I pini dell’Asl fanno 55mila euro di danni, ma l’ente non paga

20 ottobre 2015 | 17:24
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I pini dell’Asl fanno 55mila euro di danni, ma l’ente non paga

È un braccio di ferro che rischia di finire in tribunale quello tra l’Asl empolese e una famiglia di Ponte a Egola. Al centro del contendere i danni provocati dal forte vento del 5 marzo scorso, quando l’intera Toscana si svegliò sferzata da raffiche violente. Tantissimi gli alberi abbattuti, tra i quali anche due grossi pini che si trovavano nel giardino dell’ex ospedalino di via Giordano Bruno a Ponte a Egola, abbandonato da anni ma ancora di proprietà della Asl. Nella caduta, i due alberi andarono a schiantarsi contro un’abitazione alle spalle della struttura, provocando danni gravissimi che l’azienda sanitaria, adesso, non sembra affatto intenzionata a risarcire.

 È il caso incredibile reso noto da Franco Mannucci, proprietario dell’abitazione all’angolo tra via Chiesa e via Giolitti, che ormai da marzo è costretto a convivere con i danni provocati alla propria abitazione. “Il primo pino – ricorda l’uomo – andò a schiantarsi sul garage esterno distruggendolo completamente, mentre il secondo finì contro l’angolo dell’abitazione danneggiando il terrazzo e la cantonata del tetto”.
Contro quei pini, del resto, i cittadini del quartiere avevano già puntato il dito da tempo, con tanto di lettera inviata all’Asl e all’amministrazione comunale per chiedere più manutenzione e uno sfoltimento periodico delle chiome. “Dopo quella lettera – ricorda Mannucci – l’Asl si limitò a tagliare un po’ di vegetazione nel giardino, mentre i pini non furono toccati”.
Nella mattinata del 5 marzo, ad ogni modo, l’azienda sanitaria avrebbe fornito alla famiglia Mannucci ampie rassicurazioni: “Ci dissero di non preoccuparci, di stare tranquilli – racconta l’uomo – Dissero che non erano assicurati ma che comunque avrebbero pagato”. La questione, tuttavia, non è stata ancora chiarita: ad una richiesta di spiegazioni inviata dall’avvocato della famiglia Mannucci, che chiedeva conto dell’esistenza o meno di una copertura assicurativa, l’azienda sanitaria non avrebbe ancora risposto.
In ogni caso, nei giorni successi all’evento, la famiglia Mannucci inviò ad Asl una richiesta danni per un importo complessivo di 55mila euro di lavori. Un preventivo al quale per diversi mesi non è stata data risposta.
“Solo il 14 d’agosto – riprende Mannucci – è arrivata la risposta scritta dall’ufficio legale dell’Asl. Quattro righe appena, nelle quali si spiegava semplicemente che loro non avrebbero pagato perché si trattava di una calamità naturale. Da allora il nostro avvocato ha provato a intavolare una trattativa per cercare un punto d’incontro, ma i legali della Asl hanno rifiutato ogni ipotesi di accordo. Sinceramente vorremmo evitare di andare in causa: sono situazioni che richiedono tanto tempo e soprattutto denaro”.
Nel frattempo, però, la casa rimane in attesa di lavori: “Siamo stati costretti a stendere dalla carta catramata sul tetto per difenderci dalla pioggia – dice Mannucci – ma non possiamo andare avanti così. Alla fine saremmo costretti a fare i lavori a nostre spese, ma restiamo convinti che si tratti di un’ingiustizia”.
“La questione è ancora in divenire – spiega l’avvocato Matteo Frangioni -. Allo stato attuale, alla luce di alcune prime valutazioni preliminari, l’azienda sanitaria ritiene di non dover pagare. Noi, dal canto nostro, stiamo facendo le nostre verifiche, ma al momento non ci sono elementi oggettivi. Siamo ancora in una fase preliminare”.

Giacomo Pelfer