
“Gli insegniamo a non farsi sopraffare dalla paura, a confidarsi, a denunciare. Ma poi, quando lo fanno, non riusciamo a fare niente. Non possiamo difenderli e loro, a volte, preferiscono rimanere in casa piuttosto che affrontare quei ragazzi, quel ragazzo in particolare”.
Il “boss” di Ponte a Egola ha 13 anni e fa parte di un gruppetto che gira per il paese a piedi o in bici, che molesta ragazzi, anche più grandi, ai quali chiede soldi, a volte glieli prende dagli zaini, li spintona e li offende. Si parla persino di un coltello, anche se nessuno lo ha visto. Tanto sprezzante da “mettersi anche con gli adulti”, che spesso, alla fine, lo lasciando perdere. Storie, tante, che vanno avanti da mesi, in una pratica ormai quotidiana che si consuma nelle strade, piazze, giardini di Ponte a Egola e anche di altre frazioni vicine. Della quale i genitori di Ponte a Egola hanno informato polizia municipale e carabinieri, ma che non hanno trovato risposte concrete. Per questo, già più di 50 genitori (che aumentano di continuo), hanno deciso di agire insieme. Tutti insieme, stanno sottoscrivendo una denuncia da presentare ai carabinieri (ai quali si sono già più volte rivolti) per chiedere più sicurezza a Ponte a Egola. Non per punire qualcuno ma, come fanno i genitori, per provare ad aiutarlo, aiutando anche i propri di figli, certo. A convivere tutti insieme nello stesso spazio, a imparare che le cose si devono chiedere e che un no è comunque una risposta, a capire che quello che voglio io non è necessariamente giusto e che gli altri sono persone, che meritano tanto rispetto quanto ne merito io. Loro, i genitori, li chiamano atti di bullismo, ma dentro ci sono anche furto, minacce ed estorsione, a ben guardare.
I singoli genitori non sono riusciti ad avere risposte capaci di risolvere il problema e, parlando, hanno scoperto che gli episodi non riguardavano soltanto il proprio figlio, ma anche i figli degli altri. L’idea è nata così e i genitori, tutti insieme, hanno deciso di presentare una denuncia collettiva che nella realtà non vuole mettere in difficoltà o perseguitare qualcuno, ma far capire che questo problema a Ponte a Egola e non solo c’è e che, in qualche modo, va risolto. Prima che qualcuno si faccia male. Perché le cose, alla lunga, logorano anche i più pazienti. E così c’è già chi parla di provvedere da solo e “rimettere a posto” quei bulletti.
“Una situazione – spiegano i genitori – della quale non abbiamo bisogno, che potrebbe ripercuotersi su alcuni dei nostri figli e che rischierebbe, comunque, di non essere soluzione. Ma non possiamo stare qui ad aspettare che i nostri figli rientrino senza sapere cosa succede. O, peggio, che qualcuno si faccia male davvero. Deve esserci una soluzione”. E non sono certo i genitori a doverla trovare. Come hanno insegnato ai loro figli, non possono accettare in silenzio e non vogliono usare la forza.
Elisa Venturi
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