Il dibattito

Inchiesta Dda, la replica di Giani: “La Toscana ha gli anticorpi giusti”

28 aprile 2021 | 19:20
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Inchiesta Dda, la replica di Giani: “La Toscana ha gli anticorpi giusti”

Il governatore: “Non siamo terra di mafia e nessuno degli amministratori è accusato di associazione di questo tipo”. Ok alla risoluzione targata Pd e a due ordini del giorno dei Cinque Stelle

Quanto emerso dal dibattito e dalla comunicazione “dell’assessore Monni credo abbia rassicurato molti sulla correttezza dell’azione della Regione e confermato che la Toscana ha gli anticorpi giusti”. Così il presidente della Regione, Eugenio Giani, ha esordito nella replica a conclusione del dibattito in aula.

“Emerge con molta evidenza che la fase delle indagini a cui si fa riferimento negli ultimi due-tre anni è stata attivata da Arpat e dall’ufficio della direzione ambiente, che hanno mandato la segnalazione alla procura”. Di questo “dobbiamo essere tutti consapevoli e orgogliosi: gli anticorpi ci sono. Come ha detto il consigliere Landi, la Toscana non è terra di mafia, ma sono presenti mafiosi e quindi bisogna stare sempre molto attenti”. Il presidente ricorda anche quanto evidenziato dalla consigliera Fratoni: “Con la Lombardia siamo la Regione dove ci sono più controlli”.

La Regione terrà presente “i risvolti in quel distretto economico che è un’eccellenza mondiale, un primato a livello mondiale”, e il cui depuratore “penso che rappresenti la chiave di quel successo. Dobbiamo tutelare questo settore produttivo, preservandolo dalle infiltrazioni criminali”. Il quadro che oggi emerge “è l’argine autenticamente democratico che respinge ogni tipo di infiltrazioni”. Alla consigliera Galletti, “voglio dare rassicurazioni: non c’è nessun esponente dell’amministrazione regionale a cui venga minimamente contestato il coinvolgimento nell’associazione di stampo mafioso. I filoni delle indagini sono vari e su quello è chiaro che siamo assolutamente fuori”. La Regione “è parte offesa e il lavoro dei propri uffici ha contribuito al prezioso lavoro degli inquirenti”. Abbiamo predisposto controlli serrati, continueremo a tutelare l’ambiente e la salute”.

Quanto al rapporto con Ledo Gori, “è persona che negli anni ho avuto modo di apprezzare, stimare e di cui la grandissima maggioranza delle persone parlava bene. Ora è nell’interesse di tutti essere molto chiari”. E il presidente legge la lettera inviata il 19 aprile a firma del direttore generale Paolo Pantuliano per la comunicazione dell’avvio del procedimento di revoca e conseguente risoluzione del contratto. “Siamo nei dieci giorni concessi, come a ogni dipendente davanti a procedimenti di questo genere, per l’eventuale formulazione di osservazioni in merito. Decorso tale termine l’amministrazione procederà alla revoca”.

Quanto ai rapporti con il consigliere regionale Andrea Pieroni e con Giulia Deidda, sindaco di Santa Croce: “Faccio riferimento a intercettazioni per me presunte, fino a quando non mi vengano notificate. Si tratta di colloqui tra terze persone che non parlavano con me, parlavano tra sé. Più che dire che mi sento da quelle parole lontano, estraneo e dichiaratamente fuori, non posso dirvi. Sento di svolgere la mia funzione con la responsabilità di chi vuol fare scelte di assoluto interesse generale. Per me non esiste il concetto di ‘pressione’, esiste ciò che ritengo giusto fare nell’interesse del ruolo che svolgo. Per me parlano i fatti”.

Dopo la replica sono stati respinti a maggioranza due mozioni e un ordine del giorno presentati dal Movimento 5 stelle. La prima, per mappare urgentemente le aree e le opere nella quali sono state coinvolte le aziende attualmente indagate e quelle a loro connesse in qualunque forma; effettuare subito un’analisi sullo stato di salute dei cittadini e dell’ambiente anche attraverso un monitoraggio di medio lungo termine e se emergessero criticità operare subito bonifica o messa in sicurezza di aree e persone.

È quanto chiedeva la mozione presentata dalle consigliere del Movimento 5 stelle in consiglio regionale Irene Galletti e Silvia Noferi in riferimento all’inchiesta Keu che ipotizza l’utilizzo delle ceneri di risulta dei rifiuti conciari riclassificati in attività edilizie.

