arpat) del livello di guardia per la presenza delle polveri sottili nell’aria. Il limite ultimo fissato poi dalla legge nazionale è di 35 sforamenti. Molto ampio lo spettro di comuni che faranno capo a Santa Croce sull’Arno, che ad oggi ha già registrato dall’inizio dell’anno 9 superamenti dei limiti. Questi i comuni che d’ora in poi faranno capo ai dati della centralina santacrocese, sita nei pressi della Coop: Bientina, Casciana Terme-Lari, Cascina, Castelfiorentino, Castelfranco di Sotto, Crespina-Lorenzana, Empoli, Fauglia, Fucecchio, Montopoli in Val d’Arno, Ponsacco, Pontedera, San Miniato, Santa Croce sull’Arno, Santa Maria a Monte, Vinci.
“Giornate ecologiche, maggiore attenzione alle zone dedicate ai pedoni e a quelle a traffico limitato, ancora più impegno nel controllo degli episodi di abbruciamento agricolo molto frequenti nelle nostre campagne, efficientamento energetico degli edifici pubblici, ‘traffic calming’ ovvero predisporre misure di razionalizzazione dei flussi di traffico grazie alla realizzazione di rotatorie. E’ in estrema sintesi e a grandi linee il contenuto del Piano di Azione Comunale (PAC) per contrastare la presenza di polveri inquinanti nell’aria delle nostre città” scrive l’assesso all’ambiente del comune di Santa Croce Marco Baldacci. “Il provvedimento descrive una serie di misure che le amministrazioni comunali dovranno seguire da qui al prossimo futuro. Il piano è stato preparato dopo l’input della Regione Toscana ed è lo stesso per tutti e 16 i Comuni che rientrano nell’area di rilevamento della centralina di Santa Croce. Dopo alcuni sforamenti dei livelli di Pm10 emersi fra la fine del 2015 e l’inizio del 2016 (dati rilevati per tutti i Comuni dalla centralina posta nella zona industriale di Santa Croce) è stato deciso il piano per diminuire, soprattutto con l’aiuto di pratiche virtuose e corrette da parte dei cittadini, le polveri sottili nell’aria. Centrali termoelettriche, riscaldamento, traffico e la combustione della legna o di altra vegetazione sono le cause principali della produzione di Pm10”.
“Il Piano è stato redatto grazie a un “Tavolo tecnico” istituzionale appositamente costituito, alla presenza di tecnici e di alcuni assessori con delega alle politiche ambientali che hanno seguito i lavori” continua Baldacci. “Il comune di Santa Croce sull’Arno è capofila in quanto, come detto, la centralina di rilevamento è situata nel suo territorio. Il Pac contiene tutte le azioni che i comuni si impegnano ad intraprendere da qui a tre anni, fino al 2018, per raggiungere l’obiettivo di ridurre l’inquinamento atmosferico, con particolare riferimento alle emissioni di Pm10 ed NO2. E’ questo un tipo di inquinamento atmosferico finora scarsamente considerato nelle nostre zone, ma che ha invece una ricaduta molto forte sulla nostra salute, in particolare su quella di bambini ed anziani. Il piano si pone pertanto l’obiettivo di individuare un insieme di azioni multi-settoriali, coordinate tra loro in maniera sinergica, che incidano a vari livelli sulle emissioni di queste sostanze. Le azioni individuate si dividono in “strutturali” (interventi e progetti) e “contingibili ed urgenti” (da porre in atto solo nelle situazioni di rischio). Il quadro conoscitivo della Regione Toscana ha individuato come inquinanti caratteristici il Pm10 di origine prevalentemente primaria e derivante quindi da processi di combustione che si verificano a temperature troppo basse, tali da determinare il rilascio in atmosfera di particelle incombuste nocive per la salute. I limiti degli inquinanti sono superati frequentemente nelle aree di fondovalle al di sotto dei 100-200 metri di altezza s.l.m. in situazioni di ristagno atmosferico, in assenza di pioggia e di ventilazione. Da ciò si desume che in linea di massima gli apporti più significativi di Pm10, in rapporto alla massa combusta, derivano principalmente da fuochi liberi di biomasse vegetali legittimamente effettuati nell’ambito di attività agroforestali realizzate in fondovalle, oppure illegittimamente accesi; – da impianti di riscaldamento degli immobili a combustibile vegetale in camini, dove cioè la temperatura di combustione non è molto superiore a quella a fuoco libero; da impianti di combustione di combustibile vegetale in stufe tradizionali o forni a legna, che raggiungono temperature più elevate, ma comunque non tali da azzerare le emissioni di Pm10; da tutti mezzi motorizzati a motore endotermico a gasolio o benzina mal funzionanti, o euro 0, 1, 2”. (ndm)