Ponte a Egola, 70 famiglie in Procura per la M3

14 maggio 2016 | 17:27
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Ponte a Egola, 70 famiglie in Procura per la M3

Rimane alta l’attenzione dei cittadini attorno all’azienda M3 di Ponte a Egola, l’azienda di gommapiuma subentrata al posto della vecchia Icla e sottoposta a normativa Seveso. Una questione sulla quale un gruppo di 70 famiglie ha presentato anche un esposto alla Procura della Repubblica. A rivelarlo, ieri sera, è stato il pontaegolese Riccardo Bongini, intervenendo nel dibattito “La Valdegola e il suo territorio” che si è tenuto ieri sera a La Serra.

Un intervento all’indirizzo dell’assessore regionale Federica Fratoni e del sindaco di San Miniato Vittorio Gabbanini, con l’obiettivo di reclamare prima di tutto chiarezza e informazione per i cittadini. Proprio in questi giorni, infatti, stanno arrivando alle famiglie gli opuscoli informativi stampati dall’amministrazione comunale per informare la cittadinanza su come comportarsi in caso di incidente all’interno dello stabilimento. Un opuscolo realizzato alla luce delle nuove fasce di pericolosità, recentemente ridimensionate dalle valutazioni di Arpat, vigili del fuoco e regione, alla luce dei minori livello di produzione conseguenti al passaggio alla nuova M3. Una revisione del piano di pericolosità che attende adesso la ratifica da parte della Prefettura.
“L’opuscolo è arrivato sei giorni fa – ha raccontato Bongini – ma fino ad oggi nessuno ci aveva mai detto niente. Non c’è mai stata informazione, anche nelle scuole nessuno ne sa niente. Parliamo di una realtà produttiva che in caso di incidente produrrebbe effetti devastanti, non solo a Ponte a Egola. Per situazioni come questa sono previste anche delle esercitazioni”. Una carenza di informazione, quindi, quella lamentata dai cittadini e segnalata anche all’attenzione della Procura.
Da qui la richiesta di chiarezza e tempi certi: “Vogliamo sapere con esattezza – ha concluso Bongini – quando l’azienda sarà trasferita, ma anche quando sarà bonificata da tutto l’eternit che c’è sulle coperture, perché non vorremmo che l’impresa se ne andasse lasciandoci il problema dell’amianto”.
Il sindaco Gabbanini, dal canto suo, si è limitato a replicare ricordando la data del 30 settembre 2018 come termine ultimo (votato in consiglio comunale l’estate scorsa) entro il quale la ditta dovrà essere delocalizzata. “Mentre per la bonifica dell’amianto – ha aggiunto – è previsto un obbligo a carico dei proprietari”. (g.p.)