
Dopo 28 giorni, i risultati delle analisi richieste dalla Asl sono arrivati all’Oasi della pizza di Castelfranco di Sotto: non c’è traccia di botulino né di batteri anaerobici che possono produrre tossine nocive per l’uomo e creare un nesso diretto tra l’intossicazione alimentare delle 4 persone e le pizze acquistate nell’attività di Castelfranco. Le uniche irregolarità riscontrate dalla Asl e subito colmate dal gestore rimangono legate alla tracciabilità di alcuni prodotti, ma che non hanno niente a che vedere con le intossicazioni botuliniche.
A dirlo sono le prove eseguite dall’Istituto zooprofilattico sperimentale del Lazio e della Toscana, recapitate stamani, 16 giugno, a Fulvia Tocchini e al marito Alessandro Durante, titolari dell’Oasi della pizza. Stando alle analisi, la ricerca di tossine produttrici di botulino, sui prodotti alimentari analizzati e prelevati in pizzeria, ha dato in ogni caso esito negativo. Tre gli alimenti sui quali si erano concentrate le attenzioni degli ispettori Asl: carciofi sott’olio, olive in salamoia e prosciutto cotto, nei quali la presenza di tossine botuliniche o di clostridi produttori di tossine è risultata in ogni caso “assente”.
I risultati delle analisi, adesso, indicano sicuramente che non c’è traccia di botulino nei prodotti (tutti confezionati) utilizzati regolarmente dal locale, anche se per l’Asl è soprattutto il dato epidemiologico quello che conta: il fatto che due casi distinti abbiano trovato il loro unico collegamento proprio nella pizzeria, in un prodotto contaminato che potrebbe essere finito nelle pizze solo e soltanto quella sera. Il prodotto ingerito, del resto, è comunque diverso dal prodotto analizzato, anche se per i titolari dell’Oasi il collegamento tra le due intossicazioni è comunque da ricercare al di fuori della pizzeria.
È un clima contrastato quello che si respira entrando all’Oasi della pizza di Castelfranco. Un clima nel quale la soddisfazione si mescola alla rabbia, dove la felicità si accompagna alla frustrazione. I titolari della pizzeria non smettono di sfogliare tra le mani i risultati della analisi. Poche pagine, in base alle quali non risulta alcuna traccia di botulino nei campioni prelevati in pizzeria. “Di fatto non c’è nessuna traccia di botulino” afferma Alessandro Durante, che nella sera di mercoledì 18 maggio aveva visto entrare in pizzeria gli ispettori dell’Asl. Nello stesso giorno, quattro persone di Castelfranco avevano accusato sintomi riconducibili ad un’infezione da botulino: un uomo di 59 anni e una famiglia composta da tre persone. Due casi distinti e separati, che aveva subito innescato la caccia al possibile collegamento, individuato proprio nella pizzeria di via Dante dove le quattro persone avevano consumato alcune pizze e un calzone nella sera di venerdì 13. Incrociando gli ingredienti degli alimenti consumati dalla famiglia e dal 59enne, erano emersi tre prodotti in comune che potevano essere all’origine dell’intossicazione: appunto i carciofi, le olive e il prosciutto cotto. “Gli ispettori dell’Asl hanno sequestrato tutti i barattoli e le confezioni di questi tre ingredienti – racconta Durante – sia già aperti sia ancora da aprire”.
Nel corso dell’ispezione, la Asl aveva anche rilevato alcune irregolarità fornendo all’Oasi della pizza delle prescrizioni, in particolare rispetto alla documentazione e alla tracciabilità dei prodotti. “Piccole contestazioni alle quali abbiamo subito provveduto – dice Durante – riaprendo poi la pizzeria dopo 8 giorni di chiusura”. Irregolarità che sono state corrette, ma comunque indipendenti rispetto al problema del botulino.
“Tutta questa esposizione – aggiunge Duranti – e gli effetti sulla clientela sono stati devastanti. Ci hanno massacrato. Quello che fa male è pensare ad un’attività costruita giorno per giorno, in 15 anni di lavoro, e poi distrutta in meno di 5 minuti. Per non parlare di come ci addita la gente e di qualche scherzo telefonico di cattivo gusto. Da parte nostra, però, siamo sempre stati sicuri di non aver mai dato niente che potesse nuocere alla salute”.
Giacomo Pelfer