





Ogni campagna di scavo è una scoperta. Un cassetto dal quale escono strutture che raccontano di una città che non c’è più e reperti che descrivono una vita quotidiana altrimenti inimmaginabile. Nell’area archeologica di San Genesio, tra Ponte a Elsa e La Scala, nel comune di San Miniato, la campagna di scavo 2016 sta portando alla luce altre strade, una piazza e oggetti tanto rari da essere quasi unici in Europa, come parte di uno stampo per anelli in bronzo o in oro.
“Un manufatto estremamente raro – spiega Federico Cantini, professore di archeologia cristiana e medievale al dipartimento di civiltà e forme del sapere dell’Università di Pisa -, che dimostra la presenza nell’abitato di maestranze artigiane altamente specializzate”. Quell’area, ormai è appurato, a cavallo tra via Francigena e via Quinzia, era già da molto prima uno snodo importante. Quanto importante, però, lo si scopre ogni giorno, a ogni secchio di terra asportata. “I dati raccolti – prosegue Cantini – permetteranno di ricostruire l’impianto urbanistico del borgo di San Genesio nella fase di crescita economica che caratterizzò il periodo a cavallo tra XII e XIII secolo, quando doveva apparire come una serie di grandi edifici affacciati sulla ‘strada pisana’ che, verso ovest, conduceva alla grande pieve”. Ceramiche e monete in argento tra i reperti, mostrati con entusiasmo dagli archeologi e raccontati con altrettanto entusiasmo dal sindaco Vittorio Gabbanini, che anche di recente ha fatto visita al sito.
La campagna di scavo archeologico 2016, infatti, vede coinvolto il comune di San Miniato insieme all’Università di Pisa e Federico Cantini, che ha la direzione scientifica delle ricerche e alla quale partecipano dottori di ricerca e studenti dei corsi di laurea in Scienze dei Beni Culturali e Archeologia dell’Università di Pisa.
Lo scavo
L’area di scavo è un terreno privato che, quindi, al termine degli studi tornerà alla disponibilità dei proprietari, che, per il secondo anno, lo hanno messo a disposizione degli archeologi, dimostrando una non comune sensibilità verso la ricerca. Ancora per qualche giorno, quindi, i ricercatori saranno al lavoro, a ovest della piccola cappella di San Genesio, posta dell’incrocio tra via Capocavallo e la Tosco romagnola.
Le scoperte
Lo scorso anno, da quell’area, erano emerse alcune fondazioni di grandi edifici che dovevano far parte del borgo di San Genesio, distrutto dagli abitanti del castello di San Miniato nel 1248. “I lavori di quest’anno – spiega Cantini – stanno consentendo di indagare l’area più vicina alla strada statale, dove gli scassi agricoli hanno intaccato meno in profondità le stratigrafie archeologiche. Con lo scavo sono emersi i resti di alcuni edifici con fondazioni in ghiaia ed elevati in laterizi che si affacciavano su una strada inghiaiata che in prossimità della facciata della grande pieve di San Genesio si allargava per diventare una vera e propria piazza, fatta di ghiaia e ciottoli. Su questa stessa piazza, che doveva affiancare la via Francigena, passarono, con i loro seguiti, vescovi e imperatori dal X alla prima metà del XIII secolo. In prossimità della chiesa è emersa poi un’area cimiteriale basso medievale (XII-prima metà XIII secolo) che insisteva in una zona già utilizzata con funzione funeraria nella seconda metà del VI secolo, prima della costruzione del grande edificio religioso. Si tratta di una necropoli di grande estensione che ospitò decine di inumati negli anni che videro combattere bizantini e longobardi per il possesso della nostra penisola”. (E.ven.)