Santa Maria a Monte vista dalla sindaco Parrella

13 dicembre 2015 | 09:13
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Santa Maria a Monte vista dalla sindaco Parrella

Guarda fuori dalla finestra Ilaria Parrella, alla piazza dove il Natale imperversa, con il mercatino. Ma di sabato pomeriggio, come spesso accade, è in ufficio. “Il segreto è starci tanto, in comune. Anche se Babbo Natale non me lo vorrei perdere” scherza. Qualcosa da chiedere in particolare? “Ne avrei troppe, anche per il comune” risponde.

Per una donna, che oltretutto è una mamma, dev’essere complicato fare l’amministratore a tempo pieno. “Si lo è. Quest’anno in famiglia mi hanno chiesto dove avrei passato la Vigilia, se a casa loro o a casa mia: in comune”. E lo stakanovismo, insieme alla lunga esperienza politica maturata in oltre vent’anni di consiglio comunale, tanto da “aver fatto l’assessore prima dell’architetto” sono i due elementi preminenti per iniziare a leggere questo sindaco del comprensorio, che probabilmente si farà ricordare per aver sciolto, bene o male è tutto da vedere, alcuni nodi che in ogni caso nel comune pendevano da lunghissimo tempo. Senza risparmiarsi un po’ di strategia. E chissà se i finanziamenti regionali, ai quali ultimamente dà la caccia insieme agli altri sindaci del comprensorio, arriveranno a risolvere un po’ di problemi”.

Appena ieri, alla presentazione del PIU di Fucecchio, scherzando con il sindaco Spinelli ha detto che voi due siete “le ali del Cuoio”. Senza di voi non volano. Lui viene da un’altra provincia, eppure è lei che si è fatta la nomea di tiratrice libera. Prima in Valdera, ora nella ‘città policentrica’ del Cuoio. Dove vuole andare a parare? “Credo che in realtà, sul momento, gli altri sindaci abbiano capito che ne facessi un discorso di ‘lealtà’, tant’è che mi hanno chiesto ‘Perché, gli altri non sono leali?’. Scherzi a parte, siamo le ali perchè siamo gli estremi. Siamo l’inizio e la fine di questo territorio. Loro sono in provincia di Fucecchio, noi negli ultimi tempi eravamo stati più in Valdera. Non mi definirei però una ‘tiratrice libera’, sa di opportunismo. Certo noi godiamo di una maggiore libertà. Quando si è una lista civica, come nel mio caso, credo vi siano più margini per confrontarsi. Il confronto interno è molto diverso. Io francamente non sono convinta di questo discorso per il quale un territorio ha bisongo di un contenitore per esprimere un progetto, sia esso la provincia, l’unione, la fusione o via dicendo. Se si guarda bene alla situazione del Cuoio, veniamo da storie spesso molto diverse. L’appartenenza la fanno l’identità, la storia, la cultura del tuo comune, la natura della tua classe imprenditoriale. Se guardiamo a queste cose, specie sul fronte economico, Santa Maria a Monte ha molto più a che fare con il Cuio. Ovvio che noi siamo una cerniera, quella che oggi si definirebbe una ‘terra di mezzo’, ma alla fine uno deve fare delle valutazioni che vada oltre gli schemi precostituiti. Quando cominciammo a slegarci dalla Valdera, non a caso, cominciammo dal Suap, che cura le attività produttive. A rigore di logica, specie quando si parla di sviluppo e attività, noi abbiamo troppe più cose in comune con il Cuoio, è innegabile. Per altre cose certamente meno. Ma questo dibattito non mi appassiona, perché è una questione che ha a che fare più con la politica che non la vita reale. Come siamo usciti dalla Valdera sembrava che non avremmo potuto fare più niente e ci tacciavano per autarchici. La verità è che all’epoca circa la metà dei comuni toscani non erano inseriti in nessuna unione o ambito omogeneo, e ancora per molti è così. Detto questo, adesso, è la Regione Toscana a dire che siamo parte della Area Funzionale Urbana del Cuoio”.
