





Sotto la vegetazione è sbucato di tutto. Dagli immancabili sacchetti alle bottiglie di plastica, dai penumatici ai mobili, dai vetri in frantumi fino a interi complementi d’arredo. Uno scenario di squallore e di inciviltà che arriva dal territorio di Montopoli, tra San Romano e Capanne, dove i cittadini ci hanno segnalato decine di discariche a cielo aperto, saltate fuori dal recente taglio della vegetazione. Sulle sponde dell’Arno come lungo la massicciata della ferrovia, dove al posto di canneti, erbacce e sterpaglie compare adesso uno scenario punteggiato da una distesa di rifiuti.
Negli ultimi mesi, infatti, il consorzio di Bonifica ha ripulito l’argine dell’Arno sul lato di San Romano, mettendo fine finalmente ai canneti che da tempo invadevano il marciapiede di lungarno Pacinotti. Adesso, però, basta affacciarsi oltre il muro che divide il marciapiede dalla sponda del fiume per scoprire un paesaggio costellato di rifiuti e scarti di ogni tipo. Rifiuti di lunga data, gettati lì chissà da quanto tempo, insieme ad altri certamente più recenti, come i tanti residui di quella che sembra essere stata una festa di capodanno. Rifiuti che oggi ricoprono interamente un canale di scolo all’altezza di piazza Terracini: piatti di plastica, bottiglie di birra e confezioni di fuochi d’artificio, seguito poco più avanti da ruote e pneumatici da biciclette, pezzi di gommapiuma e una continua distesa di sacchetti dai più svariati colori.
Uno scenario di degrado che non cambia proseguendo verso il territorio di Capanne, in via Vaghera e in via dei Girasoli. È qui, lungo la massicciata ferroviaria da poco ripulita, che troviamo un cumulo di mobili in legno “impilati” dentro la canaletta di scolo in cemento che corre tra la strada e la ferrovia. Ma è solo l’inizio, perché dalla parte opposta della massicciata, nella zona artigianale di Fontanelle, il colpo d’occhio regala uno scorcio indimenticabile: la fossa di scolo tra la ferrovia e via Kennedy, a pochissimi passi dalla stazione ecologica, si presenta interamente riempito di rifiuti, abbandonati lì da anni e rimasti celati fino ad oggi da una selva impenetrabile di canneti. Proseguendo in direzione della ferrovia troviamo anche un ammasso di sacchi neri pieni di ritagli di pelle. A terra scorgiamo l’indicazione di una conceria di Santa Croce che – ci auguriamo – qualcuno avrà già avuto cura di appuntare.