





Qualche perplessità sul futuro, che ai tartufai toscani non pare essere proprio roseo. Per il resto, ci sono stati il gusto di stare insieme e la preziosa opportunità di confrontarsi con esperti del settore, specie sull’addestramento dei cani, che per molti è la priorità. Anche perché, senza cane, il tartufo non si trova.
Il primo convegno Il tartufo di Toscana ha portato a Ponte a Egola una 30ina di tartufai, interessati alla formazione e preoccupati per il futuro di questo settore, come molti “bazzicato” anche da qualche improvvisato attirato da facili guadagni. Che, poi, facili non sono se si sommano i chilometri calpestati dai cercatori con le condizioni dei terreni che affrontano, il maltempo, le mani sporche e la delusione delle giornate in cui non si “cava” niente. Più gioie che dolori, comunque, assicurano gli esperti, cresciuti in famiglie di tartufai, per lo più, tra cani abituati al lavoro. A Ponte a Egola, nell’occasione del primo convegno, si è svolto anche il quarto raduno dell’associazione Toscana Tartufi, che si è assicurata nuovi soci e ha ricordato, una volta in più, che niente viene bene se si improvvisa e che, quindi, la teoria deve precedere la pratica, alla quale deve seguire sempre tanta esperienza.
“I relatori e noi – racconta Riccardo Nicosia, presidente dell’associazione – siamo molto soddisfatti di questa prima esperienza, tanto che abbiamo già deciso di organizzare un altro corso per settembre. E poi, da lì, una serie di seminari, con particolare attenzione all’addestramento dei cani, che spesso è la cosa più difficile da imparare”, anche perché i cani non sono tutti uguali ed è difficile “togliere i difetti” quando li hanno presi. In più, neanche i tartufai sono tutti uguali, quindi a volte capita che un cane non adatto a qualcuno vada benissimo per un altro. Insomma, senza squadra non si vince. “Siamo convinti – prosegue – che la teoria serva molto a chi si avvicina al comparto, specie se in famiglia è il primo che si impegna in ricerca, commercializzazione o coltivazione del tartufo. Perché magari uno si fa un’idea o sente raccontare certe cose, ma l’odore di terra è un’altra cosa”. Rispetto a qualche anno fa, infatti, la ricerca del tartufo è meno tradizione di famiglia e più business che, quindi, come ogni lavoro o hobby, va studiato prima di essere praticato. (E.ven)