Drammatico tentativo di rapina questa notte alla sala Bingo di Navacchio, finito con la morte del rapinatore, un 46enne di Montecalvoli, colpito dai colpi di pistola di una guardia giurata del Corpo Guardie di Città di Pisa, Simone Paolini, pisano di 37 anni, ora iscritto nel registro degli indagati per omicidio preterintenzione e porto abusivo di arma da fuoco. L’uomo, infatti, avrebbe operato con la licenza scaduta, che automaticamente fa decadere sia il ruolo di guardia giurata sia l’autorizzazone al possesso delle armi.
E’ successo intorno alle 4,30 del mattina e la vittima è un’altra guardia giurata, fuori servizio perché in congedo parentale, che avrebbe provato a impossessarsi dell’incasso della serata, circa 6mila euro. Si è parato davanti all’auto di servizio dell’ex collega e lo ha minacciato, travisato da un casco. Quindi si è spostato dal lato del guidatore e a quel punto Paolini ha sparato due colpi di arma da fuoco, frantumando il finestrino e attingendo il rapinatore ai fianchi. Poi, nonostante la ferita, l’uomo è riuscito a fuggire ma il suo corpo è stato trovato circa un’ora più tardi, in un luogo non distante da quello della tentata rapina. Illesa la guardia giurata, anche se sotto choc. I carabinieri, che indagano sull’episodio, e il magistrato di turno hanno ascoltato il vigilante per ricostruire la dinamica dei fatti.
La vittima si chiamava Davide Giuliani, 46 anni, di Montecalvoli, frazione di Santa Maria a Monte. Secondo la ricostruzione dei carabinieri, la notte scorsa l’uomo avrebbe atteso che la guardia giurata ritirasse l’incasso della sala Bingo e salisse in auto. A quel punto, indossando un casco integrale, gli si è parato davanti, puntandogli una pistola. Il vigilante avrebbe reagito sparando due colpi, ferendo il malvivente al fianco destro e al fianco sinistro. Il malvivente non avrebbe esploso alcun colpo ma sarebbe comunque riuscito a fuggire e a salire su un’auto. Percorso poco più di un chilometro è morto, dopo aver sbattuto contro il cancello di una casa. Sul sedile aveva la pistola con il colpo in canna.
Paolini, davanti al pm, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Ma dagli accertamenti sarebbe emerso che aveva il titolo autorizzativo scaduto dal febbraio scorso e il corpo Guardie di città, l’istituto per il quale lavorava, non ne aveva richiesto il rinnovo. “In sostanza – ha spiegato il viceprefetto Valerio Massimo Romeo – Paolini non poteva svolgere il lavoro che stava svolgendo la scorsa notte e deteneva abusivamente l’arma. Avvieremo immediatamente un’ispezione sull’istituto per acquisire tutte le informazioni necessarie circa le posizioni amministrative dei suoi dipendenti”. La mancanza del titolo autorizzativo revoca contestualmente la qualifica di guardia particolare giurata in grado di svolgere il servizio di portavalori.
I carabinieri stanno effettuando anche una serie di acquisizioni documentali nella sede dell’istituto per accertare anche le posizioni lavorative dei dipendenti. Paolini, accompagnato dal suo legale, l’avvocato Erminia Imperio, è stato interrogato dal pubblico ministero Antonio Giaconi. Le due pistole, la sua e quella della vittima, sono già state sequestrate dagli investigatori. Domani sarà disposta l’autopsia.
La società per la quale lavorava la guardia giurata uccisa, da tempo “aveva fatto riconsegnare il decreto di guardia giurata, il porto d’armi e tutte le divise d’istituto”, perché era rimasta coinvolta in “accadimenti che avevano lasciato da pensare”. Lo scrive in un comunicato l’istituto di vigilanza privata Corpo guardie di città, per il quale lavoravano sia la vittima sia il vigilante sia il collega ucciso dopo il tentativo di rapina. L’istituto, prosegue la nota, “manifesta stupore, incredulità e cordoglio anche per la famiglia del defunto”. In base alla ricostruzione del Corpo guardie di città, il rapinatore, che dopo lo scontro era riuscito a fuggire in auto, è stato rintracciato da tre autopattuglie di suoi colleghi, che lo hanno trovato “riverso fuori dalla sua auto ancora in moto. A quel punto la sorpresa – viene spiegato in una nota – l’uomo che perdeva sangue chiama per nome la guardia che si era per prima avvicinata che, stupita, lo riconosce in un suo collega di lavoro che da quasi un anno era in congedo per assistenza ad un familiare. Prima che arrivasse l’ambulanza il rapinatore è però morto tra la disperazione, lo sgomento il dolore e l’amarezza delle guardie di città intervenute”.