Lapide in memoria di Arnaldo Mussolini esposta a Stibbio scatena la polemica: subito rimossa

Sulla questione si è sollevato un caso politico. A recuperarla l’imprenditore Andrea Dolfi: “Trovata facendo dei lavori in casa, per me rappresenta solo un fatto storico”
“In memoria di Arnaldo Mussolini”.
Sono bastate queste poche parole, incise sul marmo bianco e corredate da una rappresentazione del fascio littorio, di fattura forse più recente, a scatenare la polemica politica fra Stibbio ed il consiglio comunale. Il ricordo del fratello del Duce, già direttore del giornale Il Popolo d’Italiae in tutto complice del regime, scomparso per cause naturali nel 1931, era comparsa a metà settembre sul muro di un’abitazione nella frazione sanminiatese, in via San Bartolomeo, ben visibile dalla via.
Ad apporla il proprietario Andrea Dolfi, noto imprenditore della zona, già presidente del Tuttocuoio, finito al centro di un dibattito che nelle ultime settimane si era fatto sempre più aspro, fino alla decisione di togliere la lapide. Questione che però era diventata nel frattempo argomento di un’interrogazione al sindaco dibattuta in consiglio mercoledì 13 novembre, grazie ad un intervento della lista Filo Rosso, di Veronica Bagni.
“Una lapide che sappiamo essere stata già rimossa, ma che è stata apposta sulla pubblica via a poca distanza da dove peraltro cadde il partigiano Corrado Pannocchia – ha ricordato Bagni in consiglio. – Tutto questo in un paese la cui Costituzione si dichiara apertamente antifascista e che nelle sue disposizioni transitorie prevede il reato di apologia di fascismo”.
Di qui la richiesta al primo cittadino di eventuali autorizzazioni pervenute che giustificassero la presenza della lapide. Un manufatto che Dolfi avrebbe trovato nell’abitazione effettuando dei lavori di ristrutturazione. “Non era mia intenzione buttarla in politica, per me è un fatto storico e credo che la Storia sia qualcosa di importante – dice Dolfi. – La lapide io l’ho trovata facendo dei lavori in casa, mi è sembrato che fosse qualcosa che meritasse di essere esposto come parte della storia del Paese. Da allora non ho fatto più vita, ho ricevuto telefonate, segnalazioni, persone che mi hanno chiesto di toglierla. Mi sembra incredibile che qui a Stibbio, con tutti i problemi che questa frazione abbandonata ha fra degrado, parcheggi selvaggi e incuria, si sia deciso che quella lapide fosse in cima alla lista delle cose di cui occuparsi”.
Alle orecchie della consigliera Bagni, come anche del Comune, le voci erano arrivate proprio da vari residenti di Stibbio. Della questione, nelle settimane scorse, aveva cominciato ad occuparsi anche la locale sezione dell’Anpi. Decisiva, infine, sarebbe stata la pressione esercitata da vicini e residenti. “Non ci sono vincoli riguardanti il centro storico o l’abitazione. L’affissione, quindi, anche alla luce di una verifica fatta con la Soprintendenza, appare legittima – ha risposto il sindaco. – Ciò premesso l’amministrazione comunale ritiene inopportuna l’affissione a causa di un contenuto, anche simbolico, esecrabile e anticostituzionale, che offende la memoria storica del nostro territorio e in particolare la comunità di Stibbio, che 80 anni fa si distinse per impegno e militanza nella Resistenza”.
Parole che Simone Giglioli ha unito al ricordo di uno dei primissimi atti fatti dalla giunta appena insediata dopo la Liberazione, che nel ’44 decise di cambiare il nome della piazza adiacente al palazzo comunale, intitolata proprio ad Arnaldo Mussolini “fratello di Benito e teorico clerico-fascista”, dedicandola invece a Giuseppe Mazzini.
“La risposta del Comune alla nostra interpellanza è del 30 ottobre e intorno al 4 novembre la lapide è stata tolta – precisa Luca Bini, di Filo Rosso – Ovviamente di questo siamo contenti, anche se la dinamica dell’intera vicenda ha del curioso”.