





A dare la fotografia del disastro sono le immagini dei campi trasformati in giganteschi laghi di fango. Terreni spazzati via dalla furia dell’acqua che ha devastato intere coltivazioni. Campi di grano, mais e patate completamente distrutti. È un bollettino di guerra quello che le aziende agricole della Valdegola e del territorio sanminiatese stanno mettendo assieme in questi giorni, con un conto dei danni che si annuncia già incalcolabile. Inevitabili le polemiche da parte degli agricoltori su tutto ciò che non ha funzionato, a cominciare dalla manutenzione degli argini e delle opere idrauliche che avrebbero dovuto dare sfogo alla forza della piena. Un tema sul quale interviene anche Coldiretti, annunciando l’intenzione di chiedere spiegazioni al Consorzio di bonifica del Basso Valdarno.
Per la Valdegola, del resto, le piene non sono certo una novità: bastano poche ore di pioggia o anche pochi minuti di violento acquazzone per riempire i mille rii e affluenti che fanno capo all’Egola, trasformando immediatamente il piccolo torrente in un fiume vorticoso. Ad aggravare la situazione, però, è stata questa volta la rottura di due argini di altrettante casse di esondazione, realizzate negli anni Novanta proprio per mitigare la forza delle piene. Opere che fino ad oggi sembrano aver dato discreti risultati, nonostante gli agricoltori abbiano sempre contestato la scelta di trattenere l’acqua a monte “con l’unico obiettivo – dicono – di tenere all’asciutto Ponte a Egola”. E proprio la frazione conciaria, del resto, può ringraziare probabilmente la realizzazione del nuovo ponte ad arco sulla Tosco Romagnola: con la vecchia struttura, secooldirettindo molti, il ponte si sarebbe trasformato in una pericolosissima diga che avrebbe potuto mettere sott’acqua il paese.
La rottura degli argini
A differenza delle altre volte, però, è stata proprio la rottura dei due argini in Valdegola ad aver dato all’acqua una violenza tale da spazzare via le coltivazioni. La prima rottura è avvenuta in località Fornacino, dove le acque dell’Egola hanno allagato la zona del Genovini sommergendo anche via Zara; la seconda, invece, si è verificata all’uscita della cassa d’esondazione del torrente Orlo a Corazzano, subito all’inizio della strada per Castelfiorentino.
Le accuse di Coldiretti
“Insieme al fenomeno dell’urbanizzazione e della cementificazione, la causa è da attribuire anche alla cattiva gestione del territorio, nonostante quasi il 10% della provincia (232 chilometri quadrati) sia a rischio alluvione elevata”. A parlare è il direttore della Coldiretti di Pisa Aniello Ascolese, che porta la testimonianza degli agricoltori della Valdegola e della Valdera per denunciare una “manutenzione del territorio che sta facendo acqua da tutte le parti – dice – aggravata dal rimpallo di competenze tra i vari enti che in momenti come questi, di fronte alla preoccupazione e ai danni delle imprese e delle famiglie, impiega giorni per dare risposte, con una burocrazia che finisce per affogare le attività economiche”. “Chiederemo quindi al Consorzio Basso Valdarno spiegazioni – afferma Ascolese – in merito alla manutenzione dei corsi d’acqua, dato che il suo ruolo dovrebbe essere quello di mitigare ed evitare fenomeni alluvionali. Vogliamo pertanto capire meglio quali sono le ragioni di questa empasse”.
La testimonianza di un agricoltore
A portare la propria testimonianza, per la Valdegola, è l’agricoltore Francesco Lai, titolare dio una delle aziende maggiormente colpite: “Lo stato del torrente Egola è disastroso – racconta Lai alla Coldiretti –: è diventato un vero e proprio rio ma nessuno fa la manutenzione. È infestato di erba e tronchi, il letto si è alzato e le esondazioni sono frequenti, ma mai prima d’ora con questa violenza”.
L’allarme della Cia
A far sentire la propria voce, in questi giorni, è stata anche la Cia di Pisa, soprattutto per la situazione relativa alle campagne di San Miniato Basso, dove la pioggia dell’ultimo weekend ha prodotto altrettanti e disastrosi danni all’agricoltura. Ed è proprio qui che la Cia ha chiamato a raccolta le istituzioni, nella giornata di martedì 26 aprile, visitando le aziende colpite tra San Miniato Basso e la Valdegola insieme al consigliere regionale Andrea Pieroni, al sindaco di San Miniato Vittorio Gabbanini, al vicesindaco Chiara Rossi, all’assessore Giacomo Gozzini, al sindaco di Fucecchio Alessio Spinelli e a Gianluca Soro del Consorzio di bonifica del basso Valdarno. “Ingenti i danni alle aziende e alle opere idrauliche – scrive Pieroni -. Sono necessari interventi urgenti per far defluire l’acqua che ancora ristagna nelle campagne. Occorre uno sforzo straordinario per fare gli interventi che servono sul rio San Bartolomeo e sul rio Macone, ma soprattutto occorre andare avanti per la messa in sicurezza dell’Egola, attuando gli interventi individuati in un accordo di programma sottoscritto circa 20 anni fa tra regione e comune di San Miniato”.
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