Conforti dietro ai costumi di Fosca Innocenti nella fiction su Canale 5: “Ho portato un tocco di novità”






Il costumista di Corazzano ricorda la scommessa con i genitori: “Dissi loro di darmi un anno di prova”
“Feci un patto con i miei genitori: datemi un anno di tempo, se non va torno a casa”. Oggi racconta quegli anni con molta più serenità di quella con cui li ha vissuti. Eppure, per Roberto Conforti quel patto è stato il punto di svolta nella sua vita. Certo è che ricorda ancora i sacrifici, le difficoltà, le insicurezze di un salto nel vuoto, quale era quella trasferta a Roma che non offriva nessuna garanzia di riuscita. Mentre lo racconta la sua voce non tradisce emozioni, oggi che è il costumista della seconda stagione della fiction Fosca Innocenti, in onda in prima serata e in prima visione su Canale 5.
La creatività e i colori di Conforti, che viene da Corazzano, frazione di campagna nel comune di San Miniato, contraddistinguono la seconda stagione della miniserie che ha come attrice protagonista Vanessa Incontrada. Dietro agli “armadi” di Fosca Innocenti, vicequestore di Arezzo che con il suo fiuto coordina le indagini sui delitti che di volta in volta arricchiscono la trama, c’è la firma di Conforti. In onda dal 13 gennaio ogni venerdì, alla fine della seconda stagione mancano ancora due episodi, e per i sanminiatesi più attenti ci sarà un’altra comparsa da scorgere: quella del concittadino Stefano Agnoloni nei panni di un dandy dell’alta borghesia.
Il costumista è una delle mille figure professionali che lavorano alla realizzazione di un film o di una serie tv stando lontano dai riflettori. E contrariamente a quanto si possa pensare quello del costumista non è un mestiere fatto solo di stoffe, scelta di materiali e accessori, disegno di abiti e sartoria. Certo, tutte queste cose ci sono e sono fondamentali, ma il collante di tutto deve essere la “diplomazia”. Questo colpisce nel racconto di Conforti: in questo settore contano le relazioni, il tipo di rapporto che si instaura tra le varie figure professionali è spesso precario e saper gestire questi rapporti – con diplomazia, appunto – è importante tanto quanto capirne di modelli e tessuti. “Il costumista – spiega Conforti – costruisce un personaggio immaginario su una persona reale: prendo un attore e lo trasformo in un personaggio. È un’arte ma non sono un artista solitario: io sono a servizio di un racconto. Devo mettere insieme il mio gusto estetico con quello del regista e della rete”. È evidente come ogni prodotto sia studiato dalle case di produzione e dalle reti che lo trasmettono sulla base dell’utente finale: il pubblico di Mediaset non è lo stesso di quello di Netflix e questa differenza va tenuta in considerazione a tutti i livelli, costumi compresi.
“In più – continua Conforti – talvolta può esserci un limite personale dell’attore, che non si sente bene nel vestito. Ci sono poi alcuni attori, soprattutto i più famosi, che hanno i loro sponsor e chiedono che questo compaia sull’abito: questa richiesta, che difficilmente viene rifiutata, spesso comporta una revisione dell’idea di costume che si aveva all’inizio, perché magari lo stile dello sponsor non si addice proprio alla perfezione al capo in questione”. E così, tra mille peripezie, il costumista è quella figura che parte dal personaggio e gli cuce addosso uno stile, un’idea, una filosofia prima ancora che un abito. Tenendo conto, come si è detto, dei pareri di tante altre persone e, fattore imprescindibile, dei limiti di spesa: “La rete dà un tot di budget e quello deve bastare a soddisfare le richieste della produzione: se non ci sono i soldi per i costumi è un problema che io devo risolvere”.
Un esempio pratico? La partecipazione di Agnoloni e dell’associazione aretina DandyDays Maestri d’eleganza per le vie del centro nella fiction Fosca Innocenti. Per i telespettatori questo è un retroscena che riguarda l’ultima puntata che andrà in onda il tre febbraio. Trattandosi di un poliziesco, possiamo rivelare senza il rischio di fare spoiler che ci sarà un omicidio. “Il contesto – ci anticipa Confroti – è un evento modaiolo, con figure dell’alta borghesia, durante il quale viene ucciso un ragazzo. Il regista voleva 80 figuranti ben vestiti, ma io non avevo i soldi, essendo arrivati anche alla fine della stagione. Poi mi sono ricordato che ad Arezzo c’è un’associazione di Dandy: non saranno 80 persone, ma, ho pensato, almeno venti persone pazzesche le trovo, poi magari gli altri figuranti saranno così e così, ma ce la possiamo giocare con dei primi piani sui dandy che erano esattamente quello che stavamo cercando. Quindi contatto Stefano e lui mi mette in contatto con l’associazione. I figuranti sono piaciuti al regista e così io mi sono salvato perché ho portato a casa la scena a costo zero, loro sono stati pagati come figurazioni speciali”. Anche questo è il mestiere del costumista.
