
Ordinanza di chiusura per quella che è stata identificata come un’attività di home restaurant a Montopoli. A farne le spese il padrone di casa dopo che poco meno di due mesi fa aveva promosso questa attività su Facebook attraverso una pagina. Attività forse troppo innovativa per le leggi in vigore.
L’home restaurant, infatti, consiste genericamente nella possibilità offerta a chiunque ami stare ai fornelli di trasformare la propria casa e la propria cucina occasionalmente in un ristorante aperto per amici, conoscenti e perfetti sconosciuti (viaggiatori soprattutto) che avranno la possibilità di sperimentare la cucina originale dei luoghi frequentati abitualmente o in occasione di un viaggio. La chiusura immediata di quella che la polizia municipale ha inteso individuare come attività, è stata ordinata a seguito di un rapporto degli agenti, che hanno riscontrato come non fosse mai stata fatta comunicazione di inizio. La mancanza della Scia, segnalazione certificata di inizio attività da farsi al comune ogni volta che si avvia un pubblico esercizio, ora costerà un periodo di stop, sino alla rimessa in regola delle carte al padrone di casa. Il ristorante “in casa” secondo quanto si legge nell’ordinanza comunale, effettuava da tempo numerose cene a tema che venivano regolamente pubblicizzate tramite eventi e post sul social network, dove la neonata “attività” riceveva anche riscontri positivi sul fronte delle recensioni, ribadite a più riprese anche su un noto sito di rating dedicato ad alberghi, ristoranti e affini. “Ci sembra incredibile che si debba ottemperare a delle regole per fare delle cene fra amici a casa che vanno avanti da anni” è la prima reazione del proprietario dell’abitazione dove si praticava l’attività di home restaurant (sempre stando al parere della municipale). “Una cosa che facciamo da tanti anni solo fra persone che si conoscono e dividendoci le spese”. L’iniziativa presa dalle forze di polizia, dicono fonti del Comune, ha lo scopo di regolamentate politiche di cautela nell’ambito del Testo Unico della Legge di Pubblica di Sicurezza, in un contesto però, quello italiano, fortemente segnato da un vuoto legislativo che si protrae ormai da anni. Il fenomeno degli home restaurant, già sdoganato un po’ ovunque in Europa ed in particolare nei Paesi in lingua inglese, è in espansione anche nella penisola, dove però mancano leggi ad hoc che regolamentino certe attività su un piano di sicurezza alimentare e non, oltre che da un punto di vista fiscale. Seppur recentemente assimilati da un parere del Ministero dello Sviluppo Economico ai ristoranti veri e propri, che come è noto devono ottemperare a numerose prescrizioni strutturali e sanitarie, con conseguente iter burocratico difficilmente affrontabile da chiunque, un futuro “sereno” per le attività degli home restaurant è appeso da circa due anni ad una proposta di legge in attesa di discussione alle camere e sulla quale pendono da una parte le polemiche, prevedibili, dei ristoratori “tradizionali” e dall’altro, invece, varie petizioni e raccolte firme vocate a una maggiore deregolamentazione, visto che di un modello anglosassone si parla.
Nilo Di Modica