Isolotto, per i tecnici è criticità ma non emergenza

2 ottobre 2015 | 08:30
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Isolotto, per i tecnici è criticità ma non emergenza
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Isolotto, per i tecnici è criticità ma non emergenza
Isolotto, per i tecnici è criticità ma non emergenza
Isolotto, per i tecnici è criticità ma non emergenza
Isolotto, per i tecnici è criticità ma non emergenza

Il famoso isolotto in mezzo all’Arno, di per sé, non rappresenterebbe un pericolo al deflusso delle acque, mentre il cedimento presente sull’argine sinistro, in prossimità del ponte, che tanto preoccupa i cittadini di San Donato, “appare in realtà stabile”. Insomma, la situazione del tratto di Arno tra Santa Croce e San Donato – per dirla con le parole dell’ingegner Andrea Carli della Provincia – “rappresenta una criticità ma non un’emergenza”.

Prima di mettere in cantiere qualunque intervento, quindi, si procederà con uno studio, già finanziato dalla Regione (la cui conclusione è annunciata entro febbraio), che dirà effettivamente di cosa c’è bisogno: se davvero occorre rimuovere l’isolotto oppure se è meglio fare altro, magari ritoccando la morfologia delle sponde. Nell’attesa, però, la vera emergenza immediata è rappresentata dalla vegetazione, “che potrebbe, quella sì, creare dei problemi”. Tuttavia, mentre per gli argini l’intervento di pulizia, delegato al Consorzio di Bonifica, dovrà avvenire “prima dell’inverno”, per quanto riguarda l’isolotto la rimozione delle piante ad oggi non è prevista e le risorse per farlo sono tutte da trovare.
È questo, in sintesi, il quadro della situazione tracciato dai tecnici intervenuti ieri sera, giovedì 1 ottobre, alla Consulta di San Donato riunita alla scuola elementare. Presente per l’amministrazione di San Miniato l’assessore Manola Guazzini, che ha riunito di fronte ai cittadini i tecnici di tutti gli enti coinvolti nella gestione del fiume. A cominciare dalla Provincia rappresentata dall’ingegner Andrea Carli, insieme al collega Federico Cioni del Genio Civile, delegato anche come rappresentante della Regione. Presenti, inoltre, il presidente e il direttore generale del Consorzio di Bonifica del Basso Valdarno, Marco Monaco e Giovanni Bracci, nonché l’assessore alla protezione civile di Santa Croce Piero Conservi. Ad aprire l’assemblea, le parole del coordinatore della consulta Giancarlo Fiaschi, che ha elencato le varie situazioni di criticità che preoccupano gli abitanti della frazione, a cominciare dall’isolotto, passando per la frana nei pressi del ponte fino al problema della vegetazione.

La frana che spaventa San Donato.
Diversi i cittadini intervenuti che hanno fatto notare come la distanza tra la sponda sinistra del fiume e l’apice dell’argine si sia nel tempo assottigliata, a causa di un processo di erosione legato a sua volta alla contemporanea formazione dell’isolotto alcuni metri più a valle. “È una situazione conosciuta e monitorata, dovuta alla morfologia generale di questo tratto – ha detto l’ingegnere Carli – anche se il processo erosivo appare stabile. Una criticità, certo, ma che non suscita l’estrema preoccupazione che ci chiedete. Per risolvere il problema definitivamente occorrerebbe ripensare l’intero tratto, ma le risorse per farlo non sono poche e al momento non sono disponibili”.

L’isolotto in mezzo al fiume.
Discorso analogo per quanto riguarda il celebre isolotto. “È sempre legato alla conformazione dell’alveo – ha proseguito Carli – La larghezza da sponda a sponda a valle del ponte è praticamente doppia rispetto a quella a monte, e questo allargamento provoca una brusca riduzione di velocità che favorisce il depositarsi dei materiali. Ad ogni modo non rappresenta un ostacolo per il deflusso: se lo fosse l’isolotto sarebbe spazzato via in un attimo dalla prima piena. Quello che ci preoccupa, piuttosto, è la vegetazione, che può costituire un elemento di consolidamento dell’isolotto”.