Eppure ci sono categorie e appartenenze sulle quali sembrate non essere proprio tutti d’accordo. La sanità ad esempio. Lei è stata una delle prime a prendere una decisione che guarda a Pontedera. C’entra forse il colore politico, diverso da quello di tutti gli altri? “No, c’entra il fatto che sia una scelta logica, quasi scontata. Santa Maria a Monte è proiettata da sempre verso la Valdera per quanto riguarda la sanità ed è una cosa assodata già dai primi anni ’90. Per tante altre cose questo non è scontato, ed io per amministrare questo territorio non posso prendere atto di questo. Una delle caratteristiche di questo comune è quello di essere di confine, dobbiamo prendere atto di questo se vogliamo amministrarlo al meglio. Le zone di confine soffrono sempre nelle classificazioni, ed è un elemento questo che non può portare a decisioni differenti e differenziate. Si figuri che un territorio come quello di Santa Maria a Monte ha differenze interne anche fra cittadino e cittadino. Che si tratti di salute o di andare a fare la spesa o di qualunque altra cosa, un residente a Montecalvoli in molti casi farà scelte differenti rispetto ad uno di Ponticelli, ad esempio”. Eppure, sempre parlando di Asl, per gli altri sindaci non è così scontato. Mi dispiace per loro, ma credo che alla fine riusciranno tutti a prendere una decisione. Per oltre 10 anni a Santa Maria a Monte si  è giocata una polemica durissima. La cornice ha i contorni precisi di Piazza della Vittoria, che ha visto l’ex sindaco e lei protagonisti di questa faccenda oggi arrivata ad uno snodo fondamentale. Fra sindaci architetti e attaccamento al salotto buono del paese, sembra che l’urbanistica abbia in questo comune un ruolo più importante che altrove. Una piazza può davvero risollevare l’economia di un paese e dargli un senso nuovo? Cosa c’è in serbo per il centro storico? “Nel caso di questa piazza secondo me si. Cos’altro qualifica di più un paese e ne catalizza l’identità? La piazza principale. Il caso nostro è ancora più emblematico, con un centro storico come il nostro, così particolare. Quando fai una fotografia del nostro paese e vuoi che chiunque capisca di cosa si tratta non hai molte scelte: fai una foto alla ‘chiocciola’. Piazza della Vittoria è parte integrante di questo centro storico unico ed oggi non si può fare a meno di puntare anche sull’aspetto turistico ricettivo, che fino a quale anno fa era spesso ignorato perché fra la Piaggio ed il comparto del cuoio lavoro ce n’era per tutti. Oggi qualunque riqualificazione non può che partire da qui e questo è il motivo per cui in passato si è giustamente discusso a lungo intorno a questi lavori. Credo che ad un certo punto si sia discusso troppo, è vero. Perché chi ci ha preceduti non ha capito in tempo che quel progetto a più piani, faraonico, stava diventando insostenibile. Era venuto il momento di cambiare e la politica invece si è avvolta su se stessa. Quanto alla questione urbanistica, credo che essa dipenda principalmente dal fatto che chi ha un approccio tecnico, oggi, è spesso più avvantaggiato nel padroneggiare le tre cose più complesse con le quali si ha a che fare in un comune: il bilancio, l’ufficio tecnico ed il personale. Ecco perché proliferano i tecnici in politica”.
Parlando di Piazza della Vittoria però c’è sempre lo stesso problema da risolvere: i parcheggi. Che fine faranno i posti auto? “Il parcheggio è un servizio, ma questa piazza ha da assdolvere numerosi servigi. E’ questo l’argomento su cui ci ha fatto riflettere anche Italo Rota nell’incontro tenutosi qualche tempo fa al Teatro Comunale. Partendo da questa riflessione, noi dobbiamo giocarci uno di questi servizi sui piccoli spazi, recuperando posti auto intorno alla piazza e ripensando lo spazio in tutto il centro storico. Detto questo stiamo parlando di fenomeni che richiedono tempo per essere assorbiti e non credo si debba demonizzare neppure l’idea di togliere le auto. Una cosa che mi chiedo però è questa: c’è una soluzione intermedia fra avere una piazza invasa dalle auto e bloccare del tutto la circolazione? Io credo di si, ma spesso di fronte ai problemi si preferisce farne una questione di bianco o di nero. Noi abbiamo già cominciato, in realtà, a fare un uso diverso della piazza: a maggio per Dracomics, oggi con il Natale, poi per altre iniziative, stiamo chiudendo spesso la piazza e vedo reazioni positive dai residenti, forse anche perché dal 2000 ad oggi si è fatta avanti una visione delle cose per la quale lo spazio pubblico non è solo dei residenti. La rivitalizzazione di un centro passa anche da queste mediazioni. Si tratta di sperimentare e vedere qual’è la soluzione migliore”.
