





A far scattare l’agitazione era stata la decisione di non pagare più i primi tre giorni di malattia. Ma sarebbe stata solo l’ultima goccia a far troboccare un vaso già colmo per lavoratori e sindacati del grande magazzino Conad di Montopoli, nella zona industriale di Fontanelle, che denunciano una linea di condotta definita “scorretta e illegittima” da parte dell’azienda, la Logistic Service di Civitavecchia, che gestisce il mega magazzino per conto del gruppo Conad.
La protesta
Da qui lo sciopero in corso oggi, giovedì 10 dicembre, proclamato da Fit-Cisl e Uiltrasporti, con i lavoratori in presidio dalle prima ore di questa mattina di fronte all’ingesso della struttura. Struttura che nel giugno 2014 era passata della mani della Csl Group a quelle della Logistic Service attraverso una cessione di ramo d’azienda. “Da quel momento – spiegano i sindacalisti Valerio Russo della Cisl e Ingnazio Re della Uil – i lavoratori sono stati trasformati in soci, con la stessa applicazione contrattuale. Ad un certo punto, però, per far fronte all’attuale stato di crisi, l’azienda ha chiesto una modifica del contratto nazionale per togliere i primi tre giorni di malattia. Una richiesta bocciata dall’assemblea dei lavoratori ma avallata pochi giorni dopo dall’assemblea dei soci, senza discutere le proposte alternative che avevamo presentato. I nostri legali, però, ci confermano che anche in uno stato di crisi non è possibile modificare un contratto nazionale. Da qui la decisione di proclamare lo stato di agitazione il 17 di ottobre, anche se da allora l’azienda non ci ha mai convocato”.
Tensione alle stelle
La questione dei 3 giorni di malattia, però, sarebbe solo l’ultima pagina di un rapporto di tensione tra i lavoratori e i responsabili del magazzino, i quali contestano da tempo la media dei cosiddetti “colli” lavorati, vale a dire la quantità di merci caricate o scaricate nell’arco di un’ora nei vari settori. Una media che a detta dall’azienda sarebbe inferiore alle attese. “Il contratto nazione di servizio, però – afferma Ignazio Re – non prevede alcuna media. Per risolvere il problema ci vorrebbe una riorganizzazione del lavoro, garantendo una turnazione nei vari settori in modo da evitare che siano sempre le stesse persone a svolgere le mansioni più pesanti. Perché è chiaro che, in una situazione del genere, quelle stesse persone possano col tempo manifestare problemi fisici o di salute”. Problema che si lega anche al numero complessivo di ore di lavoro: “In teoria dovrebbero lavorare 6,67 ore al giorno – aggiunge Valerio Russo – invece ne lavorano 8, senza rispettare le 11 ore che doevono trascorrere tra un turno e l’altro”.
In tutto questo, quindi, i lavoratori del magazzino (160 in tutto) denunciano differenze di trattamento, favoritismi e “ritorsioni” nei confronti dei delegati sindacali o di coloro che manifestano problemi di salute, “che spesso vengono messi in malattia oppure sospesi, con motivazioni tutte da verificare – dicono i due sindacalisti – con l’obiettivo di preparare la strada per il successivo licenziamento”.
Le storie dei lavoratori
“Da più di un anno siamo trattati malissimo. Io sono stato demansionato senza motivo mentre altri di livello inferiore fanno quello che facevo io”, racconta uno dei lavoratori, Rachid Ellatif. Con lui decine di altri operai, ciascuno con una propria storia da raccontare, in gran parte di origine straniera ma residenti da tanti anni nel comprensorio. Come Mohamed Raza, delegato sindacale Uil, sospeso dal 19 novembre scorso: “Secondo i responsabili dal magazzino – spiega Valerio Russo – è stato sospeso perché avrebbe detto di essere in sciopero bianco. In realtà la sospensione serve come anticamera al licenziamento”. Complessivamente i lavoratori hanno messo assieme negli ultimi mesi oltre 200 tra contestazioni e sanzioni. Alcuni di loro sono stati anche licenziati, come Ali Shamrez ed Emmanuel Danielaik, nigeriano, oggi in causa con l’azienda per dimostrare che nessuna media di “colli” può essere imposta ai lavoratori. “In questo modo, di fatto, è come lavorare a cottimo – denunciano gli operai -. Una cosa che in Italia non esiste”.
I sindacati, quindi, sono decisi a proseguire nella protesta fino a quando l’azienda non deciderà di convocarli. Della questione è stata informata anche la stessa Conad, committente di Logistic Service. “I nostri legali – spiegano i due sindacalisti – hanno fatto sapere che Conad sarà ritenuta responsabile in solido per i giorni di malattia non pagati. Adesso chiediamo una discussione, altrimenti saremo costretti a proseguire la protesta con altri scioperi.
Giacomo Pelfer