


Un incontro partecipato quello di ieri sera, 6 aprile, organizzato nella sala consiliare del comune di Santa Croce sull’Arno per parlare di infezioni da meningococco e prevenzione. L’incontro, arrivato dopo il recente caso di meningite che ha colpito una donna residente nel comune (leggi qui: Meningite, la 58enne sarà trasferita. Stabile il 27enne), è stato caratterizzato dalle tante domande avanzate sia dai cittadini presenti che dai dottori di medicina generale del territorio. A rispondere, il direttore del dipartimento di prevenzione dell’ex Asl 11 Gabriele Mazzoni. Presenti la sindaco Giulia Deidda e la sua giunta.
“Dai casi in Africa, dove il meningococco di ceppo A è stato debellato tramite un grande lavoro di vaccinazione monovalente nelle realtà colpite, a quelli nel Regno Unito, impegnato per ben 5 anni nell’intento di fermare il meningococco di ceppo C – spiega Mazzoni – l’unico modo per gestire la situazione è stato quello di prevenire la meningite con la vaccinazione, attuando misure mirate di profilassi” (leggi qui Meningite, ceppo europeo: il lavoro dei ‘detective’ Asl). Un invito fermo e sicuro alla vaccinazione, dunque, che attualmente vede la risposta positiva dei bambini fino ai 10 anni, con una copertura di circa il 96 per cento e degli adolescenti, circa al 75 per cento, mentre un riscontro importante si auspica invece per gli over 45 e, in generale, per la fascia degli anziani. “E’ importante continuare ad incentivare la vaccinazione anche se siamo nel pieno della primavera – continua Mazzoni –. Questo perché il meningococco di ceppo C, quello che si è maggiormente manifestato nelle nostre zone, è particolarmente aggressivo. Anche se la vaccinazione a tappeto in altre realtà ha consentito di arrivare alla cosiddetta ‘immunità di gregge’, grazie alla quale la vaccinazione dei soggetti a rischio consente la protezione anche di coloro che non sono vaccinati, il consiglio resta quello di optare comunque per il vaccino. Si parla soprattutto di quello monovalente per il ceppo C, ma rimane consigliabile quello quadrivalente ai ragazzi e a coloro che dovranno recarsi all’estero”. Se l’anno scorso le richieste di vaccino in tutta la Asl 11 erano 300, dopo i recenti casi di meningite avuti dal mese di gennaio le stesse sono aumentate a 38mila. Una domanda andata alle stelle, per la quale è stato necessario un adeguato approvvigionamento, contando che per avere un vaccino occorre il tempo utile alle verifiche di laboratorio su ogni lotto, stimate ad almeno un mese di attesa. “Come mai la signora di Santa Croce ha preso la meningite nonostante fosse stata vaccinata? Dopo quanto tempo è necessario rifare il vaccino? E’ possibile somministrare il vaccino ad una donna in gravidanza?”.
Queste alcune delle domane fatte sia dai cittadini che dai medici presenti all’incontro. “Innanzitutto va chiarito che alla signora di Santa Croce – risponde Mazzoni – era stata rilevata in fase di ricovero una situazione di immunodepressione che ha favorito l’insorgere della malattia. Poi, si è ammalata dopo 25 giorni dalla vaccinazione, ciò fa pensare che il vaccino ha comunque aiutato la signora ad evitare una forma più aggressiva, tant’è che adesso sta pian piano migliorando. Se su una piccola percentuale di persone, tra l’1 e il 3 per cento, la vaccinazione può non avere effetto, comportando l’insorgere della malattia, su coloro che sono stati vaccinati da poco tempo invece può succedere che la meningite possa manifestarsi lo stesso, anche se in modo meno grave”. Per quanto riguarda il richiamo alla vaccinazione è stato spiegato che, dati di studi internazionali alla mano, i tempi di risposta dei bambini sono ottimi fino a dieci anni, sebbene recentemente sia stato dimostrato come negli ultimi anni ci sia stata una leggera caduta, tale per cui sono tuttavia necessari ulteriori studi per capire quando è giusto rivaccinare. “Per gli adulti ne sappiamo ancora meno – dice Mazzoni – per il momento possiamo attestare la durata del vaccino a 5 anni”. In merito alle donne in gravidanza ci sono dottori che si rifiutano, per una questione di tutela personale, di somministrare il vaccino. “A loro rispondo – prosegue il direttore – che sul piano scientifico non ci sono controindicazioni assolute, anche se non essendoci dati empirici i medici che si vogliono tutelare possono eventualmente farlo con un consenso informativo. Diciamo che con questa vaccinazione sarebbe opportuno valutare la correlazione rischio-beneficio: è bene somministrarlo se la donna è stata a contatto con una vittima di meningite o se vive in un luogo dove si sono registrati diversi casi. Durante l’allattamento non ci sono comunque controindicazioni”. Una situazione di fatto portata alla luce nell’incontro di ieri è stata infine l’incertezza con cui si ricevono informazioni sulla meningite da parte dei medici del territorio. “Molti di loro consigliano di non fare il vaccino e non lo fanno a chi lo richiede – afferma un cittadino –. Per fare una corretta campagna di prevenzione e informazione credo sia giusto che i medici, per primi, possano dare il buon esempio, oppure spiegare le loro ragioni in modo da non creare dubbi e confusione fra i pazienti”.
Serena Di Paola