Lo studio.
Per quanto riguarda gli interventi strutturali, quindi, sia per la questione isolotto sia per la frana, intervenire “a casaccio”, secondo i tecnici, rischia di rivelarsi inutile, come successo del resto anni fa quando l’isolotto fu rimosso per poi riformarsi nel giro di pochi anni. “Proprio per questo – ha spiegato l’assessore Guazzini – dopo un nostro incontro in Regione dello scorso dicembre, abbiamo attenuto uno stanziamento di 60mila euro che servirà ad uno studio approfondito per capire come intervenire”. L’ingegner Cioni del Genio Civile ha annunciato che è già stato individuato il privato che eseguirà l’indagine: “Saranno fatti dei rilievi e dei campionamenti, anche con l’utilizzo di sommozzatori – ha spiegato Cioni – che alla fine ci forniranno un modello idrografico in base al quale sapremo se occorre davvero togliere l’isolotto oppure se conviene fare qualcos’altro, ad esempio restringere la larghezza del fiume a valle del ponte. Lo studio è uno strumento indispensabile senza il quale non possiamo intervenire. Pensiamo che possa essere completato entro febbraio”. Uno strumento, come spiegato anche dall’assessore Guazzini, che in secondo momento permetterà di avere un progetto col quale richiedere finanziamenti.

Il problema della vegetazione.
Nel frattempo, però, la partita parallela che si gioca nello scacchiere della sicurezza è quella della vegetazione, con gli alberi ad alto fusto che crescono dentro gli argini e le piante che ormai si innanzano anche al di sopra dell’isolotto. Un problema che investe il Consorzio di Bonifica, delegato dalla Regione ad eseguire la manutenzione dei corsi d’acqua un tempo di competenza provinciale. Il tutto attraverso uno stanziamento di risorse che includono la pulizia degli argini ma non l’isolotto. “Per quanto riguarda gli argini – ha detto Cioni – mi sento di poter dire che la vegetazione dovrà essere rimossa entro l’inverno”. Diverso il discorso dell’isolotto: “Perché in quel caso la manutenzione non è prevista – ha dichiarato il direttore del Consorzio Giovanni Bracci – Siamo pronti a farlo se la Provincia lo chiederà, purché ci siano date le risorse”. Insomma, il problema alla fine si riduce ad una carena di fondi, costantemente ridotti negli ultimi anni fino a spingere gli enti a rinunciare alla tradizionale manutenzione ordinaria, che un tempo veniva eseguita due volte l’anno.

Le preoccupazioni dei cittadini.
Parole, quelle dei tecnici, che alla fine non hanno rassicurato gli abitanti di San Donato. “Perché ogni volta che viene una piena un pezzo della sponda sinistra se ne va; ormai siamo ad un passo dalla strada – ha detto Enzo Biagoni della Consulta –. Non possiamo più aspettare, dobbiamo accelerare i tempi”. “Se domani avviene un allagamento non abbiamo ancora capito di chi è la colpa – ha aggiunto il santacrocese Enzo Oliveri – Smettiamola di dire che le risorse non ci sono: invece di investire 500mila euro in piste ciclabili la Regione poteva sistemare il problema”. “È vero – ha risposto Guazzini – ma è solo quando avremo in mano il progetto che potremo richiedere finanziamenti, per questo lo studio è fondamentale. Nel frattempo c’è la questione parallela della vegetazione, che vogliamo sia risolta entro l’inverno”.

Cemento e Penny Market.
Nonostante non fosse all’ordine del giorno, e nonostante il battibecco tra il coordinatore Fiaschi e il cittadino Carlo Pintarelli, alla fine il tema del magazzino Penny Market è entrato di diritto nella discussione. “Perché le questioni sono legate: realizzare nuovo cemento equivale ad aggravare il reticolo idraulico”, ha detto il consigliere comunale Alessandro Niccoli (Gruppo Misto), costringendo di fatto l’ingegner Cioni del Genio Civile ad intervenire. Lo scorso luglio, infatti, alla vigilia del consiglio comunale per l’approvazione del nuovo regolamento urbanistico, il Genio aveva recapitato il proprio parere all’amministrazione definendo “del tutto inopportuna” la localizzazione del magazzino Penny Market a San Donato. “In relazione ai battenti attesi e alla superficie di cementificazione – ha detto Cioni – il Genio ha valutato di dover dare un parere negativo a questa previsione, in quanto San Donato ricade in area a pericolosità idraulica “molto elevata””. La realizzazione del magazzino, infatti, potrà avvenire solo alla luce del collaudo della Cassa d’espansione di Roffia, purché gli effetti della cassa sulla sicurezza dell’Arno portino ad un abbassamento del livello di pericolosità idraulica.

Giacomo Pelfer