





Un impegno preso più di 15 anni fa dal comune di Castelfranco di Sotto e oggi onorato da Gabriele Toti come sindaco di Castelfranco di Sotto.
L’impegno è importante e gravoso allo stesso tempo: ricordare la memoria di un orentanese, Lido Duranti, nato nel paese ai confini del padule nel 1919 e a lungo dimenticato, morto il 24 marzo 1944 nelle Fosse Ardeatine, tra le 335 vittime della rappresaglia nazifascista. Toti, questa mattina 23 marzo, armato di fascia tricolore, si è recato a Roma per la commemorazione dell’eccidio, per deporre una corona di alloro in memoria di Duranti, medaglia d’argento al valor militare, a pieno titolo ricordato come una delle vittime della lotta di liberazione caduto trucidato per rappresaglia in uno dei più terribili eccidi nazifascisti.
“Grossa emozione ritornare alle fosse Ardeatine – ha spiegato -. E’ un’emozione perché sono voluto andare per un motivo semplice: ricordare quelle 335 persone e in particolare uno di loro, Lido Duranti, che era nato nel nostro comune. Con me, da un lato, un dovere che è il dovere della memoria e dall’altro l’oppurtunità di dare il giusto riconoscimento a una persona che ha perso la vita nei fatti che hanno portato alla nascita della Repubblica.
Noi spesso dimentichiamo, ma è importante ricordare questo legame vivo tra il presente e il passato che è la memoria, più che mai in questi giorni in cui c’è una tendenza a dimenticare mentre credo che sia utile ribadire sempre e comunque quello che è stato il nostro passato. La figura di Lido Duranti anni fa era stata al centro di una ricerca storica e di una pubblicazione: in quell’occasione il comune di Castelfranco si era preso un impegno che oggi sono ad onorare, ovvero tenere viva la memoria di questa persona e delle circostanze in cui è avvenuta la sua tragica morte”. Una morte che è uguale a troppe altre morti, perché non c’è nulla che possa mai giustificare il sacrificio di una vita, figuriamoci di centinaia.
Lido Duranti
Nato a Orentano e come molti emigrato a Roma con la famiglia per fuggire alle dure condizioni economiche, Lido Dutanti presta servizio militare in Libia. L’8 settembre del 1943 è da qualche parte in Italia, ma solo alcuni mesi dopo riuscirà a ricongiungersi alla sua famiglia, a Roma. Che, come molte altre famiglie non allineate al regime, vive nei sobborghi lungo la via Ostiense. Nella Capitale, con un congedo provvisorio, trova un’occupazione alla Pirelli. Negli stessi giorni in cui gli Alleati bombardano Montecassino, a metà febbraio ’44, Lido viene tradito da una donna che, all’uscita della fabbrica, lo consegna alle SS. Duranti, che aveva aderito a formazioni partigiane clandestine, secondo alcuni il Movimento comunisti d’Italia, secondo altri il Partito comunista italiano, ha in tasca una lista di 40 compagni che riesce a mangiare prima di essere tratto in arresto. La sua detenzione durerà poco più di un mese: prima a Regina Coeli e poi nella terribile struttura di torture di via Tasso, dove fino all’ultimo si rifiuta di collaborare, nonostante le pesanti torture. L’ultima volta che il padre lo vede, gli erano stati strappati denti e unghie ed era una maschera di sangue. Lido si rifiuta di parlare nonostante lo stesso padre lo implori, scrivendo la sua condanna a morte, che si consuma nella rappresaglia delle Fosse Ardeatine. Oggi, a Lido Duranti è intitolata una strada nella frazione di Orentano e gli è stata riconosciuta una medaglia d’argento al valor militare, oltre a una pubblicazione da cui abbiamo tratto queste informazioni, sscritta da Claudio Biscarini e Savino Ruglioni, edizioni Fm, Lido Duranti, vita di un partigiano ucciso alle Fosse Ardeatine.
Gabriele Mori
Notizia in aggiornamento