Poteco, eccellenza ecosostenibile per la lavorazione delle pelli






Una cittadella dell’innovazione ecofriendly e dell’economia circolare a servizio del comparto moda
Non esiste altro posto in Europa dove sia possibile certificare in modo tanto dettagliato la compatibilità e la sostenibilità ambientale di una pelle conciata. Solo il comprensorio del Cuoio può offrire agli attori del comparto moda tutte le garanzie che il mercato oggi richiede, dimostrando la compatibilità delle produzioni con il territorio che le ospita.
Merito del modello consortile fra pubblico e privato che, fin dagli anni Ottanta, ha investito per dotare il distretto toscano della pelle di impianti, infrastrutture e competenze per garantire la sostenibilità e dunque il futuro del settore. Modello che ormai da qualche anno ha il suo centro progettuale e “direzionale” nel Polo tecnologico conciario – per tutti Poteco – creato all’inizio del nuovo millennio dalle associazioni di categoria e dai Comuni del distretto, per spingere ancora di più sulle leve dell’innovazione, della ricerca e sulla formazione delle nuove generazioni.
Una struttura a servizio delle aziende e di tutti coloro che vivono e lavorano attorno al mondo delle pelli, dove trovano posto laboratori di analisi per i test fisici e chimici delle pelli, una manovia e una conceria sperimentale dove riprodurre in scala ridotta tutte le fasi di produzione, dal pellame grezzo fino al prodotto finito, insieme ad aule e laboratori multimediali per gli studenti degli istituti superiori, per quelli del dipartimento di chimica dell’Università di Pisa e per tutti gli altri corsi di formazione legati al settore.
Una sorta di “cittadella dell’innovazione”, impegnata ad individuare le soluzioni migliori per garantire la sostenibilità di un settore che punta a diventare circolare, riducendo il consumo di materie prime e dando una nuova vita agli scarti delle lavorazioni.
A cominciare dall’acqua depurata negli impianti di Aquarno e Cuoiodepur, i due depuratori di Santa Croce e Ponte a Egola (tra i più grandi in Europa), sulla quale Poteco sta lavorando da anni per consentirne il riutilizzo nelle concerie, in modo da ridurre e in futuro azzerare l’emungimento da falda. Oltre all’acqua depurata, del resto, il distretto di Santa Croce può contare da anni anche su impianti ad hoc per recuperare il cromo disciolto nei reflui conciari, che viene separato e reimmesso nel ciclo produttivo, così come i residui organici delle rasature (il cosiddetto “carniccio”) destinati a diventare fertilizzanti per il settore agricolo, mentre i fanghi conciari vengono trattati per diventare materiale per asfalti e costruzioni.
L’ultima frontiera che vede impegnato il Polo tecnologico è quello dei ritagli in pelle, scartati da calzaturifici e pelletterie una volta che hanno tagliato tomaie e quadranti per realizzare scarpe e borse. La sfida è tornare a riprendersi questi scarti per poi scomporli, come in un percorso a ritroso, in modo da separare e recuperare la parte organica e quella minerale “fusi” insieme nella pelle conciata.
È solo un esempio, tuttavia, della sfida che vede impegnato il Poteco sul terreno dell’ecocompatibilità. Una sfida che dal 2015 può contare su una struttura all’avanguardia, grazie alla nuova sede costruita in via San Tommaso a Santa Croce, destinata adesso ad un ulteriore potenziamento. Con un investimento di circa 3 milioni di euro, di cui 1,7 messi in campo dalla Regione, è stato programmato un ampliamento finalizzato alla razionalizzazione degli spazi esistenti ed alla realizzazione di nuovi locali e laboratori per i servizi di analisi e di trasferimento tecnologico svolti dal personale del polo e per la formazione delle maestranze, oltre a creare ex novo uno spazio dedicato interamente alla ricerca attraverso la realizzazione di un dimostratore tecnologico in cui svolgere ricerca con l’Università e con i partner nazionali e internazionali del settore.
In questo modo, Poteco dimostra di non limitarsi solo a sostenere il distretto nell’immediato, ma di volersi dotare di tutti gli strumenti per conquistare il domani. Un domani dovrà sarà sempre più importante far valere la circolarità e la sostenibilità delle produzioni, nella consapevolezza che qualità e contenuto moda non basteranno più, da sole, per stare sul mercato da protagonisti.
Giacomo Pelfer