


Nel futuro di Villa Fiore ci sarà anche il recupero dei resti dell’antica chiesa di San Biagio, datata tra il 1038 e il 1135. Le sue tracce, oggi inglobate nella casa colonica all’interno della proprietà della villa, torneranno alla luce con un piano di salvaguardia e valorizzazione. È quanto prevede il progetto di recupero del complesso edilizio, nel centro storico di San Miniato, approvato nell’ultimo consiglio comunale (leggi qua Villa Fiore da recuperare, ecco il piano).
Un progetto sul quale si dibatte da anni, rimasto fino ad oggi bloccato per un “difetto” di datazione della struttura, e adesso pronto a partire entro l’anno una volta terminata la fase delle osservazioni. A rallentare l’iter del progetto, presentato nel 2012, era stata la previsione di demolizione e ricostruzione completa della struttura, la cui proprietà occupa buona parte del versante nord della collina della Rocca, al di sopra di piazza Dante, inglobando anche la cosiddetta casa colonica con gli annessi resti della chiesetta di San Biagio. Come spiegato nel progetto, firmato dall’architetto Anna Braschi insieme al figlio Pietro Dani, la demolizione e ricostruzione della villa sarebbe risultata come l’unica soluzione possibile per consentirne il recupero. Risalente al periodo della prima guerra mondiale, infatti, la villa è realizzata con semplici masselli di calcina intercalati con file di mattoni, e in base ai saggi effettuati in questi anni è risultata prima di fondazioni. “Negli anni ’80, inoltre – racconta l’architetto Braschi – è stata aggiunta una copertura in cemento armato che ha finito per peggiorare la situazione, sfiancandone completamente i muri. Una dozzina di anni fa, anche uno studio condotto dall’ingegnere Andrea Capecchi per conto di un potenziale compratore inglese, era arrivato alle stesse identiche conclusioni. Per questo abbiamo proposto la demolizione e ricostruzione filologica dell’edificato, nel rispetto di tutte le prescrizioni degli enti competenti”. La proposta, tuttavia, era stata inizialmente bloccata per un’incertezza sulla datazione: “A causa di un errore cartografico – spiega Braschi – la villa risultava vincolata in quanto ottocentesca. In realtà abbiamo dimostrato che era stata realizzata tra 1915 e 1917. Questo errore, però, ci è costato quasi quattro anni di stop”.
La nuova villa, oggi di proprietà dello stilista sanminiatese Emilio Cavallini, sarà quindi ricostruita e destinata a civile abitazione, procedendo anche alla sistemazione e messa in sicurezza del versante. Della stessa proprietà, però, fa parte anche la cosiddetta ex casa colonica. “Nel tempo la struttura era stata trasformata in civile abitazione con interventi impropri – spiega Braschi – utilizzando come per la villa masselli di calcina intervallati da ricorsi in mattoni. Attraverso i saggi che abbiamo effettuato, però, sono stati trovati tratti di un muro antico e una parete in coccio locale. In pratica abbiamo rinvenuto una porzione della parte basamentale della chiesa di San Biago. È stato quindi deciso di riorganizzare la struttura per mettere in luce i resti”. “Ci tengo a precisare – conclude Braschi – che tutto il progetto è visibile e consultabile sull’albo pretorio del comune”. (g.p.)