Le consigliere chiedevano al presidente della Regione, Eugenio Giani, impegni precisi anche nei confronti del governo nazionale in particolare per “attivare adeguati strumenti giuridici e la concessione di finanziamenti e sostegni per limitare l’entità e la propagazione del danno”.

Con un secondo atto di indirizzo il Movimento 5 stelle chiedeva inoltre di potenziare Arpat sia sotto il profilo della dotazione strumentale che delle risorse umane. A detta di Galletti e Noferi, infatti, riformare l’Agenzia per la protezione ambientale della Toscana anche sotto il profilo dei finanziamenti assegnati permetterebbe di “operare in maniera piena e sistematica su controllo, prevenzione, limitazione dei danni oltre che portare a sanzione eventuali altri illeciti in essere”. L’esecutivo toscano era chiamato inoltre a “riformulare le attività straordinarie assegnate ad Arpat per finanziarie la collaborazione dell’Agenzia con il sistema sanitario”.

Respinto anche un ordine del giorno presentato dal M5S, con il quale si intendeva impegnare la giunta regionale a verificare quali discariche siano state utilizzate negli ultimi 15 anni dalle aziende coinvolte nell’indagine in corso, o da altre aziende a queste operativamente collegate, in appalto o subappalto. Si chiedeva di attivare le verifiche necessarie per individuare eventuali irregolarità.

Sono stati incece approvati all’unanimità due ordini del giorno presentati da Irene Galletti (M5S). Il primo impegna presidente e giunta ad attivarsi, insieme ai presidenti delle commissioni per le audizioni della Fondazione Caponnetto, della Fondazione Toscana per la prevenzione dell’usura, dell’associazione Libera contro le mafie e del presidente della commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite legate al ciclo dei rifiuti. Il secondo sul coordinamento regionale per la prevenzione dell’usura impegna presidente e giunta regionali ad agire per consentire all’organismo di riunirsi e pianificare la propria attività di studio, monitoraggio ed indicazione delle iniziative da intraprendere.

Irene Galletti si è vista però respingere anche un ordine del giorno che impegnava presidente e giunta regionali a comunicare, nel rispetto della normativa comunitaria sul trattamento dei dati personali, l’elenco dei trasferimenti interni avvenuti in Arpat dal 2010 al 2020, specificando se si sia trattato di decisioni d’ufficio o di istruttorie avviate su richiesta degli interessati. A suo parere lo spostamento dei dipendenti, se da questi non richiesto, può infatti avere influito sui risultati dell’agenzia.

Respinti anche due atti presentati dalla Lega. Il primo, un ordine del giorno presentato da Elena Meini che impegnava presidente e giunta regionali a porre in essere tutte le iniziative idonee alla salvaguardia del distretto conciario toscano, della sua operatività, dei suoi operatori è stato respinto a maggioranza. L’ordine del giorno impegnava nello stesso tempo presidente e giunta ad effettuare tramite Arpat i necessari controlli per tornare al rispetto delle previsioni di legge sulla gestione dei rifiuti speciali.

Respinto anche un altro ordine del giorno della Lega, presentato dalla capogruppo Elisa Montemagni. Il Keu, materiale derivato dalla combustione degli scarti del distretto del cuoio, sarebbe finito in diversi siti in Toscana, fra cui il terreno gestito da Ecogest srl di Massarosa, a ridosso del Lago di Massaciuccoli, bacino all’interno del Parco naturale regionale. L’atto, inoltre, impegnava presidente e giunta regionali ad attivarsi quanto prima attraverso Arpat per effettuare le analisi su tale terreno per poi procedere alla bonifica.

