Meno imprese ma più efficienti, i dati Ires sul distretto

4 marzo 2016 | 12:29
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Meno imprese ma più efficienti, i dati Ires sul distretto
Meno imprese ma più efficienti, i dati Ires sul distretto
Meno imprese ma più efficienti, i dati Ires sul distretto

La crisi consegna un tessuto manifatturiero con meno imprese ma con una forza lavoro sostanzialmente stabile, a dimostrazione di una congiuntura economica che ha prodotto una riorganizzazione dell’intero settore, “cessando da un lato i ‘rami morti’ ma dall’altro migliorando le imprese più efficienti”. A dirlo sono i dati dell’Ires, l’Istituto di ricerche economiche e sociali illustrati questa mattina a Villa Pacchiani, nell’ambito del convegno dal titolo “Coesione e innovazione per il distretto di Santa Croce”, organizzato da Cgil e Filctem-Cgil. Presenti all’appuntamento numerosi imprenditori, artigiani, rappresenti delle associazioni di categoria e del sindacato, insieme ai sindaci di Santa Croce e Castelfranco Giulia Deidda e Gabriele Toti.

I numeri del distretto
Positivo il quadro illustrato dal ricercatore Ires Enrico Fabbri, che ha allargato lo sguardo all’intera filiera legata alla pelle, dalla conceria fino alla calzatura e all’intera pelletteria, considerando quindi l’itero asse della moda a cavallo tra le provincie di Pisa e Firenze. Un tessuto produttivo “dalle capacità performanti – ha detto Fabbri – che durante la crisi ha saputo mettere in atto una sorta di ‘riaggiustamento industriale’. Circa 390, infatti, le imprese perse dall’inizio della crisi ad oggi, alle quali non corrisponde però un’altrettanta perdita a livello di forza lavoro, fatturati e investimenti”. Numeri stabili anche per quanto riguarda le esportazioni, che nel 2014 hanno prodotto 4,24 miliardi di euro, perfettamente in linea con i dati del 2011. A farla da padrona, però, nel campo dell’export sono proprio le aziende conciarie, che nello stesso frangente temporale hanno incrementato le esportazioni di circa un terzo: da 2,7 a 3,5 miliardi di euro.
Interessante anche il dato degli investimenti, che sembra aver accusato i primi anni di crisi per poi ricrescere rapidamente: dai 205 milioni del 2008, la filiera della pelle aveva toccato il picco più basso di 147 milioni nel 2010, per poi risalire di nuovo a 255 milioni nel 2014. “Investimenti che hanno a che fare sopratutto con la forza lavoro – ha spiegato Fabbri – a dimostrazione che questo territorio, nella sua dimensione locale, non ha mani rinunciato a seguire una politica industriali, portanto aventi scelte lungimiranti”.
Le nuove assunzioni
Relativamente ai nuovi avviamenti lavorativi, registrati nel 2014, la ricerca distingue tra le mansioni di tipo cosiddetto ‘energetico’ e quelle di tipo ‘cognitivo’. Nel primo caso, cioè tra le nuove assunzioni di forza lavoro ‘manuale’ (che coprono il 79% di tutti i nuovi avviamenti) è interessante rilevare una fortussima discrepanza tra l’area fiorentina e quella pisana: nel primo caso l’incremento di nuovi avviamenti del 2014 è stato di ben il 35%, contro il 4,3 della sponda pisana. “Questo dato è legato alla maggiore perdita di posti di lavoro che si era avuta nell’area fiorentina nei primi anni di crisi – ha detto Fabbri – mentre la provincia di Pisa ha saputo tutelare molto di più la propria forza lavoro”. Le aziende conciarie, inoltre, sembrano aver suputo incrementare meglio delle altre le competenze di tipo ‘cognitivo’, implementando qualitativamente l’offerta e spesso delocalizzando in modo intelligente, “spostanto all’estero solo le fasi a minor progettazione”.
L’accrescimento delle competenze
“Nel distretto del Cuoio, inoltre – ha aggiunto Fabbri – si osserva una maggiore diffisione di ‘competenze pregiate’ tra le aziende. Questo grazie all’esistenza di un distretto, il quale, a differenza di quanto avviene nell’area fiorentina, permette di capitalizzare le risorse mettendole in condivisione tra più imprese. Ormai qui non si vende più la pelle, ma si offre piuttosto un’idea, un servizio. Santa Croce ormai sta diventando questo”.
La qualità del lavoro
Contrariamente alle preoccupazioni sollevate spesso dalla stessa Cgil, la ricerca illustrata da Ires sembra indicare un’incidenza abbastanza bassa di lavoro precario: “Anche i somministrati e i vecchi Co-co-pro sono ormai rimasti pochissimi – ha detto Fabbri -. Inoltre il 15% dei somministrati diventano poi contratti a tempo determinato o indeterminato. In generale questo territorio offre un lavoro di buona qualità. Per il futuro, magari, bisognerebbe prestare maggiore attenzione al ricambio di competenze di tipo ‘cognitivo’: per farlo servono maggiori sinergie con centri di ricerca e università, non solo di questo territorio”.

Il dibattito
All’incontro, coordinato da Tania Benvenuti, segretaria Cgil per la zona del Cuoio, erano presenti anche il presidente Ires Fabio Giovagnoli e il ricercatore Fabio Boscherini. Al dibattito sono intervenuti anche il segretario generale Filctem Cgil Pisa Domenico Contino, il segretario Filctem Loris Mainardi, il segretario generale Cgil Pisa Gianfranco Francese e la segretaria nazionale Filctem Cristina Settimelli. Tra gli interventi anche il presidente di Poteco Osvaldo Ciaponi, la presidente Assa Rossella Giannotti, il presidente di Assoconciatorio Franco Donati, la dirigente Asl Tonina Iala, il presidente di Toscana Manifatture Paolo Nacci, insieme a Lucia Curcio del comitato di distretto, al presidente del Consorzio conciatori Michele Matteoli e al responsabile Cna Valdarno Graziano Turini.
Il commento dei conciatori
Tra i punti di forza del distretto di Santa Croce emersi dalla giornata di oggi, sono stati sottolineato in particolare la razionalizzazione dei processi produttivi, il marketing strategico per il miglioramento delle performance, la gestione delle risorse umane e la buona gestione dell’immagine di impresa e del prodotto. “I nostri imprenditori conciari – ha commentato il presidente Assoconciatori Franco Donati – hanno saputo investire in modo mirato consapevoli che non c’è crescita se non c’è programmazione. E stiamo continuando a investire sul fronte della ricerca, che riteniamo asse strategico per il nostro comparto: in quest’ottica sarà sempre più centrale il ruolo del Poteco, che anche grazie alla sua nuova sede ha tutte le caratteristiche per affermarsi quale polo internazionale di riferimento per l’intera filiera della pelle. L’altra grande scommessa per il distretto è legata alla nuova certificazione della pelle che vuole valorizzare e premiare gli sforzi che supportano i nostri investimenti complessivi di distretto».

Giacomo Pelfer