
Il Dramma Popolare ricorda Don Luciano Marrucci, una personalità poliedrica tra letteratura e drammaturgia. In un incontro in programma per venerdì 1 aprile alle 17,30, a Palazzo Grifoni a San Miniato. Tra gli interventi, anche quello di Carlo Lapucci scrittore e saggista. Coordina Marzio Gabbanini, presidente della Fondazione Istituto Dramma Popolare.
La figura di un prete e di un uomo che ha segnato il ‘900 a San Miniato e nella cultura italiana. Suoi scritti sono stati pubblicati da Einaudi, pezzi delle sue collezioni sono ad Oxford, la sua attività di catechesi e logica sul web aveva followers anche oltre oceano. Era una personalità complessa, don Luciano Marrucci, morto l’inverno scorso, che ha lasciato un segno indelebile in molte istituzioni del territorio. La più importante, indubbiamente, il Dramma Popolare di cui per ben due volte è stato direttore artistico. Coraggiose, viste oggi, molte delle sue scelte. A partire da quel “Ti-Jean e i suoi fratelli” – siamo nei primi anni ’90 – in cui un bravo Remo Girone vestì i panni di un diavolo che cantava e ballava in pizza Duomo. E’ stato l’unico musical nella storia di quest’esperienza di drammaturgia dello spirito che compie quest’anno 70 anni. Così come, anni dopo, senza farsi spaventare dallo storico “Poverello”, ripropose la vita di San Francesco con “L’uomo che vide” che è stato uno degli spettacoli più applauditi dell’ultimo ventennio.
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