Anche gli eventi sono una cosa che la contraddistingue. In passato avversari e colleghi di partito le hanno tutti riconosciuto una sua predisposizione ad organizzare eventi e riempire il centro. Una cose che un po’ le è rimasta attaccata. O ha molto entusiasmo, o ha molti soldi. Dove li trova? “Creare eventi e iniziative è sempre stato un mio pallino, lo ammetto. Ma non si tratta di una questione di soldi. Tutto sta nelle persone, nel tessuto sociale e nelle associazioni. Io vedo il centro storico come uno scenario in cui fare le cose. Ma qui è il contenitore che fa la differenza: il nostro centro si presta. Detto questo il comune non si più sostituire alle persone. Una cosa non funzionerebbe mai se ci sostituissimo alle persone che vivono la piazza ed il centro tutti i giorni. La Pro Loco, le associazioni, i volontari, i cittadini che hanno voglia di mettersi a dispodizione, da questo viene il mio entusiasmo”.
Non esiste però solo il centro. Specie in una realtà come Santa Maria a Monte, fra centri storici e frazioni, collina e piana. Cosa dobbiamo aspettarci per queste altre realtà? “La cosa sulla quale ci siamo concentrati fin dall’inizio è la manutenzione. Dobbiamo uscire una volta per tutte dalla logica un po’ emergenziale che ha caratterizzato gli anni precedenti, in cui la politica è stata troppo concentrata su un solo grande progetto. Abbiamo già cominciato a lavorare in questo senso, siamo intervenuti su alcune strade nella zona industriale, dove stanno aziende importanti, che non avevano quasi mai visto l’asfalto. Lo stesso faremo in alcune zone collinari, dove interverremo anche sull’illuminazione. Penso ad esempio a certe zone di Cerretti, dove questo tema è molto sentito. Abbiamo inoltre cominciato a lavorare sulle scuole, abbandonando la filosofia che si stava diffonendo fino a quale anno fa e che puntava ad accentrarle tutte in un solo polo. Infine, altra questione sempre rimandata, i cimiteri. E’ venuto il momento di programmare, anche per piccoli passi, ma programmare. Un progetto più complessivo per tutto il territorio è poi quello che ci vedrà collegarci alla rete dei percorsi ciclo-pedonali del Comprensorio, dall’Arno al centro alle Cerbaie. Siamo terra di ciclisti ed è risaputo che ai santamariammontesi piace passeggiare, chiunque passi dalla bellissima via del Crinale la sera, che collega i due centri storici del capoluogo e Montecalvoli, se ne può accorgergere. Nel piano originario delle piste il nostro comune non era compreso, non capisco davvero perché: il nostro comune oltre a chiudere il cerchio del comprensorio proietterà l’intera area verso Bientina, il padule e la Lucchesia. Anche qui si trattava semplicemente di usare il buon senso, ma la politica alle volte si perde in altre dinamiche”.
Spesso si dice che per un sindaco, nelle cose da fare tutti i giorni, destra e sinistra sfumano. Lei, socialista, già vicesindaca con il centrosinistra, oggi governa in una lista in granparte composta da persone di centrodestra. Come si trova? Ha ancora un senso definirsi socialisti, oggi? “Credo proprio di si. E’ proprio grazie ai socialisti che ho imparato ad amare la politica fin da giovanissima. “Penso a persone come il Gino Coccoli, scomparso da poco, che buttò letteralmente un sacco di giovanissimi nella politica con l’idea di fare una scommessa, ma anche con l’imperativo di non limitarli nelle scelte, di usare paternalismi. Far fare la sindaca a 24 anni a Patrizia Marchetti all’inizio degli anni ’90: questo era scommettere sui giovani. Ed uno dei motivi per i quali trovo ancora molto entusiasmo in quello che faccio credo derivi dall’avere la possibilità di trovarmi all’età che ho adesso, con l’esperienza di lungo corso che ho alle spalle. Dai socialisti poi credo di aver acquisito molto del mio modo di fare politica. L’amore, ad esempio, non tanto per i massimi sistemi quanto per l’amministrazione, quella che davvero va ad incidere sulla vita delle persone e le costringe a confrontarsi. Il confronto critico, la discussione necessaria, laica, senza prese di posizione aprioristiche, sono tutte cose che fanno parte del patrimonio dei socialisti. E’ faticoso? Certo. Ma è il modo migliore di affrontare i problemi nel mondo di oggi. E qui abbiamo anche l’attualità di quel pensiero. Ed è anche il metodo che applichiamo nella nostra lista, che si è unita intorno ad un progetto preciso e nella quale vige la regola del confronto”.
Nilo Di Modica