I telespettatori più attenti avranno notato delle differenze rispetto alla prima stagione di Fosca Innocenti, a partire dal regista. La seconda stagione è diretta da Giulio Manfredonia due volte candidato al David di Donatello. “Quando sono stato chiamato da Mediaset – spiega Conforti – dissi fin da subito che uso molto il colore, caratteristiche che mi contraddistingue. Loro, giustamente, non conoscendomi, mi dissero di non esagerare troppo. Io proposi di fare delle prove per poi correggere il tiro. Quando ho iniziato a vestire il poliziotto con la polo di seta rosa o l’altro commissario con il giallo ocra ne è risultata un’immagine fresca ma che non ha ridicolizzato la storia, ed è piaciuta al regista”. Il risultato finale è sempre un punto di incontro tra la creatività, l’estro del costumista e il gusto estetico del regista e della produzione. “L’importante – spiega Conforti – è non rinunciare al proprio tratto distintivo, alla propria firma. Nel mio caso, all’uso del colore come elemento non solo estetico, ma anche simbolico“. Le riprese sono iniziate a marzo dell’anno scorso tra Arezzo e Roma e nel mese prossimo dovrebbero già iniziare le riprese per la terza e ultima stagione, anche queste tra la capitale e la Toscana.
Le fasi di lavoro
“Io vengo chiamato due mesi prima dell’inizio delle riprese – questo l’iter tipico che segue il costumista -, l’organizzatore mi spiega il progetto, parliamo del compenso e del team. Poi mi vengono consegnate le sceneggiature, faccio una prima lettura e faccio un incontro con il regista tre giorni dopo. Ci conosciamo, io porto il mio cv e portfolio. Poi inizio a buttare giù delle idee personaggio per personaggio. Dopodiché queste prime idee le presento al regista, e se lui me le approva le presentiamo al canale. Superato anche questo passaggio si entra in sartoria: abbiamo dalle sei alle otto settimane per mettere insieme gli armadi (cioè tutti i costumi di tutti i personaggi, ndr) di tutti gli attori. Poi quando inizia il girato ci portiamo avanti con le preparazioni per le scene dei mesi successivi. Una volta che abbiamo finito in sartoria il reparto regia organizza le prove dei costumi e si fanno gli ultimi ritocchi”.
Gli inizi
Come è facile immaginare entrare nel mondo del cinema non è stato semplice. “Sono arrivato a fare questo lavoro laureandomi in architettura a Firenze – questo il percorso di Conforti -, ma poi ho capito che non era un lavoro per me quello in studio. Così mi sono iscritto a un master di scenografia e costumi e mi sono trasferito a Roma. Senza conoscere nessuno, in un mondo chiuso e snob, è stato difficile i primi anni. Se non avessi avuto l’aiuto economico dei miei genitori non ce l’avrei fatta. Gli affitti sono cari, suonavo alle porte e non mi rispondevano. Feci un patto coi miei genitori: datemi un anno, se non va torno a casa. Iniziai a chiamare tutte le produzioni cinematografiche dicendo che avrei lavorato gratis. Allora hanno iniziato a chiamarmi, ho imparato a lavorare a prendere contatti con i fornitori e pian piano sono arrivato dove sono ora”. Ma ci tiene a precisare: “Il concetto di ‘arrivare’ non vuol dire niente, ci sono sempre alti e bassi”.
Comunque, oggi il costumista e scenografo di San Miniato ha lavorato per la televisione, per il cinema, per il teatro e per la pubblicità collezionando esperienze di spessore. L’ultima in ordine di tempo The land of dreams, uscito sul grande schermo a novembre, un musical ambientato nella New York degli anni ’20 girato in Bulgaria. “Un progetto affascinante dal punto di vista costumistico – spiega Conforti – per il lavoro di ricerca, disegno, progettazione e sartoria che c’è dietro”. Per il teatro Conforti ha curato i costumi di scena di Gagmen di Lillo e Greg, mentre sono tantissime le pubblicità con i brand che di prodotto conosciutissimi: Vecchio Amaro del Capo, Mercedes, Original Marines, Lavazza, Kinder, Nutella, Eni, Carrefour (questa con la partecipazione di Agnoloni) e tante altre ancora.
Da qualche anno, inoltre, Conforti si dedica alla scrittura. “Durante il lockdown – spiega – mi sono messo a studiare e ho scritto la storia della moda e del costume dell’800. In quel periodo ho avuto modo di accedere alle collezioni digitali dei musei, ricchissima fonte di dettagli”. Negli anni passati ha scritto anche un libro di filosofia del costume che spiega come si costruisce la personalità di un personaggio attraverso la comunicazione non verbale. Tutte queste conoscenze le porta nelle scuole di settore, ma anche statali, con dei workshop dedicati.
(Foto dello studio Banijay Studios Italy tratte da Instagram)