


“Una nube tossica non può essere racchiusa in un cerchio tracciato col compasso”. La voce dal fondo della sala dà il senso della rabbia e della preoccupazione attorno all’azienda M3 di Ponte a Egola, ospitata nel capannone dell’ex Icla. Rabbia e indignazione approdate anche ieri sera, 30 maggio, in un affollatissima consulta di frazione che ha toccato quasi tutti i temi “caldi” della grande frazione sanminiatese, alla presenza del sindaco Gabbanini insieme agli assessori Marzia Fattori, David Spalletti e Gianluca Bertini.
Ad accendere il botta e risposta sull’ex Icla è stata una ragazza di 27 anni residente in via Nazario Sauro, che ha contestato in primis la carenza di informazione nei confronti dei cittadini e la mancanza di certezze sulla futura bonifica del sito, una volta che la M3, come pare, si trasferirà altrove. “Non c’è stata mai nessuna prevenzione – ha detto la ragazza -. Solo adesso è stato inviato un opuscolo alle famiglie scritto anche in modo molto tecnico: girando di casa in casa per la raccolta firme ho trovato la più completa disinformazione. Eppure in caso di incidente le radiazioni sarebbero paragonabili a quelle di un disastro nucleare, senza contare le tonnellate di materiale contenuto nello stabilimento che ci espongono al rischio di inalazioni tossiche”. “Io non so come nascano i tumori – ha proseguito – ma so che nella mia famiglia quasi tutti ne hanno sofferto: come faccio a lasciar correre? Non si può continuare a dire che tanto non succederà mai niente. Una simulazione di emergenza non è mai stata fatta: se suona l’allarme dell’azienda non c’è nessuno che sappia riconoscerlo. E infine c’è il problema dell’amianto: chi ci assicura che la bonifica verrà fata se l’attività se ne andrà?”. Da qui la protesta contro quanto accaduto nel 2012, quando alla chiusura dell’ex Icla fu permesso ad una nuova azienda di rientrare nello stabilimento.
“Il comune non c’entra niente – ha replicato il sindaco Vittorio Gabbanini -: è la regione che ha dato il permesso di riaprire sulla base del parere dell’Asl, dell’Arpat e degli altri organi competenti. Il sindaco ha solo preso atto di ciò che è stato detto dagli organi superiori. Voglio sottolineare, piuttosto, che per la prima volta è stato distribuito un opuscolo informativo alle famiglie, nel quale si vede come l’area cerchiata di rosso, quella cosiddetta ‘di impatto’, sia limitata entro il perimetro stesso dello stabilimento, mentre le persone che vivono nella zona gialla, in caso di incidente, devono solo limitarsi a restare chiuse in casa fino al termine dell’emergenza. Ad ogni modo c’è un accordo con la società per il trasferimento dell’azienda nel 2018”.
Sicurezza idreaulica: Egola e rio Monsone
Il tema che ha inaugurato l’assemblea, però, non poteva che essere l’Egola, nella prima consulta successiva al licenziamento dell’assessore Guazzini e al tremendo acquazzone del 24 aprile. Tutti concordi, del resto, nel riconoscere l’importanza del nuovo ponte della Tosco Romagnola, la cui struttura ad arco ha probabilmente evitato a Ponte a Egola conseguenze ben peggiori. Eppure le strade e i piazzali allagati hanno dimostrato comunque qualcosa che non va: l’attenzione si concentra adesso sul rio Monsone, il piccolo affluente dell’Egola rimasto quasi interaente tombato sotto lo sviluppo urbanistico della frazione, con un reticolo sotterraneo di scarichi e fogne di cui ad oggi non si hanno riferimenti. Ed è proprio da questi scarichi, probabilmente, che la piena dell’Egola del 24 aprile, attraverso il rio Monsone, è tornata su dai tombini allagando le strade del paese. Per questo la geologa Monica Salvadori del comune ha annunciato l’intenzione di controllare accuratamente il rio Monsone, anche per la valutare la possibilità di creare un sistema di cataratte a monte.
Il progetto della Casa della Salute
È stato il sindaco Gabbanini, invece, a portare davanti ai cittadini il progetto della Casa della Salute che sarà realizzato dall’Asl toscana di fronte a piazza Biagi. Un edificio da 1600 metri quadri diviso su due piani, di cui 160 saranno lasciati al comune di San Miniato, destinati probabilmente ad ospitare l’anagrafe o la polizia municipale. Al piano terra troveranno posto la sala d’attesa, un magazzino, la pediatria e gli ambulatori infermieristici, mentre al piano superiore saranno ospitati gli altri ambulatori, una palestra e le sale chirurgiche per gli interventi in day hospital. “Nel 2014 – ha detto Gabbanini – questi tipi d’intervento, effettuati all’ospedale di Empoli, sono stati circa 4mila in un anno. È questa l’utenza potenziale che in futuro farà capo a Ponte a Egola producendo un ritorno importante per la frazione”.
Le nuove tribune del Leporaia
Tra i tanti delle serata, poi, non potevano mancare le nuove tribune del campo sportivo Leoparia, presentate pochi giorni fa dall’amministrazione comunale insieme ai vertici del Tuttocuoio. Qualche perplessità, è stata espressa da un cittadino in merito all’opportunità di mettere in campo un investimento che comunque non permetterà al Tuttocuoio di giocare la lega Pro a Ponte a Egola. “Al di là della prima squadra il Leporaia è un impianto frequentato da centinaia di ragazzi ogni anno – ha ricordato il consigliere comunale Giacomo Pannocchia -: le tribuna sono un intervento che il paese aspetta da tanti anni”. Alcuni tifosi, però, hanno sollevato anche dubbi di fatto di poter assistere alle partite della prima squadra anche in caso di retrocessione in serie D. “Anche la nuova recinzione che è stata realizzata – ha fatto notare qualcuno – rischia di non essere a norma neppure per la serie D”. “La recinzione è stata fatta secondo le prescrizioni della lega nazionale dilettanti – ha risposto l’assessore allo sport David Spalletti – Nell’ipotesi che il Tuttocuoio si ritrovi a giocare in serie D basterà montare una tribuna ospiti in prefabbricato”.
Giacomo Pelfer