Graduation day

Dall’Istituto Modartech 28 nuovi stilisti. Le lauree all’insegna della creatività e della sperimentazione

17 gennaio 2023 | 14:05
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Dall’Istituto Modartech 28 nuovi stilisti. Le lauree all’insegna della creatività e della sperimentazione
Dall’Istituto Modartech 28 nuovi stilisti. Le lauree all’insegna della creatività e della sperimentazione
Dall’Istituto Modartech 28 nuovi stilisti. Le lauree all’insegna della creatività e della sperimentazione
Dall’Istituto Modartech 28 nuovi stilisti. Le lauree all’insegna della creatività e della sperimentazione
Dall’Istituto Modartech 28 nuovi stilisti. Le lauree all’insegna della creatività e della sperimentazione
Dall’Istituto Modartech 28 nuovi stilisti. Le lauree all’insegna della creatività e della sperimentazione

A breve l’inaugurazione del nuovo anno accademico. Il direttore Bertini: “Per chi non continua con la magistrale, un percorso di placement permanente”

Un tripudio di materiali, fantasie e tecniche di realizzazione ancora inesplorati nelle collezioni degli studenti e delle studentesse di Modartech, segno che la creatività e la sperimentazione hanno ancora tanto da offrire al mondo della moda che verrà. E tantissimi spunti d’ispirazione vengono dai 28 progetti di laurea che oggi (17 gennaio), domani e dopo domani saranno discussi da chi ha terminato il corso di laurea in Fashion Design dell’Istituto d’eccellenza pontederese.

Dal tessuto vegetale, simile alla pelle, ricavato da un fungo parassita che cresce sul tronco degli alberi, alle sperimentazioni nel campo green con lavorazioni manuali e trattamenti artigianali, fino all’utilizzo di pellami di scarto e difettati per lanciare messaggi di inclusività e accettazione. Così come ogni stilista non pone limiti alla sua creatività, anche gli studenti non hanno rinunciato a seguire le loro intuizioni durante l’intero anno accademico e adesso presentano i risultati del loro lavoro al “Graduation Day”, tradizionale appuntamento dedicato alla consegna dei diplomi di laurea dell’Istituto: 28 nella sessione di gennaio, 45 nel 2023 dopo le proclamazioni di marzo.

La tre giorni è l’occasione per presentare il lavoro di tre anni, fatto di lezioni teoriche, ma soprattutto di tanta pratica, incluse collaborazioni con i più importanti brand del Made in Italy: Armani, Valentino, Max Mara, Yves Saint Laurent, Scervino.

“I temi delle collezioni – ha spiegato il direttore dell’Istituto di Moda Alessandro Bertini – riguardano materie su cui Modartech ha puntato da anni: sostenibilità, upcycling, reti digitali, inclusione. Il nuovo passa da loro”, dice con soddisfazione. “Da almeno dieci anni – continua Bertini – crediamo che la tutela dell’ambiente, insieme ad altri importanti aspetti sociali come l’inclusività e la tutela del Made in Italy, siano ambiti con i quali la moda deve confrontarsi. Crediamo che questa sia la strada giusta per il futuro e a confermarcelo sono i numeri: quest’anno la rete di partner tecnici sale a quota 200 ed il network di aziende coinvolte supera le 800 realtà. Infine, la percentuale di studenti che una volta terminati gli studi trova lavoro a pochi mesi dalla laurea, si conferma dell’87%”.

Elementi, questi, che fanno di Istituto Modartech una porta di eccellenza sul mercato del lavoro per gli studenti, che durante il percorso di studi hanno avuto anche l’opportunità di farsi conoscere da head hunter e talent scout sulle passerelle di manifestazioni di settore come Alta Roma, Milano Fashion Week, Micam, Fashion Graduate e molte altre. Diversi anche i riconoscimenti ottenuti, come il 32esimo Concorso nazionale professione moda giovani di CNA Federmoda ad Altaroma, il Mittelmoda – The Fashion Award, evento che ha aperto la Milano Fashion Week 2022, oppure il concorso di DHL in collaborazione con Camera Nazionale della Moda Italiana per reinterpretare le divise dei corrieri.

E se in questi giorni gli studenti festeggiano per la chiusura del ciclo triennale, non c’è molto tempo da perdere perché il prossimo 30 gennaio ci sarà l’inaugurazione del nuovo anno accademico, che tra le altre cose prevede l’attivazione dei nuovi corsi magistrali recentemente approvati dal ministero (leggi qui). Per chi, invece, preferisce buttarsi nel mondo del lavoro l’Istituto rimarrà comunque una spalla forte su cui appoggiarsi: “Chi non continua con la magistrale – ha spiegato Bertini – entra nel percorso del placement permanente”, un servizio costante di aiuto nella ricerca del lavoro per gli ex studenti.

