San Lazzaro, il primo palio dopo don Lido

3 marzo 2016 | 14:57
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San Lazzaro, il primo palio dopo don Lido

Gli uomini passano, ma quello che hanno fatto resta. Così succede per don Lido, recentemente scomparso che, da lassù, quest’anno assisterà al primo palio di San Lazzaro (leggi qui Don Lido è tornato alla casa del Padre, morto nella notte), il 36esimo in totale.

Alla presentazione del cencio 2016 realizzato da Natale Addamiano, lunedì 7 marzo, ci sarà anche il vescovo di San Miniato Andrea Migliavacca. L’opera mette Cristo al centro della scena, di spalle, che procede verso la montagna, in direzione di Lazzaro resuscitato. Per il comitato Palio di San Lazzaro, la nota critica è curata da Sauro Mori che scrive: “Intorno all’ingresso del sepolcro, altre figure animano la scena, testimoni perplessi, increduli di ciò che è accaduto proprio di fronte ai loro occhi. La superficie del dipinto è occupata per lo più dal paesaggio, arido, roccioso, polveroso, nel quale si inserisce di spalle la figura di Cristo, che avanza a passi lunghi, quasi volesse recuperare il ritardo del suo arrivo e si orienta al sepolcro. La sua mano sembra fondersi con la montagna, che solo lui può smuovere con tutto ciò che contiene, sepolcro e morto compresi. Ha appena pronunciato le parole e l’effetto è immediato, lo dimostrano coloro che sono presenti. Dal nero del sepolcro, per contrasto simultaneo, si anima il Lazzaro bianco e sentiamo il passaggio dalla morte alla vita. Il pittore non ricorre alle espressioni facciali, ma semplicemente a questo contrasto tra tinte neutre. Gesù è il centro di tutta la scena e questa sua centralità viene sottolineata dall’altro contrasto tra colori. Infatti la veste rossa e il bruno del mantello vanno a formare una lettera V (come Vita) che diventa anche un cono prospettico rovesciato, che attrae a sé e fa sentire l’avanzamento della figura fasciata di Lazzaro. E’ questa una trovata creativa e tecnica, che aumenta la velocità narrativa e che pochi riescono ad utilizzare, perché bisogna avere talento e conoscere il mestiere. Per queste ragioni l’opera diventa con facilità ‘popolare’, alla portata di chiunque. Intorno a quel sepolcro ci sono altre figurine, ognuna con la sua carica narrativa. Sono stato attratto da quella vestita di nero, potrebbe raffigurare una delle sorelle in lutto, ma richiama tutte le figure femminili, madri e spose, che vedemmo in passato e che occupano un posto nella nostra memoria. Il miracolo narrato nel Vangelo viene riproposto ancora una volta con semplicità, efficacia e soprattutto in maniera nuova. Ripenso al Lazzaro, completamente fasciato, di lui non vediamo nulla e anche per questo, assomiglia ad ogni uomo del mondo. A mio parere, questa è la novità comunicata dall’artista”.