“Non solo tartufo, ma anche vino, prodotti del territorio e soprattutto cultura”. È come pensa Delio Fiordispina, presidente della Fondazione San Miniato promozione, ente che ha il difficile compito di far conoscere fuori dal territorio provinciale, regionale e nazionale, il futuro del turismo di San Miniato.
“Non c’è dubbio – dice – sul tartufo è stato fatto un grande lavoro e oggi si corre per la medaglia d’oro in termini di promozione e di mostra mercato: in Italia non temiamo nessuno”. Il 45esimo appuntamento con il Bianco è alle porte e quest’anno, inoltre, il tartufo di San Miniato arriverà anche a Expo: proprio domani (29 settembre) la delegazione samminiatese si insedierà a Milano per una settimana di promozione globale, ma Fiordispina, con gli altri membri di San Miniato Promozione, non si ferma ai successi raccolti e pensa già ai prossimi appuntamenti a partire dalla fine di dicembre 2015, per continuare a far crescere l’economia turistica del comune.
Il tartufo e il turismo enogastronomico in generale in 45 anni sono diventati una risorsa per San Miniato quali sono i numeri del settore?
“Il lavoro fatto ha pagato, il nome di San Miniato grazie ad aziende specializzate nella lavorazione del tartufo arriva in tutto il mondo economicamente progredito, in Giappone sanno cosa è San Miniato, in Australia, negli Stati Uniti in Europa, perché il nostro prodotto può essere consegnato e consumato in tutto il mondo, addirittura c’è chi intorno all’idea dell’esportazione del tartufo ha creato una vera e propria azienda. Il tartufo di San Miniato rappresenta il 25% del mercato nazionale. Qui abbiamo iniziato a cercare il tartufo alla fine dell’800 e molto è stato fatto in oltre un secolo. Oggi possiamo contare anche su vini del territorio che ci aiutano a veicolare una cultura enogastronomica di eccellenza. Ricordo che all’inizio degli anni ’80 un cuoco, durante una presentazione a Milano, ma eravamo ancora agli albori, mi disse ‘Il vostro tartufo è eccellente, ma sui vini lasciamo perdere’. In 30 anni abbiamo fatto crescere anche il settore enologico: oggi ci sono circa 15 aziende in grado di presentare sui mercati un vino prodotto a San Miniato di elevata qualità che si abbina bene al tartufo e agli altri prodotti del territorio. Oggi il tartufo porta il nostro nome in giro per il mondo ma conduce anche a San Miniato tanti visitatori. Solo alla mostra mercato si parla di 60 o 70mila persone ogni anno. Alla nostra mostra, che è una fiera a ingresso libero, l’80 per cento degli espositori circa 120 presenti, arrivano dal territorio, mentre il 20 per cento anche dal resto di Italia per tutti i prodotti collaterali al tartufo”.
Tutto questo in termini economici come si riflette sul territorio?
“Potremmo dire che il settore del turismo enogastronomico, sviluppato grazie anche al lavoro di San Miniato Promozione oggi è la più grande azienda del territorio. In questo indotto, dai produttori, o raccoglitori nel caso di tartufo, fino ai ristoratori e alle strutture ricettive, si parla di circa 800 lavoratori, paradossalmente si batte la Cassa di Risparmio di San Miniato come numero di addetti. Il nostro obiettivo è creare un indotto economico attraverso il turismo, alternativo a quello principale del nostro territorio che è quello conciario, in modo da creare un’infrastruttura che economicamente ci metta al riparo dalle cicliche crisi che affrontano le concerie, cosa che in economia è inevitabile. Se il territorio è in grado di sviluppare un indotto parallelo, tutti ne beneficiano e sicuramente c’è un volano economico e di lavoro in grado di attutire i colpi del mercato. Con il tartufo ha funzionato, ora la prossima sfida è sviluppare l’indotto turistico del territorio, ma per questo servono infrastrutture e soprattutto creare delle occasioni che durino tutto l’anno. Attualmente l’indotto del turismo culturale a noi porta tra i 5 e i 10mila visitatori l’anno: c’è ancora molto da fare, se si pensa alle potenzialità di San Miniato”.
Quali potenzialità?
“Noi possiamo contare sul turismo culturale, religioso, enogastronomico, il turismo legato alla Francigena e poi abbiamo la grande opportunità rappresentata dal volontariato, ma per far decollare il settore c’è bisogno di mettere a punto vari interventi. Abbiamo scavi archeologici, opere d’arte, biblioteche, monumenti, non ci manca niente per diventare un punto di riferimento e la stessa posizione di centralità nella Toscana del nord è una potenzialità.”
Quindi cosa manca per far decollare questo settore?
“Due cose fondamentalmente. La prima riuscire a mettere a sistema quella grande risorsa che è il volontariato: sul territorio abbiamo oltre 200 associazioni. L’altra questione è il potenziamento della rete infrastrutturale che ci collega al resto della Toscana: con Pisa e Firenze i collegamenti sono già buoni, vanno migliorati quelli con Lucca e Siena.
Sulla prima questione ci stiamo già lavorando: appena finita la mostra del tartufo 2015, come prevede lo statuto di San Miniato Promozione, creeremo il Comitato delle associazioni, metteremo tutte le associazioni intorno a un tavolo e con loro voglio avviare un ragionamento assai articolato. Il volontariato rappresenta una risorsa, per tutto quello che fa sul territorio, va solo messo a sistema. La prima cosa infatti che vorrei fare è ‘destagionalizzare’ gli eventi e cercare di spalmare le iniziative su tutto l’anno in modo da creare un calendario che possa attrarre visitatori in tutti mesi. Le iniziative culturali o comunque di promozione non mancano, basta organizzare ed evitare le sovrapposizioni. E’ necessario che il volontariato sia capace di capirlo e le associazioni non temano di perdere qualche cosa se collaborano con gli altri soggetti.
Sull’altra questione, da San Miniato non c’è molto che possiamo fare, se non svolgere un ruolo politico. Credo che l’errore sia stato quello di far ricadere l’area metropolitana fiorentina sulla provincia di Firenze e non allargarla, noi avremmo rafforzato la nostra posizione baricentrica come molti altri territori: avere un’area metropolitana più estesa anche sulla base dei collegamenti ci avrebbe avvantaggiato. Questa però è una questione di scelte regionali e forse nazionali. L’idea su cui vogliamo lavorare nella pratica è quella di far dormire i turisti a San Miniato, farli soggiornare offrendo però la possibilità, da questa posizione, di visitare Pisa, Firenze, Lucca, Siena per implementare l’indotto turistico e arrivare ad essere un punto di riferimento non solo sul turismo enogastronomico”.
Gabriele Mori