





“Il vero problema non è la collocazione sanitaria. Il nodo da risolvere, piuttosto, in un territorio di confine come il nostro, è quello di garantire ai cittadini la possibilità di usufruire dei servizi sia dell’Asl di appartenenza sia di quella confinante, perché finora è stato solo promesso ma non è garantito”. Lo ha detto il sindaco di Montopoli Giovanni Capecchi, ieri sera, nel consiglio comunale aperto dedicato alla riforma della sanità.
Il primo cittadino, ha ripetuto che la collocazione naturale di Montopoli sarebbe con la futura Area vasta costa, precisando, però, che “il quesito posto dal referendum era in realtà un falso problema”. Un’argomentazione con la quale Capecchi ha motivato anche la decisione di bocciare la richiesta referendaria, insieme ovviamente al problema dell’inammissibilità: “Non ho mai detto di non essere competente in materia sanitaria – ha proseguito – ma questa competenza si esercita nei limiti di legge. E noi abbiamo dovuto applicarli in modo oggettivo. Se qualcuno ritiene che abbiamo fatto qualcosa di scorretto può sempre impugnare quella decisione”. Una posizione chiara quella di Capecchi, che definisce quindi la collocazione un problema secondario rispetto alla possibilità di accesso ai servizi, marcando su questo punto un’evidente differenza rispetto al collega di Castelfranco Gabriele Toti, che nel proprio consiglio comunale aperto si era espresso in modo abbastanza deciso in favore dell’Are vasta costiera.
Il consiglio
Quello della collocazione, ad ogni modo, è stato solo uno dei temi affrontati, in una discussione che ha cercato di analizzare gli effetti della cosiddetta legge 28 per la riforma della sanità toscana. Il tutto in una sala consiliare stracolma e con una serie di ospiti: presenti il commissario dell’Area vasta centro Rocco Damone, il direttore della Società della Salute di Empoli Nedo Mennuti, la direttrice della Sds del Valdarno Rossella Boldrini, il presidente del comitato “Una sanità per i cittadini” Mauro Ferrari, insieme ai consiglieri regionali Andrea Pieroni del Pd e Andrea Quartini del movimento Cinque Stelle.
Gli investimenti: 4 milioni di differenza tra San Miniato e Montopoli
Ad accendere il dibattito, sono state soprattutto le parole del dottor Mennuti che, in apertura, ha illustrato l’elenco degli investimenti previsti dall’Asl 11 nei quattro comuni del Valdarno per la realizzazione delle cosiddette Case della Salute. Un tema sul quale si gioca molto della partita relativa anche alla scelta della collocazione sanitaria. Per il Comune di Montopoli, “che già dispone di una Casa della Salute alla Pubblica Assitenza, ha ricordato Mennuti, è stato previsto un investimento di appena 24mila euro. Il tutto a fronte delle 494mila euro previste a Castelfranco, dei 3 milioni previsti a Santa Croce e degli oltre 4 milioni stanziaio per il Comune di San Miniato, dove è prevista la realizzazione di una Casa del Salute e di un centro specialistico a Ponte a Egola a servizio di tutto il Valdarno. «Enrico Rossi ha detto che la legge 28 è tanto dibattuta perché tocca poltrone e campanili – ha attaccato Damiano Carli del gruppo consiliare Progetto Insieme – e il campanile da difendere in questa zona è quello di San Miniato, dove il sindaco Gabbanini dichiara di voler andare con Firenze perché ovviamente deve difendere i 4 milioni di investimento. Se Montopoli, in tutto questo, raccatta solo 24mila euro è perché da anni non partecipa ai tavoli del potere. E’ l’ora che anche il nostro sindaco titi fuori gli attributi».
Dai banchi della maggioranza, invece, la capogruppo Pd Chiara Cristiani ha ribadito che la collocazione naturale di Montopoli è con l’area pisana, “anche se è triste – ha aggiunto – vedere che ancora nel 2015 la sanità continua ad essere questione di campanile”.
I Cinque Stelle: “Riforma che favorisce il privato”
Completamente diverso l’approccio alla questione da parte del movimento Cinque Stelle, presente in massa al consiglio comunane di ieri con esponenti arrivati anche dagli altri tre comuni del comprensorio. «Riteniamo che questa riforma sia estremamente pericolosa», ha detto il capogruppo Luca Potì, ricordando la battaglia referendaria portata avanti dal movimento Cinque Stelle per l’abrogazione delle legga 28, che in poco più di 40 giorni ha messo insieme le firme di oltre 55mila cittadini toscani. Nell’occasione, infatti, è stata anche annunciata la nascita di un apposito comitato zonale, attraverso le parole della portavoce Katia Albano.
Da qui l’intervento del consigliere regionale Guardini: “L’assessore Saccardi – ha detto l’esponente Cinque Stelle – ha spiegato che la riforma permetterà una semplificazione della rete di comando: di fatto avremo 3 nomine politiche sulle quali il governatore della regione avrà pieni poteri. In questo contesto, stare con Firenze o con Pisa è un falso problema. In ogni caso la riforma sarà tutta a vantaggio del privato: in una regione che ha i ticket più alti d’Italia alla fine il privato prevarrà. Tutta la riforma, inoltre, si basa su un modello, quello per intensità di cure, che è già stato tentato senza successo in Australia e in alcuni stati Usa”.
Pieroni: “Manteniamo unito il Valdarno”
Per il collega Pd, Andrea Pieroni, invece, la riforma 28 “è solo una cornice. Rappresenta l’inizio di un percorso, ha spiegato il consigliere regionale, confermando che la suddivisione geografica delle 3 Aree vaste non avverrà prima della prossima estate: “Tra giugno e luglio – ha detto Pieroni –. Sarà quello il tempo di valutare la collocazione. Molto si giocherà anche in base alla dimensione demografica che dovranno avere le cosiddette “zone distretto”, perché se la soglia sarà fissata a 150mila abitanti è chiaro che il Valdarno da solo non può stare. A me, però, sta anche particolarmente a cuore la necessità di mantenere unito questo territorio”.
Giacomo Pelfer