
Vista per noi da Marco Andreini di Project Movie
Per la rubrica #iostoacasa #iomisfondodiserie, ci siamo subito recuperati la seconda stagione di Altered Carbon e il nuovo hashtag è #potevamoiniziaremeglio.
Il protagonista stavolta assume il volto (o dovremmo dire “la custodia”) di Anthony Mackie e e vicende seguono il secondo romanzo della trilogia letteraria, intitolato Broken Angels, ma stavolta la serie “si discosta un pò a causa della difficoltà di riproporla in versione televisiva”, a detta della showrunner e produttrice esecutiva Laeta Kalogridis.
Purtroppo, dopo una prima stagione miracolosa dal punto di vista dell’altissima qualità dell’adattamento, stavolta le difficoltà sono emerse in malo modo anche nel risultato finale.
Takeshi Kovacs, alla ricerca della sua amata Quellcrist Falconer, torna sul suo pianeta natale, Harlan’s World. Fu la prima colonia fondata dall’umanità, un pianeta dove i coloni trovarono i resti di un’antica civiltà, gli Antichi, le cui tecnologie consentirono ai fondatori umani di creare la tecnologia che portò alla creazione delle Pile.
Kovacs, inseguendo la speranza che Quellcrist sia ancora viva, arriverà nella sua ricerca a confrontarsi con pericolose verità che rischiano di far crollare l’intero ordine della società umana, raccolta nel Protettorato.
Meno ambiziosa, meno complessa e meno avvincente, questa seconda stagione si perde in fin troppi discorsi inconcludenti per poi “esplodere”, ma per modo di dire, soltanto nelle sequenze finali…. continuate la lettura della recensione su Project Movie a cura di Marco Andreini.