Tutto quello che devi sapere sul cannabidiolo

La Cannabis sativa è una pianta apparentemente simile a tutte le altre, ma presenta dei componenti che la rendono speciale, ricercata, discussa.
Sappiamo ormai che il metabolita più famoso della Cannabis, quello che l’ha resa l’oggetto del proibizionismo negli anni del dopoguerra, è il THC (Δ9-tetraidrocannabinolo) che induce effetti psicotropi.
Quello che invece ci interessa in questo articolo è l’altro grande composto chimico che caratterizza la pianta, ovvero il cannabidiolo (indicato con la sigla CBD), che al contrario, non ha effetti psicoattivi. Puoi comunque scoprire di più sul CBD, sul sito Justbob, la principale piattaforma online sulla Cannabis legale.
Come già accennato, il cannabidiolo (da adesso in poi indicato con la sigla CBD in questo articolo) è un metabolita della pianta Cannabis sativa; i metaboliti sono il prodotto – intermedio o finale – del processo metabolico di un organismo.
A differenza dell’altro metabolita della Cannabis (il THC) non agisce, a livello neuronale, con effetti psicotropi, anzi ha un’azione calmante e antinfiammatoria; inoltre riduce gli effetti collaterali del suo antagonista, non crea assuefazione ma vanta una vasta gamma di applicazioni terapeutiche validate dai risultati delle ricerche scientifiche.
Non a caso, negli ultimi anni, si è rinnovato sempre di più l’interesse della comunità scientifica per il potenziale terapeutico del CBD, che è oggi riconosciuto tra gli elementi principali della “Cannabis Terapeutica“, e che è già stato utilizzato in diversi studi per il trattamento di numerose patologie e disturbi della salute dell’organismo umano. Inoltre, a differenza del THC, è molto stabile e non subisce gli effetti dell’ossidazione.
Abbiamo visto, quindi, che il CBD vanta molteplici proprietà medicinali, ma come interagisce con il nostro organismo? Attraverso il sistema endocannabinoide.
È un complesso sistema di comunicazione tra le cellule, composto da tre elementi: gli endocannabinoidi, i recettori e gli enzimi.
Gli endocannabinoidisono molecole che registrano le variazioni delle condizioni esterne e attivano i recettori, per trasmettere dei segnali alle cellule, così da permettere loro di innescare una risposta. Le prime due molecole del sistema conosciute sono state l’Anandamide e il 2-Arachidonoilglicerolo (2-Ag), che sono già presenti nel nostro organismo e vengono rilasciate “su richiesta”. Poi, una volta eseguita la propria funzione, gli endocannabinoidi vengono distrutti. Il secondo elemento del sistema è rappresentato dai recettori CB1 e CB2, che si trovano nella membrana di diversi tipi di cellule. Uno studio del 2005 ha mostrato che i CB1 sono presenti soprattutto nelle cellule nervose dell’encefalo (neuroni) del Sistema Nervoso Centrale (SNC) e sono distribuiti in particolare nella corteccia, nell’ippocampo, nell’amigdala, nei gangli e nel cervelletto, responsabili del movimento, delle funzioni cognitive complesse, dell’apprendimento, della memoria e delle emozioni. Recettori CB1 sono presenti anche nelle cellule di polmoni, muscoli, organi riproduttivi, fegato e nel sistema cardiovascolare. I CB2, invece, sono espressi principalmente a livello periferico e sono presenti nelle cellule di ossa, milza, colon, pancreas e nel sistema immunitario. I recettori dei cannabinoidi hanno il compito di regolare il rilascio di altri messaggi: i CB1, infatti, interferiscono con i neurotrasmettitori, per proteggere il SNC dalla sovrastimolazione, mentre i CB2 regolano l’attività del sistema immunitario. Infine, il sistema endocannabinoide è composto dagli enzimi, che hanno il compito di degradare le molecole, una volta che hanno svolto la loro funzione. In questo modo, viene evitato un accumulo degli endocannabinoidi all’interno dell’organismo.
Quando il CBD e il THC entrano nel corpo, interagiscono con i recettori dei cannabinoidi, CB1 e CB2. Il THC ha un legame più forte e stabile con questi recettori, a differenza del CBD, perciò il consumo di THC altera la percezione, la memoria e la concentrazione. Il CBD si lega principalmente ad altri recettori e questo spiega perché non provoca effetti psicoattivi; inoltre, se assunto contemporaneamente al THC, ne altera il suo legame con i recettori CB1, indebolendone di fatto gli effetti.
Oltre a interagire, seppur in modo blando, con i recettori CB1 e CB2, il CBD si lega ai nostri recettori della serotonina, predisposti al controllo dell’umore, del dolore e del sonno.
A questo punto, dopo aver chiarito in che modo il CBD interagisce con il nostro organismo, possiamo concentrarci sulle sue numerose proprietà curative.
Abbiamo già accennato alle sue proprietà rilassanti e anti infiammatorie, ma il CBD fa molto di più; Sull’organismo umano il CBD agisce come:
- Antiepilettico: riduce le convulsioni;
- Antidiabetico: abbassa i livelli di zucchero nel sangue;
- Antispasmodico: previene gli spasmi;
- Anti-ischemico: riduce il rischio di arterie ostruite;
- Antibatterico: rimuove alcuni batteri, limitandone il movimento e la riproduzione, in modo più efficace del THC;
- Ipotensivo: riduce la pressione sanguigna;
- Antiossidante: agisce contro i radicali liberi, addirittura è più antiossidante delle vitamine C o E.
Inoltre, riduce la voglia di fumare tabacco, stimola la crescita ossea e combatte l’acne e la psoriasi.
Il CBD sembrerebbe essere la panacea di tutti i mali, o quasi, addirittura ci sono studi in corso sulle sue possibili attività antitumorali.