
Giudicare i fatti, non le persone. Con verità e rispetto. E’ questo, in estrema sintesi, l’appello lanciato agli operatori della comunicazione da papa Francesco e riportato ai giornalisti locali dal vescovo di San Miniato Andrea Migliavacca, festeggiando san Francesco di Sales, santo protettore di giornalisti e scrittori. Nell’anno giubilare, l’invito alla Misericordia si unisce a quello alla verità, affinché siano sempre guida dell’operato di una stampa che ascolta e comprende prima di raccontare.
Un momento di preghiera e uno di riflessione, quelli che la diocesi ha voluto condividere con i giornalisti, con al centro la cena, luogo privilegiato da sempre di incontro, accoglienza e condivisione. A tavola, il nuovo vescovo di San Miniato, ha raccontato i suoi primi giorni nella nuova diocesi, tanto diversa da Pavia, ma in alcuni tratti simile. Ha raccontato delle tante persone in diversi modi già incontrate e anche dello stupore di aver “trovato tanta ricchezza in ciascuno di questi momenti. Ricchezza di storia e luoghi, ma anche di persone, che riescono a mettere creatività e impegno in tutto ciò che fanno”. Quello che don Andrea non ha trovato, invece, è la movida, quella che a Pavia, città universitaria, dà a volte fastidio ma che qui, in questa diocesi di confine, certo senza esagerazione, farebbe piacere. “Quello che non sono ancora riuscito a capire – ha detto il vescovo – è dove sono i giovani. Dove devo andare per incontrarli. Ma in questo monsignor Morello e gli altri mi aiuteranno”. Mentre sta pensando di trasformare in pagina Facebook il suo profilo, così da non avere limiti nelle richieste di amicizia e di riattivare quello Twitter, che non gli viene così facile utilizzare, don Andrea lancia un’iniziativa, ancora tutta da valutare e si offre per un aperitivo con il vescovo in piazza duomo. “Vorrei portare un po’ di chiasso in queste strade silenziose – ha detto -. Un chiasso positivo, che ‘stani’ i giovani, la loro forza ed energia. Vorrei andare dove sono i giovani, non perché loro hanno bisogno di me, ma perché la Chiesa ha bisogno di loro. Alcune parrocchie stanno organizzando degli oratori, che sono splendidi luoghi di aggregazione”. Ma che richiedono che i giovani vadano lì, mentre lui vuole arrivare da tutti. Come farà tra i lavoratori e il cuore produttivo del comprensorio: “Stiamo organizzando la visita alle concerie – spiega il vescovo – che sarà tra una decina di giorni”. A un tavolo di giornalisti, tra #svegliaitalia e il Family Day, al vescovo non è mancata la domanda sulle unioni civili. “Bevo un goccio”, scherza prima di spiegare con precisione e chiarezza la sua posizione, che non può che essere quella della Chiesa. “La Chiesa è chiamata ad accogliere le persone – ha detto don Andrea -, con le loro storie, il loro vissuto, la loro esperienza. Riguardo alla famiglia, l’insegnamento della Chiesa è chiaro: si fonda sul matrimonio tra un uomo e una donna. La famiglia, così intesa, è una ricchezza da tutelare e sostenere e la Chiesa sprona la politica a interessarsi anche ai problemi e alle ferite che turbano le famiglie. Poi ci sono altri tipi di unioni: su quelle, tocca alla politica decidere se e in che modo legiferare. Sono questioni politiche e tocca alla politica redimerle, sarebbe irrispettoso pensare di sostituirsi alla politica nelle questioni politiche. Quello che mi auguro come vescovo e che auguro alla mia Chiesa è la capacità di ascoltare, senza grida di piazza ma con il desiderio di comprendere e accogliere, di essere compreso e accolto”.
Nel corso della serata sono stati ricordati anche due grandi assenti, scomparsi di recente, don Luciano Marrucci (leggi qui Si è spento don Luciano Marrucci ) e Nilo Mascagni.
Elisa Venturi