Tavola e coronavirus, tra comfort food e i consigli per superare l’isolamento

Cosa si dovrebbe fare e cosa no: lo spiega il medico nutrizionista Roberta Salvadori
In casa si cucina. Ma soprattutto si mangia. E allora si esce a correre o camminare. Ma questo, in emergenza sanitaria per coronavirus, non si può fare e allora “l’allenamento “è meglio farlo prima, di mettersi a mangiare. Ad aiutarci è Roberta Salvadori, medico di sanità pubblica e nutrizionista, alla quale abbiamo chiesto come evitare errori e alimentazione sbagliata. Ecco i cinque consigli da seguire per uscire dall’isolamento più in forma di prima.
Eccoci qua, al supermercato. Mille sensi di colpa, si poteva ordinare al telefono, lo fanno quasi tutti nella nostra zona: il cassiere senza mascherina, assembramenti “perniciosi”, colonie di clienti con tosse secca inquietante. Facciamo rifornimento, pensando che, certo, si poteva andare a una bottega di quartiere di qualità, a un negozio gourmet, a un formaggiaio come si deve. Macché, troppo lontano, ce ne stiamo acquattati nella giungla del supermercato, guardando insalata e tristi lattughini non più al 50 per cento (perché la merce ora gira). Schiacciamo la plastichetta protettiva per capire lo stato di deterioramento terminale della foglia.
A casa, svuotiamo tutto nel frigo. Finalmente gonfio, straboccante, vivacemente colorato, gioioso. Pensiamo che sia arrivato il momento di impastare, magari una bella focaccia di farina integrale con lievito madre essiccato. Chissà se è facile fare la pasta, come la mangiavamo i nonni, chiediamo a internet. Facciamo tanti progetti, entusiasti, pieni di idee. Ma è la prima sera, e serve un comfort food. Optiamo per un’amatriciana. Il guanciale c’è. Recuperiamo la ricetta originaria del comune di Amatrice. La ricetta dice di togliere il guanciale prima di mettere i pomodori a listarelle, “così rimane morbido”. Ma chi lo vuole morbido il guanciale? Ma perché? Croccante lo vogliamo, come all’Osteria. Osteria! Ci immaginiamo la sala buia, silenziosa. Cosa faranno ora quelli dell’osteria?
La salsa dell’amatriciana sobbolle. Abbiamo solo un Lambrusco rifermentato. Lo apriamo e inonda la cucina, con la sua esuberanza. Alla fine, risulta splendido, vigoroso, pieno di quel coraggio che ci manca. Ce ne facciamo una mezza boccia. L’altra finirà al pranzo dopo. I bucatini li affondiamo in acqua, con voluttà. Duecento grammi? Che faccio, lascio? È la prima sera di coprifuoco. Ci dobbiamo volere bene.
Ferma restando la necessità di colmare il nostro vuoto d’animo, spiega la dottoressa Salvadori, medico di Sanità Pubblica e nutrizionista, è necessario tener di conto di alcune piccole accortezze per volerci bene. Cinque linee di orientamento utili possono essere:
1. Fare una colazione soddisfacente
L’aspetto positivo di questo periodo è che la colazione viene consumata in casa. È considerato il pasto più importante della giornata, e ormai sono numerosissimi gli studi secondo cui mangiare proteine e fibre che danno energia e senso di sazietà fa bene. Ora, che il nostro movimento è inevitabilmente ridotto, è ancora più importante non abbondare di dolci, orientarsi alle proteine piuttosto che ai carboidrati e a tenere alto il livello delle fibre. Tradotto nella pratica ci si può orientare a una tazza di latte con 6/8 biscotti (se fatti in casa sostituire il burro con olio e lo zucchero con fruttosio) e un frutto. È ormai provato che mangiare verdura è essenziale per un dimagrimento a lungo termine e per il mantenimento del giusto peso. Le verdure sono ricche di fibre, vitamine, minerali e di altri nutrienti essenziali per il benessere. Tutto ciò in poche calorie. La frutta, ricchissima di vitamine e antiossidanti, serve anche a soddisfare in modo quasi innocuo il desiderio di dolce. Non importa tuttavia, mangiare frutta dopo i pasti.
