
La cerimonia di beatificazione inizia alle 10 di sabato 19 settembre (leggi anche Del Corona, il programma della beatificazione ), presieduta dal cardinale Angelo Amato, prefetto della congregazione per le cause dei santi e delegato pontificio. Nella prima parte della santa messa verrà letto il decreto pontificio nel quale papa Francesco acconsente alla beatificazione di monsignor Del Corona.
Solo dopo verrà portato all’altare e incensato il reliquiario che custodirà la reliquia e che sarà oggetto della devozione e del culto dei fedeli. Una vera a propria opera d’arte, realizzata dalla Sacred art School di Firenze, dallo scultore Fabio Deiana, dall’orafa Teresa Santoni con la collaborazione di Francesco Paganini e Gabriele Maselli, sotto la supervisione del direttore artistico Paolo Penko. La forma del reliquario è a busto, scelta che lo inserisce nella antica tradizione di tali opere. La scultura è realizzata in bronzo, tramite la tecnica della fusione a cera persa. Il reliquario è arricchito dalla croce pettorale, eseguita interamente a mano e disegnata su ispirazione di quella indossata dal Beato. La cornice della teca è stata realizzata a fusione a cera persa, la scatola della reliquia è in legno. Fino al pontificato di Giovanni Paolo II, le cerimonie di beatificazione si svolgevano a Roma e solo eccezionalmente nelle singole diocesi. La prima solenne Beatificazione celebrata in San Pietro è quella di Francesco di Sales (Papa Alessandro VII, 8 gennaio 1662).
Tra le cause di beatificzione di Del Corona ci sono doni soprannaturali e guarigioni miracolose che gli sono attribuiti. Oltre al miracolo riconosciuto come autentico nel processo per la beatificazione, infatti, sono documentati molti eventi prodigiosi sono avvenuti quando Del Corona era ancora in vita e dopo la sua morte. Il beato Del Corona aveva momenti d’estasi nel corso dei quali gli si svelavano i segreti del Cielo e la sua anima e il suo aspetto ne rimanevano come irradiati e trasfigurati. Si riferisce però anche di vessazioni diaboliche, con strani incidenti o rumori assordanti, uditi da molti durante le sue predicazioni, tesi a intralciare il suo ministero pastorale. Ma il beato Del Corona non ne rimaneva turbato, anzi, ne traeva spunto per intensificare la sua azione. Alcune guarigioni sono state ottenute per intercessione del Vescovo durante la sua vita. Due suore dell’asilo da lui fondato, malate rispettivamente di emottisi e di polmonite, guarirono istantaneamente dopo che monsignor Pio lo aveva loro ordinato per obbedienza. La superiora dell’asilo, suor Elena Buonaguidi, si rimise da una grave malattia dopo che Del Corona celebrò Messa nella cappella accanto alla sua stanza. La signora Virginia Torracchi, moglie del medico curante dall’asilo, si ammalò per un tumore non operabile all’intestino, ma per le preghiere del Beato il tumore sparì con grande meraviglia dei medici. Dopo la morte di Del Corona, la sua fama di santità ebbe una rapida diffusione e si moltiplicarono anche le guarigioni inspiegabili, spesso legate alla venerazione delle sue reliquie. È il caso di una suora di Firenze, che era in fin di vita per una polmonite doppia, che guarì rapidamente dopo essersi messo sul petto uno zucchetto violaceo del Beato. Anche una donna di Firenze che aveva appena dato alla luce un figlio, colta da pleurite e flebite, ricevette lo zucchetto vescovile e superò entrambe le malattie. A San Miniato, Luisa Mariani, colpita da polmonite bilaterale, dopo che le furono applicate le reliquie del Beato, e iniziata una novena allo stesso, improvvisamente uscì dal pericolo con grande meraviglia di tutti, compreso il medico curante. La bambina Silvana Barbini soffriva fin dalla nascita di cistite e di calcoli ai reni. Fu ricoverata al Meyer con una prognosi lunghissima, ma una zia suora iniziò una novena al Beato e depose una foto della nipote sulla sua tomba. Al quinto giorno della novena i medici scoprirono che i calcoli urici non c’erano più. Un altro bambino, Alvaro Bacci, ricoverato al Meyer per una osteomielite al femore destro, era in gravissime condizioni. La stessa suora gli applicò alla parte malata un’immagine di Del Corona. Il miglioramento fu molto rapido e il piccolo Alvaro potè recarsi, pochi giorni dopo, con sua madre sulla tomba del Beato per ringraziarlo della guarigione. A Federigo Berti, colono di 76 anni, abitante nel comune di Vaglia (Firenze) fu diagnosticata una patologia neoplastica all’intestino, non operabile per l’età avanzata del paziente. Dopo che la figlia di Berti ebbe fatto celebrare una messa in suffragio di Del Corona e dopo aver iniziato delle novene in suo onore, il paziente migliorò sensibilmente fino alla guarigione completa. Molte altre grazie di ordine spirituale e temporale sono state attribuite al Beato, sia documentate dalle testimonianze nei processi canonici sia avvenute in seguito e rimaste fuori dagli atti. Molte di esse rimarranno ignote al grande pubblico ma impresse nel cuore e nel ricordo grato dei suoi devoti.