Il lungo dibattito sull’inchiesta Keu si è chiuso con l’approvazione della proposta di risoluzione presentata dal gruppo Pd, primo firmatario il presidente Vincenzo Ceccarelli, che impegna la giunta a “proseguire con la massima celerità con tutte le azioni necessarie a verificare se dagli ipotizzati comportamenti malavitosi sia conseguita una contaminazione dei terreni e delle acque in tutti i territori potenzialmente interessati”;  a “sostenere le misure e le azioni volte a ridurre al minimo le conseguenze negative della produzione e della gestione dei rifiuti per la salute umana e per l’ambiente dando seguito, in particolare, al lavoro già avviato con i “tavoli tecnici per la promozione dell’economia circolare mantenendo la commissione consiliare competente costantemente informata”. Come illustrato da Ceccarelli, “l’atto è coerente con le comunicazioni svolte dal presidente della giunta regionale Eugenio Giani e dall’assessore all’ambiente Monia Monni, anche nella richiesta alla giunta, in collaborazione con la commissione consiliare competente, di predisporre una proposta legislativa finalizzata a superare le attuali criticità inerenti la disciplina della depurazione delle acque reflue, che abbia come principale obiettivo la modifica dell’articolo 13 bis della legge 20/2006”. “Ci aspettiamo che venga ripristinato l’impianto della legge 20 – ha sottolineato il consigliere – per avere impianti misti, che hanno anticipato l’economia circolare”. I correttivi auspicati dovrebbero “superare le osservazioni di legittimità attualmente oggetto del contenzioso costituzionale”, “disciplinare in modo adeguato e rispondente ai principi contenuti nella normativa nazionale l’attività di depurazione delle acque reflue a carattere prevalentemente industriale nonché l’utilizzo dei relativi impianti di depurazione”.

La proposta di risoluzione, infine, impegna a dare “tempestiva attuazione” agli strumenti di promozione della cultura della legalità e a contrastare ogni forma di criminalità organizzata, a partire dal rendere operativo, anche attraverso un rafforzamento delle sue funzioni e il superamento delle maggiori criticità che ne hanno impedito l’attuazione, l’Osservatorio regionale istituito con legge regionale (42/2015).

Nelle dichiarazioni avevano annunciato voto contrario i consiglieri Elisa Montemagni e Alessandro Capecchi, rispettivamente per i gruppi di Lega e Fratelli d’Italia.

L’aula di palazzo del Pegaso ha invece respinto una mozione, presentata dalla capogruppo del Movimento 5 stelle Irene Galletti, che impegnava la giunta a rimuovere l’emendamento approvato lo scorso maggio confluito nella legge 32/2020, impugnata dal consiglio dei ministri il 7 agosto dello scorso anno.

Bocciato anche un ordine del giorno, sempre presentato dal M5S e illustrato da Irene Galletti, che impegnava la giunta regionale ad estendere nelle frazioni di Brusciana e Dogana le verifiche chimico-biologiche anche a pozzi e falde adiacenti al manto poiché l’acqua utilizzata nelle frazioni prossime alla strada e nelle attività agricole sarebbe potuta essere inquinata.

Respinto anche l’ordine del giorno, presentato dal gruppo di Fratelli d’Italia e illustrato da Alessandro Capecchi, che invitava l’esecutivo ad “adoperarsi per disporre una adeguata azione di carotaggio lungo tutto il tracciato della SR 429 per verificare se al di sotto dello strato di bitume e asfalto esterno, siano stati smaltiti illecitamente rifiuti tossici”. Alla giunta si chiedeva anche, “nel caso i carotaggi confermassero la presenza di materiale inquinante, di effettuare i relativi lavori di bonifica e ripristino della mobilità veicolare nel minor tempo possibile”.

Non è passato anche un successivo atto, presentato sempre da Fratelli d’Italia e illustrato da Alessandro Capecchi, con cui si chiedeva di prevedere “fin dal prossimo bilancio della Regione, la creazione di un fondo di garanzia finalizzato a risarcire tutte le attività che potrebbero aver subito danni irrimediabili dalla presenza di rifiuti tossici sotto al manto stradale della stra 429”. Si chiedeva anche un ulteriore fondo a sostegno delle attività economiche, prevalentemente agricole, che potrebbero trovarsi nella condizione di dover sospendere la propria attività durante il periodo necessario al completamento dell’iter giudiziario della Dda di Firenze”.

Infine, un altro atto presentato dai consiglieri regionali di Fdi Francesco Torselli, Vittorio Fantozzi e Alessandro Capecchi, è stato ritirato dopo le rassicurazioni formali chieste al presidente Giani, da parte di Capecchi, in merito alla volontà della Regione di costituirsi parte civile. La delibera di giunta è del 26 aprile, e con tale atto si dà mandato di procedere alla  dichiarazione di parte offesa, propedeutica all’intenzione di dichiararsi parte civile in caso di rinvio a giudizio.