2. Mangiare proteine a ogni pasto
Secondo una linea di pensiero che si sta affermando sempre di più, il 25 per cento delle calorie giornaliere devono venire da proteine magre come uova, carni magre, pesce e latticini magri. Le proteine infatti fanno sentire pieni più a lungo e sono alleate dei muscoli. In questo periodo è lo sforzo più grande richiesto. L’approvvigionamento di scorte alimentari incontrollato e convulso del primo periodo si è orientato per lo più a farina, acqua, zucchero e sale (anche perché l’ultimo ricordo/racconto di un periodo del genere è stato per la guerra), ingredienti questi, con cui si possono preparare piatti non proprio dietetici e privi delle proteine di cui parlavamo pocanzi. Occorre ricordare che, al di là della freschezza dei cibi, lo scatolame, i surgelati e i prodotti conservati in atmosfera modificata offrono comunque alcuni spunti per allargare il ventaglio della scelta. Mi riferisco a bresaola, tacchino, tonno, carne, legumi (meglio pochi in questo momento). Ci sono comunque poi pesce e carne surgelati e le uova. Tutti alimenti che si possono ordinare al telefono e che vengono consegnati al proprio domicilio oramai nella quasi totalità dei negozi del comprensorio grazie alla disponibilità e alla collaborazione dei titolari.
3. Mantenersi sempre ben idratati
Essere adeguatamente idratati fa bene all’organismo e aiuta a mantenere la linea. Non tutte le acque sono uguali: alcune sono più ricche di sali minerali rispetto alle altre. Una buona prassi è bere un bicchiere di acqua appena alzati meglio sarebbe calda e con limone. Ricordo che l’acqua fornita dal servizio pubblico è, se non buonissima per alcuni, assolutamente potabile e controllata e che quindi grosse scorte di acqua in tempo di necessità non hanno un gran senso.
Notare la parola magica: acqua. Per bere bene, ossia idratandosi senza caricarsi di calorie inutili, è caldamente suggerito farsi piacere l’acqua e sostituirla alle bevande zuccherate, agli alcolici etc. Bevande calde come tisane sono consigliabili.
4. Ridurre le dimensioni dei piatti
Bisogna aiutarsi a mangiare di meno e uno dei modi più facili per farlo senza sforzo e a basso costo è usare piatti più piccoli. L’occhio vuole la sua parte, la mente pure e la pancia è brava a seguire entrambi per cui una porzione più piccola in un piatto piccolo appare grande, e il gioco è fatto.
5. Evitare le calorie che non servono
Se il movimento, gli allenamenti, lo sport, il lavoro, le passeggiate, sono diminuiti, deve diminuire anche la quota di energia che serve per queste attività. Semplice a dirsi, meno a tradursi nella pratica ma in sintesi significa che: pane, pasta, focacce, pizza, orzo, farro, riso devono essere ridotti in quota giornaliere dunque, al di là di tanti proseliti questi alimenti vanno mangiati al massimo in un pasto dei due principali e in maniera alternata. E aggiungo: al di là delle migliaia di esperti, delle svariate teorie sull’alimentazioni, delle conseguenti correnti di pensiero, sulle quali si potrebbe disquisire per giorni, se una persona rimane qualche giorno senza mangiarne può solo trarne vantaggio.
Immagino i giorni seguenti, l’idea di fare la pasta a mano finisce nel dimenticatoio. Sembrano passati anni. Il frigo si riempie di surgelati. Mai provato prima d’ora il sugo pronto. Ho trovato quello Barilla al super. Mi accorgo ora che è ai “pesti alla calabrese”. Pesti alla calabrese? Che il Signore vi fulmini. Lo assaggio non è neanche disgustoso. Scende bene se lo annaffi con un tre quarti di Nebbiolo. La sera si magna e si beve senza tregua.
Poi si cede. È uno degli effetti collaterali di questo maledetto virus, il meno grave naturalmente, ma pernicioso per la salute psichica di chi è costretto a compulsare i social. Con le dita impiastricciate d’olio, si comincia a postare senza ritegno. Foto di paste scotte con l’olio. Cotolette abbrustolite. Cicorie tristi e solitarie. Là dove si instagrammava la foto al ristorante, con ricette spettacolari impiattate da artista, qui si postano immagini sgranate, nella penombra del tinello e critiche a chi fa e dovrebbe fare differente secondo i tuttologi animali da tastiera.
Nostalgia, nostalgia canaglia!