
Centinaia di partecipanti agli eventi della settimana del Palio di San Rocco, concluso con la premiazione di Alessandro Gigli e Alberto Masoni. È stato Giuliano Scabia, loro professore e maestro che li ha introdotti all’affollata platea di piazza XX settembre, nel pomeriggio di domenica e si è subito capito che sarebbe stata ancora una giornata piena di interesse.
I tre hanno conversato, parlando non di filosofia dello spettacolo, costruendo un dibattito sulle necessità del quotidiano, che fanno sì che bambini, giovani, adulti, anziani usino lo stesso entusiasmo per assistere a un teatro come quello organizzato dai protagonisti della giornata. Lo spettacolo in scena è stato Alto Livello, un lavoro costruito nel 1994 da Luigi Sicuranza e replicato fino ad oggi per 1500 volte in tutto il mondo, grazie all’eredità che il suo ideatore ha lasciato a Pietro Rasoti, un simpatico e bravissimo trasformista sui trampoli, che detto così sembra niente, ma con davanti le immagini dello spettacolo e delle meravigliose reazioni del pubblico, diventa un evento di eccezionale portata. Lo stesso si potrebbe dire di quello che è stato lo spettacolo più importante del festival, una tra i più belli dell’estate teatrale di tutta Italia, per la sua forza poetica e per il suo eccezionale impegno organizzativo. Stiamo parlando dell’Opera da tre soldi di Brecht-Weill, che Henry e Rebecca Brown hanno portato in scena in un enorme nave palcoscenico costruita in piazza Buonaparte e progettata da un grande architetto scenografo come Daniele Spisa. Si è trattato di un evento che resterà nella storia di ognuno degli innumerevoli spettatori, che univa gli anziani del gruppo CoRe, provenienti da una decina di case di riposo, ai giovani di Primamateria, straordinari esecutori della musica, proprio al centro dello spazio scenico, realizzato con una evidente omaggio al teatro comunitario di Jacques Copeau, il grande regista francese che decise di abbandonare Parigi, per portare il suo Vieux Colombier nelle campagne francesi. Poi tanti altri, cantanti e attori, con in testa Ilaria Savini e Simone Faraoni, ma ognuno dei partecipanti meriterebbe ben più di una citazione. Altro spettacolo è quello che ha chiuso la serata dell’11 agosto, quel Cronaca di una violenza di gruppo di Dacia Maraini, un testo che l’attrice in scena ha restituito con una meravigliosa prova al pubblico presente in piazza XX settembre. Era la giornata di Dacia Maraini e la grande scrittrice è stata meravigliosa, memorabile, nell’incontro con il pubblico, ha risposto con tranquillità alle domande più complesse, fatte da un bravo quanto giovanissimo studioso, come Eugenio Murrali, ma anche dal pubblico. Un momento, anche questo, che resterà impresso, grazie anche al Premio speciale San Rocco consegnato alla scrittrice, un’opera donata alla Maraini dall’assessore al turismo Giacomo Gozzini ed eseguita dal pittore Luca Macchi, che è stato anche protagonista di un altro apprezzatissimo spettacolo, cioè I pigmenti dell’anima che Andrea Giuntini ha realizzato in prima nazionale nel suggestivo Frantoio della Briccola, proprio a partire da una bellissima installazione di Macchi, un fondale di tulle sul quale erano applicate una serie di foglie ricoperte d’oro o di altri materiali e colori, con un effetto di grande suggestione. Ultimo teatro da citare è quello, ancora legato al nome della Maraini, che è andato in scena a tarda sera, a volte anche a notte inoltrata, con testi appunto di Dacia, e con l’esecuzione di più o meno improvvisate troupe di lettori, che hanno coinvolto, in un paio di occasioni, gli operatori delle case di riposo e nelle altre cinque serate, altre persone che avevano magari partecipato ad altri spettacoli o dibattiti durante la giornata, come Andrea Giuntini o Franco Scarpa, che ha offerto una delle perle (fuori programma) presentate durante la settimana. Scarpa è infatti direttore dell’Ospedale psichiatrico giudiziario di Montelupo Fiorentino ed era stata allestita una mostra intorno al Drago Blu, quel personaggio costruito nel 2003 dai pazienti dell’Opg, per accogliere l’arrivo del mitico Marco Cavallo, proveniente da Manicomio di Trieste. Le altre mostre presenti erano quella realizzata dal gruppo di fotografi riuniti intorno a Limen. Risorse per il paesaggio e almeno ispirata da Armando Benvenuti e da Giovanni Corrieri, che ha guidato tre interessanti escursioni sulla Francigena per chi ci sta, poi la mostra di Pasquale Moffa dedicata al Fabbro Ferraio di Castelfranco, quella di Tiziano Cassaro e delle sue singolari opere pittoriche, quella dedicata alla rivista Spiragli diretta da Riccardo Gatteschi, che l’ha presentata in un altro interessante fuori programma, dove ha raccontato i suoi diciotto anni di volontariato dentro l’Opg di Montelupo. E ancora la mostra di pittura poetica realizzata dal Centro Stella Maris della Scala. Restano ancora da ricordare i pomeriggi del Palio, ne abbiamo già citati alcuni, ricorderemo anche quello sui profughi, con Adriano Prosperi della Normale di Pisa, Giuseppe Faso dell’associazione Straniamenti e Idrissa Keità, un ivoriano che dirige il centro per profughi di Montaione per il Movimento Shalom. Lo stesso movimento che ha portato Maria Grazia Caciagli e Marie Pierre Djeng a parlare insieme a Marilina Veca del suo libro Sette volte sette, sullo stalking e la violenza sulle donne. Infine ancora Shalom ha portato il suo fondatore monsignor Andrea Cristiani, che insieme a Leonardo Micheletti, hanno parlato delle situazioni di crisi, quella dell’immediato dopoguerra in Italia e a San Miniato in particolare, ma anche quella attuale del mondo tutto, tratteggiata da don Andrea con grande passione, citando spesso un papa che impone la persona e non gli interessi economici come motore dell’universo. Ma il Palio di San Rocco Pellgrino è stato anche tante altre cose, cioè l’uscita del santo burattino dall’oratorio di San Rocco, la messa del mattino, l’esposizione del Buttafumo, i giochi popolari nel pomeriggio del 16, l’incontro tra Dacia Marini e le suore di San Paolo, le tante cene con intrattenimento organizzate dalla Filarmonica Giuseppe Verdi, l’importante spettacolo degli anziani di CoRe e soprattutto il pubblico presente, un pubblico locale, fatto di signore anzianissime e anche piene di vita e un pubblico internazionale, con persone che ogni anno vengono da diversi paesi, dall’Italia e anche dall’Europa, per assistere e soprattutto per partecipare alla festa di San Miniato. La direzione artistica, guidata da Andrea Mancini, con l’aiuto di Chiara Caruso, Veronica Boldrini e Elena Urciolo, ha espresso più volte la sua gioia, per il clima gioioso che ha caratterizzato il Palio, ma soprattutto per la riuscita e l’interesse di ogni manifestazione, con risultati che riempiono di soddisfazione chi li ha voluti e provocati.