Dal primo pomeriggio di oggi (martedì 21 luglio) sono terminati i lavori per la nuova collocazione delle lapidi della strage in Duomo.
Le lapidi della discordia si trovano adesso sotto i loggiati di San Domenico, proprio poche ore prima dell’anniversario della commemorazione. Le lapidi si trovano quindi adesso in un luogo che sarà deputato ad accogliere le testimonianze della memoria storica di San Miniato.
La nuova collocazione però non sembra risolvere la polemica nata dalla rimozione delle lapidi dalla faccaita del palazzo comunale, soprattutto per quanto riguarda il metodo. Renzo Ulivieri, esponente del Comitato Parri e protagonista del dibattito sulla memoria storica, si dice soddisfatto solo in parte.
“Le lapidi dovevano stare in un luogo ben visibile, che sia sulla facciata del municipio o sotto i Loggiati nel centro del paese, non fa alcuna differenza. E’ il metodo che è fa discutere”.
La Sovrintendenza ha obbligato l’amministrazione a ricollocare le lapidi della discordia in un luogo ben visibile e il consiglio comunale si era pronunciato sulla ricollocazione entro il 22 luglio. La tempistica è stata quindi rispettata, anche se oggetto della discordia è sempre il modus operandi della rimozione, avvenuta a ridosso delle festività del 25 aprile.
Dice Ulivieri: “L’atto della rimozione delle lapidi è stato brutale. Il significato di queste lapidi non è stato ben capito da tutti, questa non era la stoira di due fazioni, era la storia di una popolazione quella samminiatese, che civilmente ha convissuto con una memoria non condivisa. Proprio questo a me dispiace, poiché è stato un esempio di civiltà: credo che fosse una cosa importante. Questa memoria è stata portata via soprattutto da chi non conosce la storia e non ha sensibilità per apprezzare questi valori”.
Non risparmia critiche l’allenatore samminiatese e rincara dicendo: “Spero che venga discussa nel consiglio comunale, la questione dei soldi spesi per la rimozione e la nuova ricollocazione. Questi sono soldi non del comune, ma di tutta la comunità. Bisogna chiedersi chi paga? Il sindaco deve renderne conto ai cittadini”. Insomma tutto farebbe pensare che la battaglia per le lapidi non è ancora finita e forse il prossimo atto sarà proprio quello di sollevare presso gli organi competenti la questione dei costi, apparentemente non autorizzati dal consiglio e sostenuti per la rimozione.