
La competenza è tra quelle che passa alla Regione. E la Toscana, proprio in questi giorni, sta decidendo come, dove e quando si svolgeranno i prossimi esami di idoneità per il conseguimento del tesserino che consente la ricerca e la raccolta del tartufo. Al momento, quindi, ancora per un po’, non ci saranno abilitazioni.
Dall’esame al diventare tartufaio ci sono anni passati nella macchia con il cane, ad annusare l’aria, maneggiare la terra, cadere e rialzarsi, con i pantaloni sporchi, il fiato corto e il cuore pieno. Come le tasche, qualche volta, ma non sempre. Comunque, il conseguimento dell’abilitazione è un passo necessario per cercare e raccogliere tartufi, non il primo, forse, visto che non si cerca il prezioso fungo ipogeo se non si conosce qualche buon posto dove cresce. Finora, la legge regionale in materia di tartufo assegnava alla provincia il compito di organizzare le sessioni d’esame, in genere almeno due l’anno ma spesso di più e in 4 sedi diverse della regione. La recente riforma delle province, però, ha reso necessario mettere la tartuficoltura tra le materie da riassegnare. I tartufai pagano già la tassa annuale alla Regione e molti degli ex dipendenti della provincia sono ora dipendenti della di palazzo Strozzi Sacrati a Firenze: questo deve aver facilitato la scelta dell’assegnazione della competenza proprio alla Toscana, anche nella logica di ragionare per territori più ampi, specie in tema di tutela e regolamentazione del commercio, per esempio. Più difficile organizzare il resto, la parte pratica, quella di cui si occupava il singolo ufficio: a partire dalle commissioni e dalle sedi dove sostenere gli esami, per non costringere gli aspiranti cercatori ad attraversare la Regione.
In attesa
Cose che succedono, queste, in periodi di cambiamento, d’altra parte c’è un sistema da ricostruire. Nulla di imprevisto, comunque, considerato che la provincia di Pisa ha svolto l’ultima sessione a fine dicembre, dopo Natale, proprio per non finire nell’anno nuovo e soddisfare tutte le richieste accumulate. Una cinquantina, forse, quelle in attesa in tutta l’ormai ex provincia: chi desidera sostenere l’esame continua ancora a consegnare la domanda allo stesso ufficio ex provincia di Pisa ora regione Toscana e inizia a studiare, visto che le cose da imparare non sono poche, anche se niente in confronto a quanto insegnerà la natura a chi sceglierà di fare il cercatore, anche solo della domenica. Difficile, per ora, fare una previsione sulle prossime sessioni, di certo prima che apra la stagione del bianco pregiato a settembre, ma probabilmente non prima dell’estate.
Qualche cifra
Sono poche centinaia i cavatori abilitati delle colline samminiatesi, che superano il migliaio in provincia di Pisa. Ciascuno di loro versa alla Regione circa 100 euro l’anno, il 60 per cento dei quali tornava alla Provincia (ora ai Comuni, leggi qui Tartufi, i soldi dei tesserini ai comuni toscani ), per essere reinvestito sui territori in promozione, sviluppo e tutela delle zone tartufigene.
Elisa Venturi