
Quella di domani, martedì 27 ottobre, sarà una giornata decisiva per il futuro dei dipendenti della Inseme, l’azienda specializzata nella produzione di sperma di toro con sede a Modena, che ha recentemente annunciato la chiusura del sito produttivo nella frazione samminiatese di La Serra.
Nel primo pomeriggio si terrà un tavolo di confronto dove a riunirsi saranno le organizzazioni sindacali di rappresentanza e i delegati dell’azienda. L’auspicio è quello di scongiurare la chiusura del centro tori e, dunque, il licenziamento collettivo dei sei lavoratori rimasti dopo che già in passato sono stati fatti pesanti tagli al personale al termine di un periodo in cui la Inseme aveva fatto ricorso agli ammortizzatori sociali.
“Inizialmente i dipendenti erano più di cinquanta. Col tempo, a seguito della cessazione di alcuni rami d’azienda sono diminuiti ad una trentina di persone – dicono i lavoratori –. Adesso siamo rimasti in sei e la speranza è che ci sia un accordo che escluda il nostro licenziamento collettivo. Affinché il sito venga salvaguardato siamo disposti a qualsiasi confronto. Nel frattempo non abbiamo esitato a procedere con atti forti di protesta: stiamo infatti svolgendo dei presidi giornalieri per evitare che la proprietà porti via i circa cento tori presenti nel centro, garantendo ovviamente la nutrizione degli animali e la conservazione del materiale seminale ancora giacente nei magazzini per oltre tre milioni di dosi. Se per l’azienda i tori e il materiale sono d’interesse economico elevato per noi, invece, rappresentano l’ultimo appiglio con il quale mantenere viva la trattativa”.
Già nei mesi scorsi si era silenziosamente assistito al licenziamento collettivo di altri dipendenti. I pochi rimasti stanno ora cercando l’aiuto dei rappresentanti dei sindacati Flai-Cgil e Uila, dell’amministrazione comunale e della Regione Toscana. In particolare, tramite lettera si è cercato di portare la situazione all’attenzione del sindaco Vittorio Gabbanini, dell’assessore regionale al lavoro Gianfranco Simoncini e dell’assessore regionale all’agricoltura Marco Remaschi (a quest’ultimo era stata consegnata la lettera personalmente, venerdì 16 ottobre, in occasione della sua partecipazione all’inaugurazione di un nuovo impianto di macellazione della selvaggina a San Miniato Basso). “L’azienda è decisa a portare a termine la proposta di licenziamento per trasferire la produzione nella sede modenese – proseguono i lavoratori –. La Toscana rischia così di perdere un centro di eccellenza che, a differenza di quello di Modena, è all’avanguardia e con tutte le condizioni ottimali per poter lavorare. Noi continueremo a lottare per la sua sopravvivenza”.
Serena Di Paola