Ulivieri sulla vicenda Lapidi: “Non sono d’accordo sul metodo”

12 aprile 2015 | 10:53
Share0
Ulivieri sulla vicenda Lapidi: “Non sono d’accordo sul metodo”

“Sulla querela sarà il giudice che valuterà, quando uno è accusato di minacce è una cosa seria, ma io al di là delle questioni giudiziarie sono ancora arrabbiato. Non discuto il merito della questione lapidi, anche se non sono d’accordo, ma il metodo”.

Renzo Ulivieri esponente di Sel, allenatore di fama internazionale nella vita lavorativa, è sereno sulla questione delle lapidi sulla strage del duomo di San Miniato, che alla fine gli è costata una querela depositata alla compagnia dei carabinieri di San Miniato dal sindaco Gabbanini, dopo l’ultimo incontro che ha avuto con il primo cittadino proprio davanti al municipio e durante il quale sarebbero, secondo Gabbanini, volate parole grosse, che lo hanno fatto sentire minacciato. E la cosa sembra che sia stata presa sul serio anche dagli inquirenti, che hanno anche acquisito materiale probatorio, ovvero i filmati dell’incontro-scontro ripreso dalle telecamere di videosorveglianza dell’esterno del municipio. La questione però al di là dei risvolti giudiziari sui quali Ulivieri aggiunge “Io la querela non l’ho vista e ho appreso dai mezzi di informazione di essere stato querelato (una precisazione che Ulivieri fa perché l’ordinamento giudiziario vorrebbe che a notificare gli atti sia l’autorità competente, in questo caso i carabinieri della compagnia di San Miniato ndr). Comunque mi difenderò davanti al giudice e se ci sono i filmati vedremo cosa è realmente accaduto”.
Sulla questione in sé, poi, l’allenatore conosciuto per essere una persona schietta, lontana da ipocrisie e liturgie della “politica” sia in campo che fuori dall’ambito sportivo aggiunge: “Io non contesto il fatto che Gabbanini abbia tolto le lapidi, ma il modo in cui le ha tolte, ovvero con una decisione che non è passata dai processi democratici, ma è stata condivisa solo con la giunta. Se la decisione fosse stata presa in consiglio comunale non ci sarebbero stati problemi, uno poteva essere d’accordo o meno, ma Gabbanini parla e agisce da padrone, e lui – continua Ulivieri – non è né il padrone del Comune, né della storia. Qui è mancato un passaggio democratico nei luoghi competenti, l’organo deputato a prendere queste decisioni. Comunque ormai della questione me ne sono fatto una ragione, anche se ovviamente rimango indignato di fronte a questa decisione”.
Un’indignazione che deriva dal metodo, su una questione che a San Miniato è delicata tanto che Ulivieri spiega la sua lettura del significato delle due lapidi. “Per me era bene che rimanessero sulla facciata del comune a testimonianza di due letture diverse della storia che erano coesistite fino ad oggi. Mi sembrava una bella cosa che vi fossero entrambe le letture della storia e entrambe le testimonianze di memoria non condivisa. Era una bella cosa anche nel processo democratico così mi sembra un metter via la memoria, ma questa è la mia opinione e non è per questo che sono “arrabbiato”, il vero problema – rimarca l’allenatore ed esponente politico – è la questione del metodo”.
Poi quando a Ulivieri chiediamo cosa farà il prossimo 25 aprile spiega: “Per me e per la mia famiglia il 25 aprile è una data importante è un giorno particolare, quest’anno purtroppo sarò impegnato in Corea a tenere un corso agli allenatori di quel Paese, ma a casa mia il 25 aprile lo abbiamo sempre festeggiato. In modo sobrio, magari partecipando solo al corteo, per poi venire via appena iniziavano i discorsi di commemorazione dei vari politici, ma l’ho sempre celebrato, anche quando ero fuori casa per lavoro ho partecipato sempre ai cortei nelle varie città dove mi trovavo, quest’anno purtroppo non potrò essere a San Miniato e, cosa che mi rammarica ancora più, sarò all’estero e quindi non lo potrò celebrare come avrei voluto”.

Gabriele Mori