
È uno dei misteri dell’universo. Come si origini una supernova non è ancora ben chiaro, chiara, invece, è la luce che questa esplosione produce. Lo sa bene Fabio Briganti di Santa Croce sull’Arno, impegnato all’Osservatorio Astronomical Centre di Lajatico, parte dell’Italian Supernovae Search Project, nonché collaboratore dell’Osservatorio di Tavolaia, che, controllando delle immagini riprese da Alex Dimai dell’osservatorio del Col Drusciè a Cortina d’Ampezzo, ha individuato un oggetto nella galassia NGC6641.
La galassia ospite è una spirale barrata posta nella costellazione di Ercole distante circa 200 milioni di anni luce. Il fenomeno era posizionato sopra a una delle due condensazioni della barra della galassia. La notte seguente il marchigiano Massimo Caimmi è stato il primo ad ottenere l’immagine di conferma. Sono stati immediatamente allertati gli astronomi di Asiago, ma purtroppo per motivi di manutenzione e per il meteo sfavorevole non è stato possibile riprendere lo spettro che confermasse la natura dell’oggetto. Finalmente, qualche notte dopo, il tanto sospirato spettro è stato ottenuto con il Souther Astrophysical Research Telescope, un moderno telescopio da 4,10 metri con ottiche attive posto a 2.700 metri di altitudine sul Cerro Pachon in Cile. Con grande sorpresa è stato appurato che Briganti aveva scoperto una rara supernova di tipo IIb scoperta ben tre settimane dopo il massimo di luminosità. Le supernovae di tipo IIb sono oggetti la cui natura non è ancora ben chiara, dove i progenitori dovrebbero essere delle stelle non eccessivamente massicce e poste in sistemi binari che perdono massa tramite interazione con la stella compagna.