Tra le proposte più originali, presentate al Graduation Day di quest’anno, troviamo gli accessori in MuSkin, un tessuto dalla consistenza simile alla pelle, ma che in realtà è 100% vegetale, in quanto deriva da un particolare fungo parassita che cresce sul tronco degli alberi di cui si nutre. Al tatto è facile confonderlo con la pelle animale, in quanto il colore e la consistenza ricordano quella del camoscio. Per questo è stato utilizzato per realizzare borse e portafogli di grande fascino. Ci sono poi outfit inclusivi, abiti che richiamano alle malattie della pelle e per questo utilizzano pellami di scarto, bollati come difettati e fallati, ma che in realtà nascondono caratteristiche uniche e particolari, oppure collezioni che partono da un racconto crudo, di violenze, soprusi e femminicidi, ma che attraverso l’utilizzo di abiti dai colori vivaci vogliono rappresentare un simbolo di rinascita e metamorfosi. Infine, trovano spazio collezioni ispirate a celebri affreschi, come “La Volta Celeste” di Palazzo Farnese a Caprarola, trionfo di colori e vivacità, oppure gli outfit che raccontano come la natura riesca sempre ad imporsi, anche laddove non pare esserci spazio per il suo sviluppo. Progetti originali, portatori di messaggi unici e distintivi, che si esprimono attraverso l’utilizzo di materiali riciclati di rimanenze di magazzino, con attenzione a tutta la filiera e all’impiego di materie prime naturali non trattate. Una sperimentazione artistica che esalta il legame tra l’uomo e l’ambiente, dando nuova vita a filati, tessuti e pelli, dove la creatività diventa protagonista nelle lavorazioni fatte a mano, nelle tinture vegetali e nei trattamenti artigianali. Molti dei lavori degli studenti sono caratterizzati anche dalla collaborazione con partner tecnici, condividendo intenti, scelte, usi e consumi in una stretta sinergia tra formazione e mondo aziendale. Ogni percorso raccontato alle tesi di laurea di quest’anno esalta il ritorno alle origini e la riscoperta delle radici, valorizzando l’incontro tra creatività, territorio, antichi saperi artigiani e sostenibilità.

Le collezioni

Molto eterogenee le collezioni presentate dagli studenti e dalle studentesse: Martina Alfonso ha lavorato alla sua “Scrubs: the culture of tattoo and street art”, collezione genderless ispirata alle forme dell’arte urbana. Letizia Alosa ha presentato “Lost connections”, sul legame tra uomo e natura rappresentato con materiali e tessuti riciclati; Alicia Consuelo Burattini ha preparato, invece, “Revival”, affrontando il delicatissimo tema delle violenze contro le donne: dai colori scuri che rappresentano la paura, l’evoluzione verso capi vivaci e temi floreali a simboleggiare la rinascita delle vittime. Giulia Busato ha presentato alla commissione la sua “Red thin destiny”, riflettendo sul filo, inteso in senso lato, che lega indissolubilmente due persone. Veronica Calarco con “Mic drop” ha omaggiato gli abiti tradizionali sudcoreani con ricami e intagli fatti a mano. Donatella Cannone ispirandosi alla musica ha realizzato “Techno logic”, inno alla libertà di espressione rappresentata tramite tessuti comodi per ogni situazione. Alessandra Caroti ha voluto esaltare le imperfezioni e i difetti con la sua “Shameless skin”: dall’esperienza vissuta in prima persona con malattie della pelle ha tratto l’ispirazione per utilizzare pellami di scarto bollati come difettati che in realtà nascondono dettagli e caratteristiche uniche. “Cancel culture” è la collezione di Carlotta Citi: impronta genderless e che esalta i contrasti. “Do it badley” di Elena Corucci trasforma la sensazione di sentirsi sbagliati quando si è diversi in fierezza da rivendicare. Un salto indietro nel passato è la collezione “Persona” di Enrico De Marchi: il richiamo è alle vesti e agli accessori indossati dagli uomini durante il funerale in epoca vittoriana. Alessia Fontana con “Echec et mat” cambia paese ed epoca storica, spostandosi nell’Olanda del 1600 esaltandone il tipico stile barocco che l’ha contraddistinta. Ana Garbuz ci porta in Modavia con “Dumana”: la sua collezione racconta un popolo con i propri usi e costumi tra artigianalità e folklore. “L’arte di essere pazzi” Silvia Lari esalta invece l’arte come forma terapeutica. “Masculotta” è la provocatoria collezione di Alessia Leone, che riprende le iconiche divise da lavoro maschili usate nelle autofficine e nelle fabbriche degli anni ’60 per rivendicare emancipazione e parità di genere. “Off” di Nicole Lepori mette insieme città e campagna in un mix di codici estetici contrapposti. Camilla Mannini racconta dell’amore per l’arte a partire da La volta Celeste di Caprarola a Palazzo Farnese. La sua collezione “Sotto lo stesso cielo” esalta il desiderio di leggerezza. “Too confortable” di Giulia Marino cerca di sperimentare nuove modalità di evasione ed esplora abbinamenti inediti. Martina Masini con “Stay hungry of true life” affronta il tema dei disturbi alimentari esaltando le imperfezioni. “Dogma 95” di Luca Nacci viene definito un Fashion Manifesto, ispirandosi all’omonimo movimento cinematografico. E ancora l’esplorazione di spazi geografici lontani con “Daechwita” di Lei Ann Orsi: ispirata al legame tra Filippine e Corea del Sud la collezione punta i riflettori sulle nuove generazioni pronte a superare gli stereotipi culturali. Torna in Italia e al suo Rinascimento Martina Paci con la sua “Cuore di pietra”, collezione-tributo all’arte del mosaico fiorentino. Più introspettiva “Scribble your anxiety” di Sara Pasqualetti, che invita ad accettare i propri demoni e a scrollarsi di dosso ansia e senso di inadeguatezza. Maestra di sperimentazione è Giuditta Rossi con la sua “Esci dalla confort zone”: sua è l’idea di partire da un particolare fungo per realizzarne capi e accessori. Angelica Sarti con “LastEra” prende ispirazione dalle forme geometriche e simmetriche delle costruzioni umane, inserendo però dettagli che si rifanno a una natura inarrestabile che combatte l’essere umano e si riappropria dei suoi spazi. “Dreamtopia” di Elena Spedicato mixa sogno e realtà così come seta, pizzo e organza. “Rachanie” di Sara Vignoli è una collezione che affonda le sue radici in una storia d’amore: quella tra la designer e l’equitazione. Martina Volpi, infine, con “The new ragnarok” omaggia l’immortalità della mitologia nordica.